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Hotel Là di Moret Viale Tricesimo, 276 - 33100 Udine (UD) Telefono: 0432 545096 Fax: 0432 545096 Data recensione : 10/2005 Quando mi trovo davanti ad un ristorante di un hotel subisco un involontario irrigidimento, non so se succede solo a me, divento piu' diffidente proporzionalmente a quanto questo ristorante mi sembra collegato con l'hotel, se e' praticamente annesso, faccio proprio fatica a convincermi ad entrare. In questo caso, essendo il locale piuttosto famoso mi sono convinta in fretta, si parcheggia sul retro, nel parcheggio privato dell'hotel e si raggiunge la sala da pranzo. Gli ambienti sopratutto quelli di collegamento con la sala risentono parecchio del passaggio del tempo. Diciamo anni '60 forever. La sala resiste ancora, le pareti in pietra a vista, il singolare caminetto e l'apparecchiatura con i calici da vino forniscono subito una buona accoglienza. Una foto un po' beta e sicuramente d'annata si puo' intravedere nel sito (ma dico io, un po' piu' di cura nel fare questi siti no ? piu' sti hotel sono eleganti e piu' i siti sono orrendi con foto piccole e sfocate e il ristorante liquidato in due righe... mah). Il cameriere ci porta subito due frizzantini offerti dalla casa, tortnero' sul cameriere perche' e' stato di una gentilezza e di una simpatia incredibili. Accanto a noi, molti stranieri ma comunque a pranzo la sala difficilmente e' piena. Ci vengono portate delle bruschettine, no bruschettine non e' la parola giusta, pane tostato in forno con un podo di olio sopra, idea rustica e simpatica (oltre al casino mandibolare che si e' costretti a fare, sbriciolando ovunque, buffo). Intanto consultiamo il menu', e' presente un menu' del territorio, se non sbaglio a 29 euro, un prezzo davvero ottimo, ma non ricordo molti dettagli perche l'ho scartato immediatamente. Un menu' di pesce a 39 euro. Decidiamo di ordinare alla carta. Io prendo i gamberi di fiume alla busera (mai capita l'origine del nome, c'e' chi dice busara chi busera, un giorno andro' in fondo alla cosa) con fagioli, molto buono, presentato in una cialdina di crepes, il cameriere ci ha portato anche un poco di polenta calda perche' secondo lui era la morte sua. Il tutto era cosi' buono che ho dovuto cederne un po' al mio cavaliere, per ritrovarmi in compenso con parte del suo piatto (che non avrei ordianto nemmeno sotto tortura) dei fagottini di pasta fillo ripieni ai porcini (e ahime' miscelati e un po' pureizzati con panna), uno di quei piatti che propinavo agli amici quando cominciavo a spentolare in cucina ed ero suggestionata dai vari giornali di ricette. Anni '80 e piuttosto indecoroso per un ristorante, ma facciamo finta di nulla. Il problema del menu' sta nel fatto che pur essendoci una suddivisione di antipasti, contorni, e carne ai ferri con varie proposte, tutto il resto, ossia primi e secondi e' elencato sotto la voce Consigli dello Chef o qualcosa di simile, rendendo piuttosto complessa la scelta. Abbiamo preso due polente cuinciade, c'erano alcuni primi di pesce che non mi esaltavano, restava solo una zuppa di borlotti con crostini che poteva sembrare interessante, ma ero in dubbio sulla grandezza di quello che avevo ordinato e non capivo se era un primo o un secondo (come alternativa carne c'era del carre' al forno con timballo di cuscus e del coniglio). Servito su un piatto fatto a forma di disegno cachemire (non so come altro chiamare quella forma, romboidale curva) arriva dunque un'ottima polenta con due cosce di faraona saporitissime e di una consistenza morbida meravigliosa ed una fondutina di formaggio (anche se sono indecisa, poteva essere una Mornay molto leggera). Il cameriere ci dice che se ci piace il cioccolato dobbiamo assolutamente assaggiareuna "cosa stupenda che e' uscita appena adesso dal forno": il tortino di cioccolato dal cuore morbido sta spopolando l'italia da nord a sud, ormai sono un'esperta in materia. Buono, cacao non a percentuale stucchevole, nessun sentore di farina, anche se a spaccare il capello, non era bollente, l'interno... ma d'altronde io ne so qualcosa di cosa vuol dire cercare di sformarlo quando l'interno e' bollente, infatti i posti dove l'ho mangiato con interno bollentissimo sono quelli che generalmente lo servono in coppetta. La spuma di zabaione e' servita in un ampio bicchierone da vino rosso con delle lingue di gatto fatte in casa, notevole, il semifreddo al torroncino e' uno dei migliori mai mangiati con un zig zag che piu' che caramello era una salsa al caramello, buonissima. Infine il caffe' c'e' stato servito in tazzine grandicelle, una via di mezzo fra la tazzina normale e quella da cappuccio, mi piace molto, infatti dove capita lo rimarco perche' spesso ti servono un affare ristrettissimo, in tazzine da bar, che non si sposa assolutamente con un pranzo ma e' piu' adatto al caffe' volante nei due minuti di pausa dal lavoro. Dimenticavo i quattro bocconcini di tenerina calda che sono arrivati assieme al caffe' non so se per abitudine o perche' il cameriere ci aveva preso in simpatia. Nota da rimarcare, c'e' una buonissima selezione di vini al bicchiere (i ristoranti di questa calibratura non sempre ce l'hanno, genericamente si trova su fasce di prezzo piu' alte) ed un'ottima selezione di grappe che si possono vedere su una madia all'entrata. Ruggine |