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Pizzeria Pizzamì
Via di Tor San Giovanni Borgata Cinquina, Roma
Data recensione : 09/2005


A Roma le pizzerie tradizionali della speculazione post-euro sono destinate
a scomparire. Forse sono già scomparse. Quelle pizzerie, cioè, che negli
ultimi tre anni hanno portato la margherita a 5,50 euro. Che continuano a
far pagare il 10% di servizio. Che come gelato ti portano il tartufo Bindi
(nemmeno Antica gelateria del corso, ché gli costa troppo) a 4 euro.
La loro scomparsa sarà causata da nuovi concorrenti, che hanno intuito gli
enormi margini per poter abbassare il prezzo e che stanno spuntando
dappertutto.

Pizzamì è uno di questi. Si trova a Cinquina, un quartiere ultraperiferico
di Roma, in una ex sala parrocchiale lontana dalla strada, senza insegna;
trovarlo, se non vi viene indicato da qualcuno, è pressoché impossibile. Si
vive un'atmosfera molto "carbonara": gli interni sono spogli, c'è sempre
molta gente e confusione, amplificata dal rimbombo della sala senza arredi.
Si mangia seduti su panche di legno. Il menu, solo a prezzo fisso, è
semplicissimo: dodici tipi di pizza, nient'altro. Da bere, una lattina da 50
cl di birra, pepsi o una bottiglietta d'acqua, a scelta. In omaggio una
bruschetta olio e sale.

La pizza viene servita su una tavola di legno, già tagliata a spicchi, senza
posate, solo tovaglioli di carta. Ha dimensioni bibliche, per cui anche se
non si può ordinare null'altro ci si alza dalla tavola strasazi (sempre che
si riesca a finirla). Ed è molto buona. Intendiamoci, nulla di
indimenticabile, ma ben sopra la media delle pizzerie romane.
Il prezzo del menu (bibita + bruschetta + pizza a scelta, comprese quelle un
po' più elaborate) è 5, CINQUE euro. E vedere il locale pieno di famiglie,
che possono ora permettersi la pizza con i bambini un po' più spesso che una
volta ogni due mesi, è una soddisfazione che fa dimenticare le pizzerie
"carine" e "pittoresche". E soprattutto fa perdonare l'assenza del tartufo
Bindi.


Piero Cataldo