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Trattoria Ski Bar
Strada per Cortina d'Ampezzo Tai di Cadore (BL)
Tel. 0435.500095
Chiuso il Lunedì
(Tuttavia, fuori stagione, siete sicuri di trovarlo aperto tra il venerdì e la domenica)
Data recensione : 09/2005


La voce amica è affidabile.
Per mestiere fa il produttore ( "e non l'imbottigliatore, come il 90% dei
colleghi") in quella landa conosciuta anche come Prosecco County.
Essendo quotidianamente a contatto con trattori e osti vari, ne percepisce
la tessitura, l'impegno con una visione diversa e complementare a quella
che può essere la sensibilità del comune palato di passo.
Le sue dritte sono sempre valutate con attenzione.
"c'è un cabiotto vicino a Cortina che devi conoscere".

Cabiotto starebbe per... tabià o giù di lì, rustico atto, in genere, ad
accogliere roncole e maggese, oppure, può essere anche una ex stazione di
skilift, come è, in questo caso, lo Ski-Bar di Tai di Cadore.
Siamo ad una trentina di chilometri a sud di Cortina; dalla strada il
"cabiotto", interamente rivestito di assi di legno, appare addobbato in
maniera buffa con luminarie quasi fossimo già a Natale.
Per un attimo, da come si staglia nel buio della valle, vi ricorda il
"Porki's", mi pare di Animal House, ma qua trovate prevalentemente
famiglie in trasferta vacanziera frullata a qualche autoctono, e poi si
mangia solo agnello.

Riccardo, il patron, è un personaggio singolare, come il suo tabià, ma di
questo ne parleremo dopo.
Al principiare arriva in tavola un Affettato che ti par di tornare al
"chissà chi lo sa" di febocontiana memoria.
Pare agnello, pare, forse, chissà.
In effetti è un prosciuttino affumicato, ma di provienienza piemontese,
con un filo d'olio, salsa di olive taggiasche e due spicchietti che
ricordano una tigella.

Delicato, saporito, come incipit non è male.
Ormai lo skilift lo abbiamo inforcato, siamo "seduti" comodi, vediamo a
quali vette del gusto ci porta la cucina del Riccardo...
Si sale, arrivano due Tortelli...alla carbonara.
La Pasta è buona (qualche incertezza di cottura sugli spigoli, un po' più
di "sciolina", la prossima volta), l'impasto è divertente: patata,
salsiccia, uovo. Manca qualcosa? No perchè la Pancetta è 'n coppa ai due
tortelli, leggermente gratinati peraltro.

Ottima, una carbonara rivisitata alla cadorina.
Proseguono le danze:Let's twist again, pardon, pasta again, sottoforma di
Tagliatelle biturbo, alias tagliatelle doppie (cioè a quadratone grosso),
con praga, parma e Dobbiaco fuso.
Un piatto banale, in realtà molto elegante, che, all'apparenza, potreste
trovare dappertutto, e infatti, magari in promozione, lo addocchiate pure
da Spizzico, ma...ma sta porprio qui la differenza.
I sapori li sentite tutti, le tagliatelle formato XXL sono veramente le
migliori per assorbire umori che però non sono nè unti nè bisunti, e il
palato ringrazia, non ha bisogno di Mastrolindo o di Mastrobernardino per
ripulirsi le pareti.

Orgoglio del Riccardo è affermare che la sua cucina non puzza, banditi
aglio e cipolla.
Viene a mente un famoso espisodo di millantanni fa che vide protagonisti
un giovanissimo Veronelli e un già esperto Carnacina in un famoso
restaurant londinese. Tralasciando la storiella, pure divertente, ne
emerse una delle pillole di saggezza della cucina di sempre.
Per un bravo Chef, la sfida è anche fare un ottimo Uovo in tegamino.
A Tai di Cadore non siamo a Londra, Riccardo non è Carnacina e noi siamo
solo dei Sararlo de' borgata, eppure quelle tagliatelle ce le
ricorderemo...

Proseguiamo.
Arriva un Lombo.
A guardarlo si capisce più o meno la pezzatura della possibile bestia
candidata, ma qualche incertezza permane. Alla fine siamo sempre in ovino
district, ma stavolta si è tracimato in transalpinia e chi si presenta?
Ve lo ricordarte l'Agnello pre salè? Roaring Eighties, come i Cugini di
Campagna o la Premiata Forneria Marconi ....Welcome Back Kotter, era tanto
che non ti gustavamo.

Accompagnato da una salsina birba con aromi vari, erbe, cognac zafferano e
altro; non è stato il piatto memorabile della serata ma non ha nemmeno
sfigurato rispetto agli altri.
Che strano. Siamo in territorio vocato all'Agnello Alpagoto e qua siamo
volati di palato prima in Piemonte e poi in Bretagna; il patron è
bellunese doc,...mah, forse vuol provarsi con sfide foreste, ma tant'è, a
pochi chilometri, se volete, vi potete pappare i migliori esemplari
autoctoni alla Locanda San Lorenzo, neanche mezz'ora di macchina.
L'atmosfera diventa ...caciarona con un ottimo Monte, una specie di carnia
a media stagionatura, versante belumat, la Carnia è "di là dal fiume,
sull'acqua" a pochi chilometri.

Segue dotta disquisizione sul lavoro dei malgari e sul prodotto che vi
arriva in tavola; interessante, a testimonianza che Richard from Belùn la
materia prima la conosce come le sue tasche, e questo a futura memoria.
Sui dessert si incrocia una Bavarese alle Nociole con Salsa al cioccolato
veramente notevole, complimenti, al che l'Elfo del cadore ci spiega che la
particolare "piacioneria" del piatto è dovuto all'uso di tecniche
normalmente praticate in gelateria, e ci mancherebbe, siamo a pochi
chilometri da Longarone, il klondyke della gelateria europea.
Oramai stiamo per staccarci dallo skilift, la salita di portate è stata
piacevole, ma la chicca, quella vera, ci attendeva al varco, sottoforma di
una Grappa in 3D: splendida al naso, al gusto e il retrogusto lungo
richiedeva urgente un bis di rinforzo, laddove l'equilibrio di una
personalizzazione fata in casa con il cumino la rendeva veramente henokien
alla memoria, sezione spiriti e folletti.

Altro che quella miriade di sedicenti "fatte in casa" che si incontrano
dalle Alpi Giulie alle ...Apuane che stanno a questa come brutte
imitazioni del made in China nel fashion system.
E arriviamo alle quattro chiacchiere che carburano al meglio un'esperienza
che si è rivelata divertente e piacevole.

Riccardo non è di primo pelo. Dieci anni fa aveva condotto alla "Stella"
il Ginestra di Pieve di Cadore, poi, per i misteriosi sentieri della vita,
ha cambiato tutto e ha voluto ripartire da Ski.Bar.
La filosofia dell'uomo è originale.

Show.man, quando serve, a tavoli che possono venire occupati sia da
autoctoni così come dai vari idiomi che rendono Cortina meta
internazionale, ha scelto anche la via dell'originalità. Al suo tavolo non
troverete i Casunziei, il Capriolo ai mirtilli, o meglio, forse li potete
anche trovare, ma la sua "Carta che non c'è" si fa un po' guidare
dall'estro e dal mercato e "scritta" poi da lui, voce only.
Ecco la spiegazione del perchè ha scelto di non adottare la Carta.
"Più o meno la clientela la riesco a capire e a guidare.
So cosa c'è nella dispensa".

( e la cucina, pur professionale, non è una Plaza de Toros...)
"Se io adottassi la Carta, magari da un tavolo mi arrivano ordinazioni
diverse una dall'altra, e in cucina poi sgobbano al calor bianco.
Invece io riesco a "far scegliere" ad ognuno quello che ritengo possa
gradire meglio".

Risultato. "L'avventore è contento; in cucina lavorano senza aver la
lingua fuori e riesco anche a fra mangiare piatti diversi ad ogni tavolo"
(calcolate 40-60 coperti).

Sembra facile a dirsi. In realtà, per farlo bene, bisogna avere i
contro...casunziei.
Per la carta dei vini il discorso è speculare.
Per la cronaca abbiamo bevuto un Pignoletto dei Colli Bolognesi (Cesari
Label) e un Merlot delle terre laziali (targato Fontana Candida): nulla di
stratosferico, ma i calici erano valletti inappuntabili e discreti ad
accompagnare i piatti.

Il nostro è maestro nel far girare i calici a degustazione, ma questa è
un'altra sotria.

Che dire.
Locale sobrio; cucina personale, "personaggio" garantito a farvi passare
due ore in santa pace e magari coinvolgendovi lungo il suo percorso del
gusto. Clientela conseguente, ad antropizzazione controllata; ci siamo
dimenticati di guardare gli adesivi immancabili alla porta d'ingresso, ma
forse c'erano "Marta Marzotto? No Grassie" e pure "Locale Alba Parietti's
Free".
E per fortuna che c'è il Riccardo.
Prosit.

p.s.
30-40 Eurazzi e tornate a sciare contenti


Giancarlo Saran