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Trattoria Pegorer Giuseppe
Via Grande, n.4 S.Giacomo di Carbonera (TV)
Tel. 0422 90803
Chiuso il mercoledì
Data recensione : 09/2005


La serata era ... uggiosa, nel senso che, con la famiglia ancora in
formato export a godersi gli ultimi scampoli di un'estate che sta finendo,
era da decidere ove dirottare per il pane e companatico serale.
Quando si è single di ritorno nei mesi estivi, si approfitta per fare
rimpatriate a tavole amiche che nei mesi normali, magari, vengono tenute
un po' in disparte. Inoltre, il lunedì sera è tra i turni preferiti per
il riposo del giusto, inteso come chef o spignattatore di passo.
Le dita tamburellano sul copri-air bag del 3.0 TD complice di spedizioni
punitive nelle lande di nordestlandia e anche oltre...mumble, mumble, ah
ecco, proviamo questo qui.

Sull'ebdomadario settimanale gastronomico del quotidiano locale, la
mattina era stata addocchiata una scheda intrigante su di una trattoria
..come una volta: Trattoria Pegorer, Carbonera di Treviso.
Alcuni passaggi erano illuminanti e galeotti.Verifichiamo.
L'esterno è normale, locale ristrutturato di recente, un sano color
mattone come si usava negli anni e annorum per farsi vedere anche nelle
nebbie novembrine.

Interni curati, puliti. Si capisce che il mezzogiorno è di fuoco,
clientela di passo, lavoranti, blue collar che hanno poco tempo per il
desinare e pagano cash; le carte di credito le usano i signori quando
vanno nei Ristoranti con i bicchieri di cristallo.
Ci sediamo, ai pochi tavoli occupati si sente la familiare cantilena
autoctona, poco inquinata da italianismi o anglicismi appresi via internet
o nei master alla Bocconi.
Ad un tavolo si capisce che ci sono degli amici della casa, il via vai è
familiare.

Arriva atletico 45enne a raccoglier comanda, deve essere il figlio, del
Bepi Pegorer, titolare della fazenda.
Menù recitato a voce, ci mancherebbe. Anche la "Carta" ha un costo, e se i
piatti sono sinceri il declamarli a voce lo è pure.
Ok. Semaforo verde.
Arriva una zuppetta/minestrone di patate, carote e farro.
Cacio a latere per fare il mix che più aggrada.
Grattata di Black pepper.
Si mescola q.b.

Eccezionale, se fossimo in lande stellate forse la chiamerebbero Passatina
dell'orto, viene talmente spazzolata ai quattro palmenti che ci domandiamo
alla fine se non poteva starci anche 'nu poco d'olio...
Arriva Pegorer Jr., nota l'occhio appagato (forse anche qualche "baffo" di
passatina sulle labbra dell'avventore tornato bambino...); si allontana
con il commento a mezza voce "...qui non usiamo i prodotti della
Findus...", strizza l'occhio complice.
Applauso, meritato.

Innestiamo la seconda, ma siamo ancora ai primi.
Per chi non è trevigiano forse la cosa non si può capire, "sentire": Pasta
e fagioli con Radicchio.
Un evergreen che non fa più nessuno.
Un piatto "Panda" talmente modesto alla fattura, realmente regale ed
elegante quando lo provate.
Allora, la pasta sono delle specie di "tirache", bretelle in italiano. Una
creazione autoctona che sta a metà tra le tagliatelle e le pappardelle.
Viene il sospetto che sia fatta in casa...

La presenza dei fagioli è discreta, non vi è molta "broda" del legume.
Il tutto, come la Paolina Bonaparte del Canova è mollemente adagiato su un
letto di radicchio (radicchio normale, verde, non è ancora tempo del
famoso "spadone"). Il tutto condito con una leggera mancia di aceto.
L'abilità sta in questo passaggio. L'Aceto si deve sentire, bene, ma non
deve prevalere.
Rimescolate il tutto e poi ve lo pappate al cucchiaio, come i migliori
dessert.
Come diceva Bob Dylan? Knockin at the Heaven's Door? Bussate, ringraziate
e poi il ...Paradiso può attendere perchè, ebbri di sensi appagati,
chiedete immantinente bis, e non chiedete il tris solo per paura di far
brutta figura (una delle tante...).
OK, si va di secundis.

Ci sarebbe una coscietta di pollo al limone, o un tonnè con la salsa fatta
in casa.
Optiamo per un Arrosto di maiale con i funghi.
Di contorno verdura cotta e purè (si sente ancora che è passato per lo
schiacciapatate e non via mail, pardon bustina multinazionale).
Come a casa. Tutto buono, tutto bene, ma i due primi precedenti hanno
lasciato il segno, come l'orma di un Tyrannosaurus Rex sui vostri sentieri
della memoria e del gusto.

Una pochette di formaggi a chiudere un'esperienza in cui abbiamo
volontariamente escluso i dessert, ma siamo certi che anche qui la
proposta sia autarchica, non abbiamo visto armadietti della Bindi o
dell'Antica gelateria del corso.

Al tavolo vicino è spuntato il Bepi Pegorer. Settantenne, un po'
tracagnotto, come erano gli chef prima di diventare testimonial e star
mediatiche, azzimati e abbronazati (beh, non tutti...).
E' un cacciatore di lungo corso; si sentono scampoli edificanti di
andeddoti di caccia; di piuma di pelo, si perchè qui si può trovare anche
la selvaggina. La procura lui o gli amici cacciatori che qui vengono a
portare il frutto delle loro fatiche e che il Bepi, essendo della
congrega, prepara al meglio conoscendo i segreti di piuma e di pelo.
"...venerdì ho una compagnia giusta, domani devo andare al mercato e
cercare la roba per far bella figura, sono appassionati quelli".
Il tutto, ovviamente, è detto in vernacolo super.doc, ma se ne coglie il
senso, il valore della ricerca della materia prima, perchè i piatti, anche
se semplici, devono essere come da tradizione, perfetti quindi.
Qui la Sopa Coada viene fatta nella versione con la gallina, deragliando
dal piccione codificato da Maffioli & co. illo tempore.

In stagione il baccalà regna sovrano, i bolliti...
Insomma, avete capito. La Trattoria è semplice, la Cucina anche, ma come
oramai difficile trovare con tutti i quarti di nobiltà di un gusto legato
alla storia, alla tradizone di queste terre.

Foie Gras? no grassie, e manco i Paccheri, il Lardo di Colonnata o tutto
quanto vuol fare Nouvelle Cousine, Cucina Creativa; la creatività è quella
di inventarsi ogni giorno, in cucina, il miglior assemblaggio di quello
che offre il mercato e la memoria di gusti a codice rosso di estinzione.
Si saluta, si prendono i bigliettini souvenir, si da un occhiata alla
cuenta... un primo 3 euro, il secondo 7, insomma ci si può divertire con
una cifra che può pericolosamente sfiorare i 16 Euro, da non credere.
Pensate al patto della pizza a 7 euro e vi viene in mente quel comico che,
scimmiottando la perfida albione diceva "...mi vien che ridere..".

Tutto perfetto? No, ci mancherebbe. Il vino della casa (un cabernet) era
decisamente "del contadino", quei vini che non arrivano a bagnare il
panettone, resi gracili da puzzette e muffette assortite, ma di fronte
alla maestosità della Zuppetta dell'orto e della Pasta & Fagioli cum
Radicchio, Bacco può anche ritornarsene in cantina, la Cucina, di suo, ci
appaga a sufficienza.
A buon rendere.


Giancarlo Saran