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Ristorante Ai Torki
Deglio Faraldi - Villa Faraldi (IM)
Data recensione : 08/2005


Se siete dalle parti di Imperia, uscite dall'autostrada a San Bartolomeo, scendete quasi fino al mare e, alle prime case di San Bartolomeo, prendete la strada che risale la valle verso Villa Faraldi. Una dolce risalita vi porta, dopo qualche chilometro, nel territorio collinare di Villa Faraldi, lungo la Valle Steria. Muri a secco, olivi ben curati, paesini di poche case, campanili bellissimi con cupole orientaleggianti si succedono nella risalita. Al bivio per Riva Faraldi andate verso Riva, proseguite sulla stessa strada e arrivate a Deglio Faraldi, dove la strada finisce. Lasciate la macchina sulla piazza della chiesa di San Bernardo (1600 circa), godetevi l'aria fina e riposate l'occhio lungo la valle, verso il mare.
Risalite ancora per venti metri la strada dietro la chiesa e vi trovate sull'ingresso del ristorante "Ai Torki". Sì, proprio con la kappa, per via di un'eccentricità di Danilo, il giovane proprietario.

Il locale è ampio, arredato in maniera semplice, con vista sulla valle e sul campanile della chiesa.
La carta propone quattro menù degustazione dai 15 ai 30 euro, oppure una buona scelta di primi e secondi. La parte del leone la fanno gli antipasti caldi o freddi, con i quali già potete saziarvi abbondantemente. La cucina di Danilo propone piatti tipici della cucina ligure, con ampie scelte di pesce, cosa rara nell'entroterra. Trenette al pesto, ravioli alla ligure, ravioli di cinghiale, coniglio alla ligure dove sentirete esaltato il sapore del pinolo fresco, che vi rimane in bocca anche a fine pasto. Non disdegnate il fritto misto con calamari, gamberi, cipolle e zucchine servito tra gli antipasti, così come il gronco in carpione, o l'ottimo polpo con patate. Tra i primi da ricordare gli gnocchi verdi con calamari e olive.

Tra i secondi, se lo avete prenotato e la stagione e il mercato lo consentono, da Danilo potete assaggiare un ottimo pesce crudo macerato in una salsa alla buccia d'arancia, con aceto balsamico e olio di oliva extravergine. Moltissimi dei piatti di Danilo sono esaltati dall'eccellente olio di oliva extravergine, di produzione propria, che da solo vale il viaggio. D'inverno vi propone un fornitissimo carrello dei formaggi, dove la fanno da padrone i formaggi locali e del territorio. Infine i dolci, che avrete adocchiato entrando in bella mostra sul tavolo a destra dell'ingresso, tutti rigorosamente di mano dei cuochi, vanno dalla piccola pasticceria, alle frittelle di mele con miele d'acacia e zucchero vanigliato, dalle crostate, eccellente quella di mele con crema pasticcera, alle torte, ottima quella rustica con canditi.

I vini sono decorosi, serviti ad una corretta temperatura, specialmente i bianchi, ben freschi. La carta è semplice ed essenziale, premia i prodotti con un buon rapporto prezzo prestazioni, ma non è priva di qualche bottiglia di tenore (e di prezzo) "elevato". Il servizio è buono e cordiale. Il pane è fatto in casa, soffice e ben lievitato, con un bel colore dorato sulla crosta esterna e anche nell'impasto della mollica, deliziosa per fare la "scarpetta" con il coniglio alla ligure o con il polpo bollito.
Il prezzo è onesto, considerata la qualità della materia prima (attorno ai 35 euro compresi i vini).
Annesse al ristorante, se volete riposare qualche giorno in ambiente rustico e tranquillo, passeggiare tra gli ulivi e godervi l'aria fina della collina imperiose, Danilo Grossi vi propone sei ampie camere doppie.

La tradizione della famiglia Grossi risale ai primi anni del '900, quando il bisnonno di Danilo, Sabatino, originario di Cassino, che faceva il cuoco sulle navi da crociera verso il Sud America, conobbe Giacomina, una giovane ragazza di Ventimiglia. Sabatino conosceva e amava le lumache, le sapeva cucinare bene e le imbarcava per venderle a Buenos Aires. Con i soldi messi da parte sposò Giacomina e comprarono insieme la casa di Deglio Faraldi. Il loro figlio, il nonno di Danilo, iniziò a fare l'oste in paese e la tradizione, attraverso il padre di Danilo, è arrivata fino a lui stesso, che la continua con passione, amore e dedizione.

Da migliorare: l'ambiente è ancora arredato in uno stile anni '70. Abbiamo trovato il pesto troppo scuro e preparato con foglie grandi (confermato dal leggero sapore di menta). Il prezzo dei menù degustazione è ottimale, mentre alcuni piatti alla carta sono un po' troppo cari.


Luigi Bellucci