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La Cucina del Borgo
Borgo dei Lunardi - Via Torribina 46/e 50050 Cerreto Guidi (FI)
Tel. 0571 55 95 77
Chiuso il Lunedì. Aperto solo la sera (per ora)
Data recensione : 08/2005


Chiedo scusa per l'intromissione nel territorio ai potenti membri
dell'augusta P.L.T. (potente lobby toscana, ndr), ma, avendo piluccato qua e là per vacanze
toscaneggianti, mi permetto di segnalare un locale scoperto per caso, che
ha aperto da meno di un mese e che forse non è ancora stato sopralluogato
dai raiders di pignatta della P.L.T. stessa.

Sulla "rossa" non c'è ... nel senso che Cerreto Guidi è un ameno borgo
posto sui Colli Fiorentini, qualche palmo sopra Empoli, in front of la più
titolata S.Miniato. Sulla "verde" vi è qualche breve cenno ... avrete
capito che parliamo di Guide ... Touring, dove si privilegia storia et
arte e poco viene concesso a calici e forchette.

Se le cose proseguiranno come da premesse & promesse, Cerreto Guidi presto
si guadagnerà il suo piccolo posto al sole su ross&ggialle di breviario
gourmand, grazie alla "Cucina del Borgo", il cui Genius Loci recita
all'anagrafe Stefano Pinciaroli.

Ma procediamo con ordine.
Nei vasta suburbia di questo Borgo mediceo si erge l'Azienda Borgo dei
Lunardi, la quale, in recente ristrutturazione agrituristica, ha filiato
un cascinale atto a Ristorazione, la Cucina del Borgo, ingaggiando un
autoctono, "Il Pincia" come lo chiamano i suoi collaboratori, che,
nonostante la giovane età, 27 more or less, ha esercitato con successo ai
fornelli del Grand Hotel fiorentino, non negandosi stages ed
approfondimenti anche etrangèrs, sino a spingersi sul turco bosforo e poi
sino a dove si esercita il made in Japan.

La location è stata studiata con gusto e misura, una quarantina scarsa di
coperti, cui se ne possono aggiungere un'altra ventina nella bella
stagione. Tovagliame curato, senza inutili orpelli.
Cucina a vista, con lampada ad infrarossi laddove il genio impiatta con
arte, tanto così, per non far scendere di temperatura il piatto.

Ci si può baloccare sia di ciccia che di ittico, ma rende meglio di
"ciccia", e non solo per personale scelta filosofica dello scrivente.

Non manca mai il "saluto" della cucina, che può essere un bocconcino di
grana da pucciare in microscodellina di Balsamico Tradizionale, così come
un rollè di crudo di Cinta a fare vello attorno ad una mousse di
formaggio, oppure, tanto per dare credito ai viaggi in oriente, una
mirabile Tempura, presentata anche come antipasto, laddove cotture e
fritture sono ottimali; vi può capitare anche un piccolo e pregevole
Sushi di gamberoni.

Tra gli Antipasti di Terra ci sono piaciuti il Coniglio Porchettato con il
suo fegato su letto di insalatine di campo all'aceto tradizionale di
Modena, ottimo per preparazione, cottura e materia prima, così come
divertente la Panzanella rivisitata con croccante di pane all'olio
extravergine e croccante di Cipolla rossa di Certaldo.
In pratica una preparazione in cui si abbina alla classica mollica in
umido (se mi viene concesso il termine) controcanto croccante di sfoglia
di pane "sciocco".

Per gli amanti di lenze e squame si possono trovare dei Gamberoni rossi
marinati al limone verde con insalata belga all'acciuga e soia.
Ineccepibile, sans doubt, tuttavia, dovendo scegliere, su tutti, The
Rabbit, anche se forse non si chiama Roger.

Innestiamo la prima.
In una zona, specialmente dove la targa d'entrata occhieggia
all'agriturismo, ci vuole coraggio ad uscire dal ... seminato,
rappresentato, in questo caso, da una curiosa "Zuppetta fredda di
crescione con granita di pera e pois di yogurth".
Già la presentazione è intrigante, bello il contrasto di colori tra il
verde oltremare del crescione ed i pois di yogurth, al centro il grumetto
di pera. La pensata è buona, la realizzazione anche, a patto di attenuare
lievemente il dolciastro un po' prevalente del frutto.
Dopo questo fuori pista si ritorna un po' sul sentiero di una tradizione
comunque poco agrituristica, ma da ristorazione di buon livello ed
ambizione, ecco allora degli eccellenti Gnocchi di patate allo zafferano
saltati ai fiori di zucca e cipollotti su letto di coulis di pomodoro
fresco: ottimi. Il cipollotto ci ricorda il nostro amato Aimo, la pasta è
fatta in casa, lo zafferano strizza l'occhio alla vicina S.Gimignano,
tutto ok, basta ridurre la presenza del pomodoro, messo forse in eccesso
per la preoccupazione di riequilibrare con i suoi antiossidanti la
ricchezza e generosità del piatto.
Qui la partita con la versione "beach" della Carta può considerarsi in
parità, laddove si incontrano degli eccellenti Tagliolini allo scoglio su
letto di pesto leggero alla rucola: belli, ricchi, muscolari, nel senso di
sapori veri ed intensi.
Andrebbe ancor meglio con le Pannocchie ripiene di triglia di scoglio, con
brodetto alla bottarga di tonno e zucchine trombetta.
Il gioco intrigante è pucciare un po' qua e un po' là tutto il contesto
entro il brodetto in cui si fa sciogliere in modo malandrino la bottarga;
la sapidità che se ne trae è intrigante e da ricordare, peccato che anche
qui à pummarò, ottima per contrasto essenzialmente cromatico, è over size
e quindi inquina l'equilibrio dei gusti con un'acidità non richiesta dalla
piacevolezza del tutto.

Vai di seconda con il turbo.
Si potrebbe accennare al Filetto di salmone al sesamo in salsa di scalogno
e balsamico, con patate machè al ginger, laddove ci viene spiegato che
machè sta ad indicare una purea con solo olio, senza latte o burro.
Tutto bene, ma sul pianeta carni si veleggia tra le stelle.

Ecoutez.
Filetto di manzo alla Grappa e pepe verde, servito su letto di carote
brasate al rosmarino. Tarate le papille oramai sui tagli cazzamalici
ricchi di quinto quarto e quarto anteriore, consideriamo comunque ottimale
questa rimpatriata classica, laddove si incontra una ciccia sapida e di
pregevole frollatura, tale da non sembrare neanche chianina; tutto ok, a
parte forse un leggero entusiasmo nell'abundare in aspersione di green
pepper.
Ma l'apoteosi è con il Filetto di maiale su letto di spinaci freschi
saltati all'aglio con salsa alle mele.
Potete anche eliminare - l'ottimo - contesto, ma il Filetto di Cinta è
straordinario, in quanto "Il Pincia" ha saputo usare in maniera galeotta
un mix di sale aromatico pressato attorno al filetto, sì da crearne un
astuccio estremamente sapido ed intrigante a fare pelliccia attorno alla
pregevole fibra interna.
Forse il piatto migliore.

Sui Dessert ci si diverte senza rimpianti.
Vi è un Tiramisù rivisitato in cui si invertono forme e proporzioni con un
risultato pregevole, oppure un gradevole semifreddo al miele con
cioccolato al rhum, oppure ancora, per chi si è strafogato di "ciccia"
vaccina o suina, più rassicuranti sorbetti al melone, fragole e susine.

Che dire, Stefano Pinciaroli farà strada.
Il ragazzo è giovane, padrone sicuro di tecnica (pur con qualche piccola
ingenuità, ma la messa a punto arriverà da sè senza problemi); la fantasia
è vivace, eppure ben temperata (per ora), come una Sonata di Bach, tenendo
conto che la sua proposta si confronta con un retroterra in cui si viaggia
di classico che più classico non si può (e, in Carta, non mancano una
Tagliata di Manzo e una Bistecca alla Fiorentina eccellenti per materia
prima, by Sergio Falaschi tuning).

Ci sono tutti gli accorgimenti per fare stare bene chi viene a trovarlo (e
senz'altro tornerà ...).
La Cucina a vista sembra essere merce rara nelle dantesche colline e, vi
assicuro, è un divertimento vedere la brigata che spignatta ed "Il Pincia"
che compone. Ragazzo serio Stefano (e pensare che, nel Veneto, il suo
soprannome farebbe pensare a bel altre ... attitudini); l'occhio è
volitivo eppure modesto, ma la resa sul piatto gli rende tutti gli onori.
Ottimo il servizio in sala, gestito da una (bella) e simpatica Elisa che,
pure giovane, sembra capitano di lungo corso nell'assecondare, consigliare
e condurre una clientela, per ora, assai composita.

La Cantina non ha vette particolari, ma torniamo al contesto inziale di
come è nata questa proposta di ristorazione d'Autore.
Ci viene segnalato che, nei prossimi programmi, vi è l'allestimento di un
piccolo Museo del Vino e dell'Olio al piano superiore del locale e di
un'Enoteca nella splendida torre panoramica del vicino resort, ma queste
sono iniziative della proprietà dell'Azienda; Stefano "Il Pincia"
Pinciaroli per ora si diverte tra i fornelli e fa divertire in una Cerreto
Guidi che, senza dubbio, contribuirà a far conoscere nell'universo
gourmand, distogliendola dal destino di essere una semplice espressione
geografica posta a metà strada tra la Leonardesca Vinci e la Montanelliana
Fucecchio.
Ah, dimenticavo, il volgare aspetto economico ... semplicemente ridicolo
il rapporto qualità - prezzo, tra i 30 e i 40 euro si rischia davvero di
provare emozioni che, in altre sedi, possono richiedere come minimo il 50%
se non oltre in più.

Hasta Luego. In "The Pincia" we trust.


Sararlo