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La Franceschetta
Via Vignolese, 58 Modena
Tel. 059. 91.008
Chiuso il Lunedì
Data recensione : 07/2005


"Nouvelle Cousine?" disse una voce dubbiosa dall'altra parte del filo.
"Non amo andare in quei tipi di ristoranti dove spendi molto e mangi
poco".
Di certo non era la risposta che mi sarei augurato di ascoltare. Non è un
impresa facile introdurre un amico ai piaceri della tavola. Se è vero che
esistono i gourmet riluttanti è altrettanto vero che prima si passa nella
fase della singola riluttanza, quella, dove il gusto nel cervello delle
persone è ancora allo stato embrionale e Valerio, nonostante l'età matura,
viveva spensieratamente questo periodo.

"E poi non ho alcuna voglia di ritrovarmi in un ambiente ingessato in cui
devi moderare il tono della voce per non sembrare maleducato" continuò con
tono seccato.
"Non ce ne sarà bisogno" affermai ai limiti della pazienza ma sapevo che
sarebbe tornato all'attacco pur di distogliermi dalla testa l'idea di
portarlo da Bottura e dopo una breve pausa di silenzio avevo chiara la sua
prossima strategia d'attacco, che da manuale, non esitò a passare tra il
cavo telefonico.

"Ma sai, alla Francescana si mangia una cucina strana, se non mi piace
posso ordinare un filetto al pepe verde?"
A quel punto non rimase che giocare il jolly. "Certo che puoi ordinare un
filetto, puoi mangiare tutto quello che vuoi e tieni presente che sarai
mio ospite"
Alla fine, si convinse.

Ma non fu molto convinto della strada che stavo cercando, via Vignolese
non conduceva di certo in centro. Considerando il bagaglio gastronomico di
Valerio portarlo alla Francescana sarebbe stata una pessima tattica,
l'avrei inutilmente spaventato allontanandolo definitivamente dalla buona
cucina mentre il mio scopo era tutt'altro, quello di incuriosirlo.
Questo è il motivo che mi ha portato alla Franceschetta, la nuova osteria
con cucina di Massimo Bottura.

All'esterno non c'è insegna, il numero civico 58 è ben evidenziato, così
come sono visibili le tendine color verde acido che coprono lo spazio
esterno dalla strada. Esattamente come mi era stato riferito al momento
della prenotazione.
All'interno non è necessario tenere un tono di voce basso, l'ambiente,
sebbene minimalista dai toni moderni chic con vaghi richiami orientali è
informale. A cominciare dal modo di proporsi del personale di sala fino
per passare all'apparecchiatura della tavola, composta da una toveglietta
e tovagliolo di carta. Perfino Valerio lo notai a suo agio, sebbene il suo
abbigliamento non fosse particolarmente adatto all'ambiente e alle persone
che lo frequentavano ma non glielo feci notare. Eravamo li non certo per
metterci in mostra bensì per mangiare.

Quando Valerio mi propose di iniziare con una selezione di salumi lo
fulminai con lo sguardo. Preferivo che assaggiasse del cucinato, i salumi
e i formaggi li avrebbe potuti mangiare a casa mia.
Gli consigliai la pasta all'uovo, come sinteticamente recitava il menù.
"Ma non c'è scritto il condimento. Non saranno all'olio, vero?" Affermò
con aria preoccupata.
Certo che no pensai, anche se in realtà in quell'istante un vago sospetto
mi balenò per la testa. Per fortuna e serenità d'entrambi fummo illuminati
dal personale. Si trattava di cavatelli con polipo, zucchine ed erbe
aromatiche. Io optai per un gazpacho.

Per una persona cresciuto a garganelli con panna, piselli e prosciutto
mangiare un piatto di pasta in cui si potevano percepire sapori netti e
inediti avrebbe dovuto destare qualche curiosità almeno considerando il
cibo al quale Valerio era abituato, e prima o poi, mi sarei aspettato
qualche reazione, che non tardò ad arrivare.
"Cos'è questo strano sapore che c'è nel piatto? E' un gusto diverso dal
solito"
Assaggiai e sentii la pasta perfettamente al dente mentre il polipo non
risultava per nulla gommoso, godevo di quel boccone e rimasi
particolarmente stupito che Valerio si fosse imbattuto casualmente in un
nuovo sapore. "Finocchio Selvatico" esclamai. "Ti piace? L'insieme è molto
armonioso nella sua semplicità"
"Bona là con sti aggettivi, armonioso, semplicità. Un piatto o è bono o è
bono" sentenziò.
Pensai che la lotta contro la riluttanza gastronomica potesse essere una
battaglia persa ancor prima di cominciare, e non rimase che adeguarsi allo
stesso livello di discussione: "Hai ragione. E' bono? Te gusta?"
"Socmen, me ne sarei mangiati una teglia"

Quando mi chiese di assaggiare il mio gazpacho non pensai che il suo
cucchiaio si sarebbe infilato più volte nella mia ciotola. Ad ogni
cucchiata corrispondeva una domanda. Il gusto base era quello del pomodoro
ma nell'insieme aleggiavano sapori di agrumi e basilico e su tutto una
persistente nota di dolce. Elencai tutti gli ingredienti presenti nel
piatto e solo quando conclusi con il peperone affondò un ultima volta il
cucchiaio per cercare di percepirne il suo gusto. "Bono" fu il suo breve
verdetto.

Ringraziando Dio con i secondi non seguirono domande. Nel menù c'era il
filetto di maiale avvolto nella pancetta e per nulla al mondo si sarebbe
fatto sfuggire quella portata.
La divorò nel senso letterale del termine. Fu entusiasto della tenerezza
della carne e della suo sapore sapido. Rimase colpito della bontà della
cipolla e della leggera salsa al caramello che l'accompagnava. Ma furono
le carotine baby ad incuriosirono ancor di più.
"Oh, stè carote sono nane" esclamò davanti il cameriere che stava
spiegando la portata.
Per sdrammatizzare la situazione esclamai la prima cosa che mi venne in
mente: "Il vino buono è nelle botti piccole. Assaggiale"
"Bone, sanno di carote, ma non di quelle che si trovano al supermercato"
"Direi proprio di no" sussurai con tono rassegnato sotto lo sguardo
divertito ma nello stesso istante attonito del cameriere .

Ovviamente l'insaziabile appetito di Valerio non si fece scappare una
buona parte del mio tonno con pesche e salsa di fagiolini.
La carne del pesce, dorata con una perfetta crosticina alle estremità, si
scioglieva in bocca come se fosse burro, il sapore minerale del fagiolino
e quello acido della pesca completavano un quadro di sapori e colori
armoniosi sia al palato che all'occhio. Forse agli occhi degli altri
clienti sembrammo io e Valerio poco armoniosi, intenti a darci guerra a
suon di scarpetta con la salsa di fagiolini aiutati della crescenza che
per tutta la durata del pasto non c'era stata fatta mancare.

La Mousse di cioccolato con granita alla menta e la cassata napoletana
furono gustate per pace dei sensi in rigoroso silenzio.
Anche in macchina per buona parte del rientro Valerio non proferì parola,
limitandosi pensieroso a canticchiare storpiando le canzoni che passavano
alla radio.
Era un agonia ascoltarlo e forse era giunto il momento di cambiare musica.
"T'è parsa Bona la cena?" domandai.
"Boia se m'è piaciuta, mi riporti con te in qualche altro ristorante
quando devi fare le foto ai piatti?"
Sapevo che non l'avrai portato in giro per tutti i locali, il suo palato
doveva ancora affinarsi per godere appieno delle migliori esperienze
gastronomiche ma quella sera volevo fargli credere che d'ora in poi
avrebbe mangiato sempre cose più buone.
"Certo che puoi venire. Sarai ufficialmente il mio riluttante assistente"
affermai.
"Ancora con questi aggettivi" esclamò seccato "Burdell, che significa
Riluttante?"
"At Salut. E' un discorso troppo lungo" sentenziai ridendomela sotto i
baffi.

Per visualizzare le foto dei piatti
http://ilgastronomoriluttante.splinder.com/post/5358788

Spesa media 28? bevande escluse + servizio diecipercento.


Muccapazza28