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Mar divino
Strada Canizzano, 71 Treviso
Tel. 0422 - 346 542
Chiuso Lunedì e Ferie in Agosto
Data recensone : 08/2005


Continua il viaggio nell'Italia minore gastronomica, quella non baciata da
stelle e canguri, ma tuttavia con tavole che val la pena di conoscere, con
artigiani della pignatta che conducono la loro "mission" con tenacia e
passione giornaliera.
Forse queste righe verranno lette solo dai conterranei Brunno e Teo,
forse, se lo vorrà, saranno contributo all'almanacco di Filippo Ronco,
forse saranno dolce ninna nanna per altri, vedremo.

Arrivarvi, al Mar divino non è proprio facile. E' nella zona
dell'aereoporto cittadino, ma lato militare, e quindi meno trafficato da
statali e provinciali, tuttavia calare l'ancora alla sua tavola è
un'esperienza che, almeno a Benetton City, permette di gustare il miglior
pescado della contea.
L'esterno è anonimo come il resto degli edifici di Canizzano, frazione
della periferia sud, ma appena entrati si percepisce cura e attenzione,
anche per i dettagli, cosa non trascurabile.
E questo si percepisce dalla Carta, ancor prima di aprirla; dettagli,
dicevamo, ma significativi di come Francesco Colaianni, barese trapiantato
prima a Roma e poi qui, per cause muliebri, cerchi di trasmettere
all'avventore il meglio di Nettuno, mediato anche dalla sua mano e anche
da ricordi della madre terra che incontreremo nello scorrere dei piatti.

Dopo un saluto della cucina si principia con degli Scampi crudi su di un
carpaccio di pomodoro e una stracciatella di burrata.
Ottimo al palato il mischiarsi dei tre elementi, laddove burrata e
crustacei sembrerebbero evidente bizzaria dello Chef, ma le due
lipiditudini, marina e vaccina, vanno via di tango tra le vostre papille.
All'antipasto caldo sembra si scherzi ancora in quanto si annuncia una
Capasanta fritta con Cipolla di tropea, ricomposta (manco fossimo nella
Morgue di C.S.I.) con Salsa al Cren.
Ebbene, per i non autoctoni il Cren altro non è che il lavorato del
Rafano, ottimo sparring partner di Bolliti e maialate (intese come
suinate)assortite. Qui, ingentilito quel tanto che basta di adeguata
cremosità, gioca bene al controgusto e rassicura eventuali palati incerti.
Bravo Franco il Barese.

Ai primi si pensava di stare tranquilli ed eccoti delle Orecchiette alla
crudaiola (?)con pomodori marinati, polpo (sottile quasi a julienne) e
ricotta marzarola.
Anche qui si gioca bene tra l'orto, la stalla e gli abissi marini, laddove
le orecchiette crudaiole è un escamotage per tradurre quella che più
normalmente si chiama "pasta fredda", in quanto, una volta cotta, viene
frammischiata a pummarò e piovrà servite fresche. La Ricotta 'n coppa dà
struttura ad un piatto già interessante di suo.

Mazzancolle e senape antica... ci risiamo.
Allora. Si presenta così.
Una decina di Mazzancolle vengono spiedinate in maniera artistica e
asimmetrica, con un effetto riassumibile più o meno §§§§§§§§.
Sotto scoprite un tortino, che i normali chiamerebbero peperonata,
piacevole assemblaggio di peperoni, capperi e quant'altro.
Ai lati tracce di "senape antica", con i suoi bei grani che fanno tanto
Digione e tracce di (forse) cremosa burrata.
Anche qui si gioca a tutto campo, con rispetto delle singole materie prime
che però si assemblano tra loro in maniera piacevole e personale.

Nel frattempo la soundtrack Made in Bacco aveva come interprete il Breg di
Gravner, targato '00. Era stata, in partenza, una scelta passionale, ma al
verificare poi dei piatti, perfettamente azzeccata.

Si sale ai Dessert.
Ancora saudade barese con un Bocconotto pugliese alle mandorle e amarene
che si spiega da solo al primo ...boccone e si capisce anche perchè sia
sempre in carta; non è solo omaggio a terra natia, ma è 'bbono davvero.
La paziente consorte, attenta e abile regista di sala, ci ricorda come il
Bocconotto presenti interpretazioni anche varie al cangiar di latitudine
pugliese, qui naturalmente è quello scritto nel Dna dello Chef.
In sostanza un ...letterale bocconotto di pasta di mandorle con inside
dell'amarena e il tutto su di una salsa di frutti di bosco.
Da Bis, ma, non paghi, decidiamo di esplorare anche altri lidi
Ecco allora un Semifreddo al cioccolato, con granache al wisky e salsa
agli agrumi. Ottimo anche perchè il cacao è made in Valrhona, tuttavia, se
capitate da queste lande, non fatevi scappare il Bocconotto.
Il tutto accompagnato da un eccellente Passito naturale di Primitivo
di Manduria, by Madrigale Estate. Una boccia che penso rara a trovarsi se
non si è autoctoni motivati.

Sulla Carta si possono trovare altre tentazioni che, per ovvie limitazioni
di cilindrata gastrica, sono state rinviate ad altro (e certo) ritorno.
Si precisa che il pesce del mercato può essere elaborato su piastra
vulcanica, allo scapece, all'acqua pazza.

La Carta dei Vini è buona, vi sono alcune punte di eccellenza, ma forse
dipende anche dalla domanda di una clientela che, tra un perizoma a vista
su pregevoli glutei e altri lampadati e lampadate con regolari infradito
griffate danno (in parte) al locale una spruzzatina trendy modiaiola che
però, tuttavia, è fine a sè stessa, in quanto l'impegno profuso in cucina
dal Franco di Bari e dall'autoctona e gentile consorte rassicurano i
palati che vengono achì, in periferia, per magnà e non curanti di
accessori da Vogue e dintorni.
Significativo il fatto che spesso vengono proposti menù a tema lungo
l'intero arco di una settimana proprio per avvicinare ai piaceri di
Nettuno coloro che non ne possono più di squame intrise di ammoniaca e
derivati.
Il Mar divino rappresenta una delle punte della nuova ristorazione
trevigiana (come non ricordare Il Basilisco dell'ottimo Diego Tommasi) che
si è federata a far squadra sotto le insegne del "Circuito di Babette".
Senza sararlizzare troppo ci si alza contenti di panza, ma non alleggeriti
di sostanza, in quanto si può veleggiare in questo mardivino con un
investimento tra i 60 e i 70 Eurazzi.
Hasta Luego. Sararlo.


Giancarlo Saran