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Trattoria di Strada Casale Loc. Strada Casale Via Statale 22 Strada Casale, Brisighella (RA) (Aperto solo la sera (il sabato e la domenica anche a mezzogiorno). Chiuso il Mercoledì Tel. 0546.88054 Data recensione : 07/2005 In America durante gli anni gli anni '70 e precisamente nella cittadina di Berkeley un ristorante stava per compiere una piccola rivoluzione gastronomica. Chez Panisse fu il primo ristorante degli Stati Uniti che si impegnava ad utilizzare solo prodotti "puri" provenienti da piccole fattorie che praticavano un agricoltura sostenibile. Le materie prime che venivano utilizzate in cucina erano coltivate da persone che rispettavano la terra ed il suo ciclo produttivo, e la filosofia del ristorante, era in netta contrapposizione con la macchina di successo che contraddistingueva il business dell'industria agricola. Trattoria di Strada Casale non è molto diverso dall'impostazione e concezione del ristorante collocato a Berkeley. Situato lungo la strada che ha dato il nome al paese che lo ospita, Strada Casale più che un ristorante sembra la casa di qualcuno e probabilmente in passato lo è stato davvero considerando le fotografie d'epoca che testimoniano la vita quotidiana in quello che sarebbe diventato un punto di riferimento per i gourmet dell'entroterra romagnolo, dove è consuetudine servire un menù fisso che cambia tutti i giorni, in base alla reperibilità dei prodotti e condizionato dal ciclo naturale delle stagioni che caratterizzano la Valle del Lamone. Vitello al fumo con salsa di acciughe e capperi, insalatina di radicchi di campo. Molti gourmet concorderanno con la propria riluttanza nel ritenere il vitello una vera delizia culinaria, trattandosi di una carne fine e delicata. Una tenerezza dovuta alla consistenza dei muscoli ancora morbidi e non completamente sviluppati. La carne, sottoposta a quel antico processo di conservazione degli alimenti di origine animale, attraverso l'esposizione prolungata del fumo, conferisce al vitello un ulteriore finezza ed eleganza gustativa, la salsa di acciughe e capperi, completano in bocca un gusto esplosivo, ma nello stesso istante morbido e caldo, con una persistenza finale lunghissima, dove si rincorrono sapori delicati e forti fino a concludersi con la leggera nota amarognola del radicchio. Ravioli di formaggio fresco locale con stridoli e olio di Brisighella. Se è vero che la pasta rappresenta il piatto simbolo della cucina italiana per invenzione ed unicità, oltre che di consumo come in nessun altro paese al mondo, è altrettanto vero che questa pietanza, grazie alla sua immensa versatilità di abbinamento, riesce ad essere un eccezionale veicolo capace di trasportare il palato alla scoperta dell'immenso patrimonio alimentare, fatto di tanti piccoli giacimenti gastronomici, svolgendo una nevralgica azione culturale di divulgazione del gusto nonché di comunicazione del territorio nei confronti di chi, in prima persona, in quel territorio ci vive. E questo piatto rappresenta all'ennesima potenza la solidità di quel ponte capace di coniugare mercato e piccoli produttori con gli avventurosi palati che ci si imbattono. La sfoglia, che al palato risulta piacevolmente ruvida e dalla giusta consistenza e spessore, è pura testimonianza delle vecchie Azdore romagnole e della loro maniacale consuetudine nel realizzare ricette con meticolosità e devozione. Il formaggio fresco locale con sorpresa si rivela essere del Raveggiolo, conosciuto anche come Felciata, prodotto con latte di capra e pecora, il quale, non avendo alcuna stagionatura, dev'esser consumato rapidamente. Probabilmente questo limite ha portato la società moderna a limitarne la produzione a scapito di formaggi che garantiscono una più facile conservazione. Eppure lungo la Valle del Lamone c'è ancora chi porta avanti questa antica tradizione casearia pur di ottenere un formaggio bianco, estremamente tenero e vellutato, dall'indistinguibile profumo di latte dal sapore dolciastro. Gli stridoli, che nascono spontanei solo in determinato periodo dell'anno infestando campi ed orti, sono anch'essi, sono la testimonianza di quella immensa valle che inghiottisce Strada Casale in tutti i cambi di stagione, ritraendolo con tutti quei colori, come un paesaggio disegnato da Monet, e dove, il colore intenso dell'extra vergine d'oliva di Brisighella conferisce maggiore suadenza con l'intenso profumo dalle note fruttate. Anche in questo caso, come in Chez Panisse, un piccolo dettaglio di immensa importanza gastronomica era radicato al territorio circostante. Nonostante nell'immaginario collettivo, l'Emilia Romagna non sia considerata una regione olivicola, la coltivazione dell'olivo ha radici antichissime, non solo sulle colline prospicienti l'Appennino Tosco-Romagnolo, dove risale addirittura alla preistoria e dove è arrivata ai giorni nostri, sopravvivendo sia alla caduta dell'Impero Romano che alle invasioni barbariche e non da ultimo alla crisi dell'agricoltura durante il Medioevo ma addirittura vasti uliveti coprivano i colli bolognesi, dove fino al Seicento, la produzione fruttava un commercio fiorente di olio e di olive. Poi l'olivicoltura fu abbandonata e i bolognesi si dedicarono a coltivazioni più redditizie in pianura. Gallo nostrano arrostito sotto sale grezzo con cicoria saltata e patate rosolate. E' un volatile da cortile che all'apparenza si alleva senza troppi problemi, eppure il gallo nostrano dalla carne soda e compatta, è una di quelle rarità e perle gastronomiche del XX secolo. Oggi gli allevamenti industriali sono una mera realtà diffusa atta a soddisfare le massicce e riluttanti richieste di tanti, troppi, palati distratti. E mentre i polli di Bresse, Mans, Creve-Coeur e di Favorelles sono delle icone nazionali così come altre varietà Belghe ed Americane, in Italia le aie dove far razzolare i polli sono sempre più rari ed introvabili. Un vero peccato, perché le galline più anziane riescono a regalare brodi dal sapore primordiale mentre gli esemplari più giovani sono l'ideale per esser arrostiti, proprio come la fine che ha fatto questo gallo, insaporito ancor di più dalla cottura sotto sale ed impreziosito in rusticità dalla cicoria saltata e le patate rosolate. Torta di ricotta e prugne rosse sciroppate con salsa di vino aromatizzato. Assaggiando il dessert, ancora sovra pensiero dalle precedenti portate e dalla filosofia del locale in termini di impostazione e proposta culinaria, la mente mi proiettò lontano, per esattezza in quella cittadina della California chiamata Berkeley, di cui avevo solo sentito parlare, eppure per un istante, se pur breve, ho avuto la netta impressione di essere da Chez Panisse. Mi trovavo veramente dentro una casa piuttosto che in un ristorante, ed anche qui i cibi erano puri e provenienti da piccole fattorie ma si trattava di Strada Casale, e solo all'uscita, mi resi conto che il paesaggio non corrispondeva con quello della California. Muccapazza |