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Ristorante Moderno Via Misericordia, 12 - Carrù (CN) Tel 0173/75493 Riposo settimanale il Martedì, chiusura serale il Lunedì ed il Mercoledì. Data recensione : 02/2005 Carrù è una cittadina piemontese famosa per la sua Fiera del Bue grasso, al quale hanno dedicato anche una piazza con relativo monumento, che si tiene verso la metà del mese di Dicembre. E la specialità dei ristoranti del posto (i più rinomati sono il Moderno ed il Vascello d’Oro) è ovviamente il bollito misto. Piatto per il quale siamo appositamente arrivati in quattro da Albenga: io, mia moglie (noi per la prima volta) ed un’altra coppia di amici (loro per la seconda). Il Ristorante Moderno è piuttosto facile da trovare, basta posteggiare nella piazza principale di Carrù (non propriamente una metropoli) ed infilarsi in un carruggetto al lato per trovarlo. Curiosamente si trova molto vicino al Vascello, l’altro ristorante. Entriamo e ci accoglie subito una signorina che ci accompagna al tavolo e ci prende le giacche per andare ad appenderle. L’ambiente è evidentemente rinnovato da poco, stile classico/moderno, ma assolutamente non sofisticato. Insomma si è subito a proprio agio. Peccato che al momento di andare in bagno trovavo una sorpresa che ormai credevo presente solo nei vecchi cinema o bar di periferia: la turca! Tutto pulito, per carità, però andare nel bagno maschile di un ristorante del genere e trovare la turca proprio mi fa cadere i sentimenti… Non aspettiamo molto al tavolo, e subito i piatti del giorno ci vengono elencati dalla Signora, moglie del titolare, e quindi non ci è portato un menù dal quale scegliere. Penso che ci siano stati anche dei menù tipo “di benvenuto” o “di degustazione”, in quanto ne ho trovato 2/3 tipi diversi accanto all’ingresso, uscendo, ma non ci sono fatti presenti. Memori di altre occasioni, durante le quali ci siamo abbuffati per poi arrivare al piatto forte già quasi sazi, scegliamo di prendere solo dei primi piatti senza antipasti (io) e degli antipasti senza primi piatti (le altre tre persone). La Signora ci propone anche dei vini, e noi (nostro gravissimo errore, in qualunque occasione, e noi lo facciamo qui per la prima volta) accettiamo di prendere un dolcetto del luogo, senza chiedere la carta completa dei vini. Scelta che si rivelerà cannata in pieno più tardi, quando andando in bagno al mio amico cade l’occhio su di una esposizione di parecchi vini, tra i quali ne adocchiava altri che sicuramente avrebbero fatto una figura migliore dell’anonimo dolcetto propinatoci dalla titolare, ma che abbiamo visto anche agli altri tavoli. Evidentemente dovevano farlo andare e nessuno dei presenti, per volontà o per sbaglio, aveva chiesto la lista dei vini. Nota di demerito per i bicchieri dell’acqua, troppo piccoli. In due sorsi li finivo, e quando dovevo bere me ne servivano due/tre per volta. Il servizio è veloce, non aspettiamo mai troppo, neanche tra le portate. Portano in un batter d’occhio i piatti scelti. Sugli antipasti non posso esprimermi, non avendoli scelti, ma gli altri commensali apprezzano molto il tutto. Io ho scelto dei Raviolini del Plin al Ragout di Carne e dei Maltagliati Integrali con Sugo di Porri. Le porzioni erano adeguate, non come quei “pugnetti” di roba che in certi ristoranti di altro stile ti mettono nel piatto e che in due forchettate finisci. I raviolini erano nel complesso buoni, con un ripieno che non era troppo saporito e che lasciava il giusto spazio in bocca per gustare anche il ragout (che era comunque piuttosto asciutto, però). Ma il fatto che fossero stati già scottati in precedenza (evidente soprattutto nella velocità con la quale mi hanno portato il piatto dopo l’ordinazione) giocava a loro sfavore. I Maltagliati integrali erano invece una leccornia, che non credevo sposassero così bene col sugo di porri, questo non troppo “pesante”. Anche la loro cottura era sicuramente migliore dei raviolini. Al momento di ordinare i secondi, ci buttiamo tutti sul bollito misto, che avevamo già visto sfrecciare tra i tavoli varie volte. L’unica cosa che mi lasciava perplesso era il fatto che, nel continuo andare e venire del carrello tra tavoli e cucina, fosse sempre stato scoperto. Intendo dire senza una copertura per impedire che si raffreddasse con l’aria che prendeva di continuo. Ovviamente nel ristorante non faceva freddo, però una copertura in plexiglass, o roba similare, penso che ci sarebbe stata meglio (se non dal punto di vista igienico, almeno dal punto di vista della conservazione del calore). Io, per non “rischiare”, mi sono fatto anche tentare dallo Stracotto d’Asino, che insieme con il piatto di bolliti, è stato il capolavoro della giornata. Dei pezzettini di carne che si scioglievano letteralmente in bocca senza fatica, lasciando annegare le papille gustative nel tripudio del suo sughetto (mi sono dimenticato di chiederne la composizione, acc!). Il tutto con un forse “banale” purè di patate, ma che insieme col sughetto forma un’accoppiata ineccepibile. Come descrivere poi il carrello dei bolliti, che ci venivano affettati davanti ai nostri occhi (a parte la poca finezza nel servire prima me ed il mio amico e poi le signore) ? Il pezzo forte, per i miei gusti, era la lingua (di cui ho preso anche la porzione della moglie, che ho costretto a prendere anche se diceva che non le piaceva, ben conscio che non sarebbe comunque avanzata), ma anche la testina ed il resto non erano assolutamente da meno. I nostri piatti erano tutti stracolmi. Le sette salse di accompagnamento formavano un completamento azzeccatissimo per ogni tipo di carne, dalla fortissima salsa di rafano (ai limiti dell’ustione), alla classica mostarda, alla senape piccante, al miele farcito di una cosa che ora non ricordo, etc. Gli altri finiscono abbastanza bene i loro piatti, io fatico un po’ di più per via dei due primi e dell’asino col purè, che hanno già inferto un bel colpo alle mie capacità di stoccaggio. Sono così costretto con le lacrime agli occhi a rinunciare ad un ben fornito carrello di formaggi L. I dolci però non scappano a nessuno. Anche in questo caso c’è un bel carrello con cinque dolci tra i quali scegliere. Io mi limito a tre di essi: una Cupeta (noci cotte nel miele e schiacciate tra due simil-ostie), una torta di zucca con pinoli (incredibilmente il giusto grado di dolcezza, senza nauseare) ed un semifreddo al torroncino (forse questo, al contrario, non dolce come speravo/credevo). Il caffè era piuttosto buono, anche se forse sono abituato al fatto di avere anche un cioccolatino sul piattino, da prendere dopo aver sorseggiato dalla tazzina, e ne sentivo con dispiacere la mancanza. Altra nota negativa: dopo il caffè nessuno viene più al nostro tavolo. Ne’ per offrirci un ammazza-caffè, ne’ per sapere se volevamo altro, oppure il conto. Siamo stati a chiacchierare per abbondanti 20 minuti senza che nessuno si “preoccupasse” di noi. Questo mi porta a considerare complessivamente il servizio preciso e veloce, ma forse troppo freddo, impersonale. Totale del conto (che ci è stato fatto solo quando ci siamo alzati e presentati al banco): € 133 in quattro, vino (sottolineo nuovamente, anonimo) compreso. A persona € 33 circa. Ci tornerei/lo consiglierei? Sinceramente sì, anche se magari senza troppe aspettative. Paolo Pagliotto |