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ARTILAFO
Via San Martino n. 33, Pisa
Tel. 050.27010
Giorno di chiusura: domenica
Data recensione: 01/2005


Cambia la sede ma non la qualità del cibo. L'Artilafo, raffinato ristorante del centro storico di Pisa, non smentisce la sua fama tra gli aficionados del buon cibo toscano. Ritorno con la moglie all'Artilafo, ora in via S. Martino, una parallela del Lungarno, dopo un'assenza di almeno due anni, memore di un'ottima cena con degustazione di formaggi consumata nel piccolo locale in via Volturno.
Prenotiamo per un sabato sera. L'impressione della veste rinnovata dell'Artilafo è visivamente buona. L'ambiente è caldo e luminoso, sulla parete destra della prima stanza una grande "distesa" di vini dalle buone etichette e sull'altro fronte alcuni piccoli tavoli: forse tavolini più da bar (ma sono soltanto due o tre) che da ristorante, comunque occupati da giovani coppie innamorate che, evidentemente, non sottilizzano su comodità e funzionalità.

Una cameriera ci fa accomodare in una delle salette intermedie (vi trovano posto un tavolo da 2 e uno da 4) sui toni del panna e del celeste chiaro; ogni saletta è colorata diversamente e prevalgono i toni caldi; pulito e spazioso il bagno, forse troppo in vista il guardaroba, sacrificato tra il bagno e un'altra saletta di attraversamento con tavolo piuttosto grande. Non mancano le scelte kitch che lasciano talvolta perplessi, come qualche soprammobile e abat-jour di dubbio gusto. Gradevole la musica di sottofondo sia per il repertorio (anche se il disco è sempre quello), sia per il volume basso.
Ma veniamo al cibo che è l'aspetto che più ci interessa. Appena seduti al nostro tavolo una delle due cameriere ci porge il menù. Sapendo già la risposta, chiedo se esiste una carta dei vini ma la scelta dell'Artilafo è quella di affidarsi all'esperienza e alla professionalità del gentile titolare. Scorriamo l'elenco delle pietanze con l'acquolina in bocca e scegliamo, di antipasti, la terrina di porri e pancetta (io) e il budino di formaggio (un erborinato) su composta di pere e salsa di mirtilli (lei): buona e delicata la prima, decisamente più raffinato e 'suggestivo' il budino.

Dimenticavo il vino. Il titolare esordisce: Piemonte, Toscana, Sicilia o cos'altro? Vada per la Sicilia ma voglio provare qualcosa di nuovo e di non troppo potente e dai gradi alcolici contenuti altrimenti la moglie si addormenta al secondo bicchiere. Ci porta al tavolo tre bottiglie di Nero d'Avola in purezza e scegliamo il Rosso 2003 dell'azienda Mirabile, un Igt da 13°: avvolgente, profumato e molto elegante. Ma un locale di questo livello non può continuare a non fornire la carta dei vini, anche nell'interesse dei gestori, credo.

Di primo mi faccio tentare dai paccheri ripieni di dadolata di verdure su pomarola alla maggiorana. Un piatto piuttosto semplice e dalla qualità discreta. I paccheri, seppure siano uno dei formati di pasta più grandi, erano soltanto 4 e la pomarola neanche tanto saporita.
La moglie invece sceglie gli gnocchi di ricotta gratinati con petto d'anatra affumicato e salsa di porri: un piccolo castelletto di gnocchi a forma di disco veramente ricercato e squisito.
I secondi a base di carne sono 'da sballo'. Stracotto di cervo con fonduta di pecorino di fossa: carne eccezionale, impreziosita dalla salsa di formaggio e accompagnata da una mezza sfera di polenta non condita. L'altro secondo è la faraona disossata al forno con le prugne. Superbo anche questo piatto, perfetta la cottura.

C'è spazio anche per i dolci, anche perché sappiamo, per esperienza e per passaparola, che quelli dell'Artilafo sono superlativi. L'aggettivo non è forzato. Di alta cucina dolciaria risultano sia il tortino di cioccolata fondente con mousse al latte e crema di caffè, sia le pere cotte al vin brulé con fonduta di zabaione. Per i dolci chiediamo un vino adeguato da dessert (non messo in conto). Su consiglio del titolare assaggiamo io (sul tortino di cioccolata) un vino mandorlato siciliano (Duca di Salaparuta) molto particolare, e la moglie un moscato veneto di qualità non eccelsa.
Usciamo dal ristorante sazi e soddisfatti della qualità del cibo e appagati dalla raffinatezza dell'ambiente del locale pisano, consapevoli che prima o poi ci ritorneremo, magari con qualche amico. Soddisfacenti anche i tempi di attesa, più che accettabili per un sabato sera con il locale pressoché pieno.

L'Artilafo, quindi, val bene una visita per la piacevolezza dell'ambiente confortevole e, soprattutto, per la bontà delle pietanze che sono originali, mai scontate e in cui si distinguono molto bene i sapori. Ma una lancia a favore dell'Artilafo (vista l'impennata dei prezzi su effetto euro) va spezzata soprattutto per i prezzi, appunto. Onesti. Adeguati alla qualità offerta (addirittura i caffè costano meno che al tavolino di un bar qualsiasi!). Un particolare di non poco conto per una fascia di ristoranti medio-alta in cui il conto finale è ovunque lievitato, talvolta in maniera talmente spropositata - a mio avviso - da far desistere molti potenziali clienti.

Ricapitolando abbiamo preso:

2 antipasti: 12 Euro
2 primi: 16 euro
2 secondi: 22 euro
2 dolci: 12 euro
2 caffè: 2 euro
1 acqua minerale: 1,50 euro
1 vino (Nero d'avola - Rosso - Mirabile 2003) 16 euro
2 coperti: 4 euro.

TOTALE: 85,50 EURO


Awanagana