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L'Altro Mastai Via G. Giraud, 53 Roma Tel. 06.68301296 Aperto solo la sera. Chiuso la domenica e il lunedì. Data recensione : 12/2004 Il locale, a Roma, a due passi da Piazza dell'Orologio, è elegante e curato, non personalissimo, ma complessivamente gradevole. I tavoli, per un ristorante di questo livello, troppo ravvicinati. Il nostro, poi, messo in una posizione di passaggio all'uscita dalla cucina, decisamente infelice (ci hanno chiesto se preferivamo un tavolo più comodo in zona fumatori ma abbiamo declinato, peggio il fumo del rumore). Il servizio è molto cortese ma con alcune ingenuità, anch'esse un po' incongrue con le ambizioni del locale (un piatto servito a me prima che a mia moglie, il vino servito sollevando il bicchiere dal tavolo, anche qui prima il mio, il piattino del pane messo alla mia destra dal cameriere e spostato correttamente a sinistra dal maitre ecc.) Carta dei vini ampia ma non profonda, con ricarichi corretti. Prendiamo 2 menu degustazione (80 ?), chiedendo di cambiare, mia moglie il primo, io il dolce; nessun problema a farlo.Beviamo Tullio di Zamò 2000 (33?) Si comincia con un amuse-bouche di purea di broccoli con foie gras e tartara di anguilla con mela: discreto, decisamente prevalente la purea di broccoli Si prosegue con Mousse bianca di pomodoro con cannolo di mozzarella fondente di bufala:buon piatto, di interessante concezione sia estetica che gustativa, molto "beckiano"(ma l'influenza sarà evidente, nel bene e nel male, in tutta la cena), forse persino troppo piccola la porzione per valutarlo compiutamente E' poi la volta del Fegato grasso d'oca marinato con salsa di fichi e gelato al miele di lavanda: piatto classico, molto ben eseguito dove però l'eccellente gelato al miele di lavanda non si sposa in maniera ottimale col foie gras (avrei preferito un contrasto di quest'ultimo con delle note acide, il pur ottimo gelato non fa che esasperarne la dolcezza) Seguono i Canestrelli al succo di olive verdi e capperi di Pantelleria con seppioline in salsa di burrata: buona l'idea, richiamano i ravioli all'olio d'oliva di Caino, splendide per sapore e consistenza le seppioline. Il tutto manca un po' di mordente, un po' troppo "gentile", anche se la sapidità non fa difetto allo chef. Mia moglie ha preso gli spaghetti con coniglio e cicale di mare, che l'hanno delusa per lo scarso impatto del coniglio Poi è la volta dell'Astice arrostito con purèe di broccoli e foie gras in salsa allo zafferano:per me il piatto più deludente della serata, molto classico, la salsa allo zafferano anche qui troppo "delicata" per dare nerbo al piatto e allontanarlo dal già visto. Da tristellato d'antan (in più riproporre la stessa abbinata foie gras-purea di broccoli del'amuse bouche non è da locale di questo livello) Segue la Crèpinette di stinco di vitello brasato al Barolo su ragoût di pere e funghi porcini con tartufo bianco: grandissimo piatto, vertice della serata. Lo stinco fonde in bocca, sposandosi splendidamente con un tartufo mai dominante anche grazie al ragout di pere, le verdure di contorno, fragranti, mostrano la qualità degli ingredienti e la gran tecnica. Il carrello di formaggi, non enorme ma interessante propone, tra gli altri, un caprino affinato in foglie di tabacco che è una bomba vera (sia io che mia moglie siamo presi da un attacco di singhiozzo, ma, superatolo, resta un grande impatto). Pre dessert di tiramisu con cialda in bicchierino, molto ben fatto. Al dolce: eccellente Soufflé alle pere su ragoût di castagne e frutti di bosco con gelato alla cannella (in menu), degno del gran dessert di Beck. Io, invece, dalla carta scelgo un Semifreddo allo zenzero con ananas e fragole marinate che prometteva meglio del risultato, anche qui per un eccesso di delicatezza nel semifreddo (lo zenzero deve anche graffiare un po', come nel gelato che il vagnon abbina al suo dolce al cioccolato) Si chiude con piccola pasticceria, buona senza sussulti (come i pani che ci accompagnano) Per concludere: non si può parlare male di questo locale, averne a Roma. Il cuoco ha stoffa (è anche una persona simpatica e gentile, è venuto in sale a salutare tutti i clienti, con un fare timido e garbato), tecnica e fantasia. Deve solo osare di più. E qui torniamo all'ispirazione primaria: si legge chiaramente l'influenza di Beck e, come lui, la voglia un po' ecumenica che finisce con il limitare qualsiasi eccesso ma anche col ridurre la "personalità". Per intenderci, per me Genovese osa di più, fa errori ma un piatto indimenticabile e personalissimo per ogni cena te lo lascia. Ancora per dare qualche consiglio:perchè 3 piatti col foie gras? Tentare col fegato di merluzzo o di altri pesci? E lasciar perdere l'astice e il tartufo e magari proporre un menu con ingredienti meno nobili? (anche per poter proporre un menu magari a 60 euro, con ingredienti "del mercato",che faciliti la venuta più frequente ) Insomma, un posto da monitorare nel tempo sperando che le esigenze di business (era pieno di americani) non frenino un sicuro talento. Roberto Bellomo |