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Le trabe
Capaccio - Paestum (SA)
Data recensione : 09/2004


Buongiorno a tutti,
oggi provo un profondo senso di disagio nel pormi davanti al mio portatile e buttare giù qualche riga per raccontare la mia ennesima esperienza culinaria.
In effetti ha sempre incontrato qualche difficoltà nell'avventurarmi in recensioni relative a ristoranti del luogo in cui abito ( lo ricordo, sono di Salerno ), per possibili contaminazioni dovute, in parte, alla sin troppo approfondita conoscenza di culture e tradizioni indigene, ma anche alla influenza della vox populi che, a seconda di come cambia il vento, spinge ora per questo, ora per quell'indirizzo: questa volta però farò uno strappo alla regola e vi regalerò qualche consiglio utile su di un posto dal quale mi aspettavo davvero molto di più.
Ed allora, con il convincimento che per me tutto questo rimane un gran divertimento, ma che le note stonate devono essere messe in evidenza, veniamo al punto della situazione.
Il ristorante "Le trabe", di cui ho sempre sentito un gran bene ( di qui la diffidenza della vox populi di cui sopra ) si trova nella sterminata piana di Paestum, riconosciuta in Italia come la patria della mozzarella di bufala, ma famosa all'estero ( dove forse si guarda prima la cultura e la storia di un luogo e poi i latticini ) per la sua cinta muraria e i suoi templi di architettura dorica, giunti quasi intatti ai nostri giorni e visitati quotidianamente da schiere di turisti.
Il luogo è assolutamente incantevole, lontano dalla confusione della zona dei templi, le varie sale del ristorante sono poste all'interno di un vecchio mulino, mentre all'esterno ruscelli e gazebo garantiscono un minimo di freschezza in questa assolata domenica di inizio settembre. Ad essere sinceri, sono rimasto davvero colpito dalla preparazione dell'ambiente, sicuramente frutto di una profonda ristrutturazione della struttura. Il primo impatto è stato ottimo ed anche il tavolo che ci è stato riservato ( siamo in tre ) era in posizione privilegiata: quando però tutto il resto è un autentico disastro capisci come molte volte si è maggiormente disposti a chiudere un occhio su una apparecchiatura non perfetta che su un piatto preparato male. Dunque, veniamo alle note dolenti.
Non esistendo un menù degustazione ci affidiamo alla carta, nella convinzione, errata, che tutto ciò che era presente fosse stato effettivamente disponibile: in realtà più volte il pur cortese personale è venuto ad avvertirci che ora un primo, ora un secondo, non erano più disponibili. Di per sé la carta è abbastanza varia, pur con qualche banalità, come un antipasto prosciutto e bocconcini, che forse neanche più ai matrimoni.
Comunque come antipasto io ordino una striscia di rombo fritta nelle alghe e riduzione di balsamico: prima di oggi non conoscevo il sapore del rombo dato che non l'avevo mai provato, ed effettivamente posso dire di non conoscerlo ancora visto che nel piatto c'erano praticamente solo alghe fritte e qualche spina di pesce.
Gli altri due ordinano dei primi: taccozzette gamberi e porcini mantecati al provolone e fusilloni cacio uova e zucchetta, inesistente la preparazione coreografica del piatto, scotte le taccozzette, senza alcun sapore e originalità i fusilloni.
Per giunta per avere questi primi piatti abbiamo dovuto attendere la bellezza di un'ora, forse un po' troppo visto il risultato finale.
Passiamo al secondo: non disponibili, in rapida sequenza, la zuppa di calamaretti, che avevamo richiesto, ed il rombo gratinato ( evidentemente era destino che non lo mangiassi ). Io allora opto per un filetto di ricciola alle verdurine cotto nella rete di maiale,buono ma sfilettato male, mentre gli altri due ordinano un filetto di cernia all'uva.
Per dolce avrei preferito un soufflè di pastiera, ma poi scopro che per averlo c'è da attendere circa venticinque minuti, allora ripiego su un banale carpaccio di ananas.
Il pasto è stato accompagnato da uno Scheria bianco cantina Pietratorcia del 1998 ( 26 euro ), un riuscito "intruglio" ischitano di biancolella ( 50% ) e fiano ( 50% ).
Conto finale 115 euro, che potrebbe anche non essere esagerato se tutto fosse andato per il meglio, ma poi ci viene detto che sui secondi ci è stata fatta un'attenzione visto che hanno dovuto ridurre le porzioni della cernia perché in cucina stava finendo ( tanto per cambiare ).
Cosa dire, un posto stupendo frutto di una attenta cura del dettaglio non accompagnato da una pari attenzione per la cucina, il pranzo è stato un piccolo disastro, ma la convinzione con cui vado via è che probabilmente sono stato io ad indovinare la giornata sbagliata, non fosse così ci sarebbe davvero di che riflettere.
Un saluto e, alla prossima.


Alessandro