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La risacca Panarea (ME) Data recensione : 08/2004 Buongiorno a tutti, la vacanza in barca a vela, si sa, garantisce stupende giornate di mare, che diventano memorabili quando lo scenario è quello delle isole Eolie, ma comporta anche difficoltà nel preparare cene adeguate, data la ristrettezza degli spazi e la assoluta mancanza di voglia di mettersi ai fornelli. Dunque, per sfuggire alla interminabile teoria di pasta asciutta, con l'aggiunta o meno di tonno, sono riuscito finalmente a farmi indicare, in questa piccola quanto incredibile isola, un buon indirizzo dove ritrovare profumi e sapori della Sicilia e della sua cultura gastronomica. Il contesto in cui si inserisce la cena è di quelli che si desiderano da una vita, così incontrerò qualche difficoltà nel trovare dei nei ad una serata che rimarrà comunque indimenticabile. Cercherò allora di essere il più lucido ed attento possibile per garantire a chiunque legga questa mia recensione un giudizio equo e critico su un locale il cui nome era già giunto al mio poco attento orecchio. L'atmosfera, comunque, è delle migliori: il ristorante è posizionato su una terrazza che affaccia sul porticciolo di Panarea, l'arredamento è di effetto, con le tipiche maioliche di Caltagirone che spiccano qua e là sulle sedute in muratura a dare un tocco di colore all'ambiente, originali cuscini e teli che strizzano l'occhio ad un gusto etno chic che da queste parti va per la maggiore. L'apparecchiatura ne viene un pò di conseguenza, con piatti adagiati su sottopiatti di paglia intrecciata: tutto il servizio è comunque di prim'ordine. L'unica sala, naturalmente all'aperto non è di grosse dimensioni ( non più di trenta-quaranta coperti ), ma offre privacy vista da poche altre parti. Peccato non aver potuto cenare in uno dei tavoli affacciati sul porto, pur avendo avvertito con un certo anticipo è pur sempre il dieci di agosto e bisogna accontentarsi di quello che c'è. La partenza, per la verità, non è delle migliori, appena seduti ci viene proposto un'appetizer davvero poco originale: crostini con patè di olive e pomodorini. A parte la scarsa inventiva nella scelta degli ingredienti il pane utilizzato era davvero pessimo: sarà stato almeno del giorno prima. La carta che ci viene presentata prevede diversi fuori menù così ci lasciamo consigliare dall'ottimo personale, la carta dei vini è invece ristretta all'osso ( avrò contato non più di venticinque etichette ) ma con nomi di prim'ordine. A tavola siamo in quattro e ci lasciamo entusiasmare da un antipasto composto da un tris di carpaccio di pesce affumicato accompagnato da un delicatissimo assaggio di risotto al nero di seppia. Il piatto prevedeva tonno, salmone e pesce spada: trattandosi di un antipasto facilmente rintracciabile in molti menù, l'eccezionalità andava ricercata proprio nella qualità della materia prima, che era delicatissima. E' a questo punto che mi rendo conto che l'appetizer è stato solo un brutto incidente di percorso. La cena prosegue con il secondo: io ordino un filetto di cernia all'eoliana: ancora una volta la straordinarietà del piatto non sta nella ricercatezza degli ingredienti, essendo la cernia accompagnata da un sughetto di pomodorino, olive e capperi, quanto nella stessa freschezza del pescato, nella ricercatezza della mise en place e nella delicatezza del condimento, che non ha mai coperto il sapore della cernia. E ad ulteriore conferma della qualità di quest'ultima si pone anche un'ulteriore preparazione, alla brace, in cui ci viene presentata. Dal menù scoviamo anche una ricciola al pepe nero, anche se per questa, non avendola assaggiata, devo fare affidamento sui giudizi dei miei commensali che, comunque, sono stati assolutamente entusiastici. Come dolce io opto per un sorbetto al limone, gli altri invece ordinano una mattonella di cioccolato e nocciola con ricotta. La cena è stata accompagnata da due bottiglie di ottimo Casalj Tebuta Rapitalà ( 27 euro a bottiglia ), un bianco da 13,5° che ha dato un tocco di entusiasmo e di vitalità a tutte le portate. Il conto è stato di 240 euro, tutto sommato un prezzo equo se si considera il fascino dell'ambiente, la ricercatezza della materia prima e la competenza del personale. In conclusione un ristorante che ha il suo punto forte non nella originalità dei piatti quanto nella ricerca dell'optimum nella selezione delle materie prime, sicuramente un indirizzo da consigliare a quanti si trovino a transitare anche solo per una sera su questo piccolo, indimenticabile scoglio. Un saluto e, alla prossima. Alessandro |