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Osteria di San Cesario Via F. Corridoni, 60 San Cesareo (Roma) Telefono ristorante : 06.9587950 Fax 06.9587950 Data recensione : / San Cesareo si raggiunge da Roma in poco piu' di mezz'ora di auto. Il ristorante si trova proprio al centro del non particolarmente suggestivo paese. L'ambiente esprime pienamente lo spirito di un locale "casereccio" ma attento ai particolari. A parte lo stretto corridoio che porta alla sala principale, e' abbastanza ampio. I tavoli sono piccoli, come si conviene ad una vera osteria, ma i bicchieri sono giusti e le posate cambiate continuamente. La carta dei vini non e' molto grande ma contiene etichette celebri con ricarichi onesti. Buona scelta di etichette laziali. Il Bue Apis a 30 euro e' terminato per cui optiamo per Vigna del Vassallo 2001 di Colle Picchioni a 25 euro (ricarico di circa il 30% rispetto all'enoteca). Menu recitato a voce (qui si puo' perdonare, anzi, aiuta a entrare nello spirito del locale) e cucina decisamente legata alla tradizione ed al territorio. Ogni piatto viene spiegato nel dettagio. Di ogni carne si conosce l'allevatore e il pascolo. Di ogni contorno selvatico la collina dove e' stato raccolto. E' divertente ascoltare un menu recitato quasi fosse uno stornello romanesco, con tanto di ricordi e piccoli aneddoti. Il "povero nonno" che apri' la macelleria settanta anni fa. I piatti "proibiti" offerti con un godereccio e anarchico compiacimento. La cuoca, deus ex machina di tutto questo, che garbatamente porta il piatto in tavola perche': "l'ho appena fatto e nun se po' fredda'". Tutto e' parte di una continua rivendicazione di radici e tradizione. Del tanto e del buono. Delle porzioni abbondanti e del "tu" d'ufficio. Se ci si lascia trasportare quasi si sente il bisogno di ringraziare il maiale che ha fornito la ventricina. Il pastore che alleva i montoni. La pecorella che "è proprio pecorella pecorella...." la immagini correre felice e belante verso le materne braccia della macelleria di famiglia, consapevole e orgogliosa del proprio sacrificio. La cucina? Sicuramente la migliore cucina romanesca di stampo tradizionale che abbia mai provato. Dopo il discreto antipasto misto (fagioli con le cotiche, trippa, ricottina, frittatina e altri gustosi stuzzichini) abbiamo preso: - un'ottima pasta fatta in casa con asparigi selvatici (leggermente amarognoli. Decisamente gustosi). - un'ottima pasta fatta in casa con ventricina di maiale (da scarpetta) - una buona "pecorella" stufata con contorno di "vera" misticanza di stagione Come dolce ci limitiamo alla pasticceria secca: crostata, ciambelline e amaretti. Uno piu' buono dell'altro (infatti chiediamo il bis e poi il tris). Accompagnamo con un vino dolce trentino. Chiudiamo con due Armagnac e ci viene fatto assaggiare un distillato di sambuca e china del Lazio (originale). Conto finale per due persone di 100 euro (la cantina ha influito per 32 euro la cucina per 68). Nonostante le mie previsioni pessimistiche, nessuna pesantezza eccessiva ha turbato i miei sogni. Che dire altro dire? Sicuramente un posto da consigliare. Prolet |