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Il Violino Rosso
Via Donghi 172R
Telefono ristorante: 010511412
Giorno di chiusura: lunedi
Data recensione : 03/2004


La zona che ruota attorno all'Ospedale S.Martino non è particolarmente invitante per esperienze gasronomiche,Via Donghi in particolare ha una viabilità sempre congestionata con difficoltà di parcheggio cronica. In un simile contesto assume maggior risalto il tentativo che un giovane chef stà portando avanti da circa un anno,tanto il tempo trascorso dall'apertura del "Violino Rosso", laddove prima albergava un anonimo "cinese".
Il ristorantino è carino,si sviluppa su due piani con soppalcamento,la cucina al piano terra dove è pure presente un forno che in alcuni giorni della settimana sforna gustose pizze.
All'ingresso venite accolti dalla giovane moglie del proprietario che vi accompagna al tavolo, tovaglie ed arredamento (invero spartano) virano al rosso così come la tappezzeria del locale.
Da una carta piuttosto articolata con piatti della tradizione ligure e innovazioni ardite abbiamo scelto:
dadi di fegato di vitello in rete di maiale con salsa di mele e rafano, baccalà marinato con guacamole e cipolla croccante, salamini di palamita nostrana e insalatina, poi ai primi mezzelune ai ricordi di "ghira"
(piatto fantastico, dove le mezzelune ripiene di gelatina in brodo erano adagiate su un letto di trippa accomodata delicatissima e soave), risotto ai carciofi mantecato al patè di lardo e rosmarino con rognoncini spadellati (carciofi un poco penalizzati dal rognone, molto gustoso), poi ancora magro di agnello all'uccelletto e cavolo nero (piatto equilibrato e ben riuscito) ed un morbidissimo guanciale di maiale stracotto al vino rosso. Con un menù quasi esclusivamente terragno abbiamo abbinato un Santadi Rocca Rubia Riserva 2000 (Carignano in purezza).
La carta dei dolci (piccola ma abbastanza interessante) propone piatti in abbinamento con alcuni vini al bicchiere, noi abbiamo scelto tegole con spuma al cacao e pere cotte e un più classico tortino al cioccolato caldo e la sua salsa.
Come sempre andando fuori dai canoni abbiamo scelto noi gli abbinameni enoici ed abbiamo degustato un superbo Latinia 2001 (nasco in purezza fatte appassire sulla pianta e con breve passaggio in barrique di quarto passaggio) sempre della Cantina Sociale di Santadi (CA) ed un passito di Pantelleria Ben Ryè millesimo 2002 di Donnafugata.
Alle somme:ci siamo trovati bene in questo giovane ristorantino, i proprietari sono animati da buona volontà (lo testimonia la carta dei cibi, decisamente ardita per queste latitudini e per il gusto spesso troppo tradizionalista dei genovesi), carta dei vini in divenire che privilegia piccoli produttori con alcune punte di diamante, i ricarichi onesti.
Tra le cose che non ci sono piaciute: la bottiglia di vino che arriva in tavola stappata, la mancanza di bicchieri adeguati al vino scelto, brutti bicchieri da acqua (da osteria), una certa ritrosia al dialogo di chi è in sala (si faranno!). Conto onesto:40 euro pro capite con i vini.
Forza ragazzi, non mollate, a Genova c'è bisogno di aria nuova !


Maurizio Bavazzano