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Cracco Peck
Via Victor Hugo 4 20123 Milano
Tel. 02.876774 Fax 02.876774
Giorno di chiusura : sabato a mezzogiorno e la domenica
Data recensione : 11/2003


Incominciamo dalle (poche) note negative.
Il locale, secondo me, non e` bellissimo: si sta molto bene, ma forse e`
un po' troppo spoglio.
Poi, il servizio e` si` ottimo, ma ogni tanto qualche cameriere fa
qualche gaffe (...una in particolare e` stata memorabile: "Angelo
Valentini").
Poi, forse, ma forse forse, e in maniera praticamente ininfluente,
qualche precottura di troppo (ma ho notato un magistrale uso del
sottovuoto).

Passiamo ai piatti.
Ci sono stati tre favolosi "fuori programma" rispetto ai piatti
menzionati sull'utilissimo foglio con il menu (e, cosa graditissima, con
l'elenco dei
vini presi) che gentilissimamente hanno dato a me e alla persona che era
con me, ma (visto che la memoria, come voi ben sapete, non mi aiuta)
parlero` solo dei piatti menzionati sul foglio.
Questi ultimi sono stati:
Tuorlo d'uovo marinato con carciofi e sedano rapa;
Crema di curcuma e calamaretti;
Noci di capesante alla piastra con bietole e olive fresche;
Crema di riso, ricci di mare e caffe`;
Petto di piccione allo spiedo con mais, giuggiole e sugo di nocciole;
Cotenna di maiale, potimaron, funghi trombette e verza cruda;
Miele d'acacia con caprino e tartufo;
"Zuppa" di cioccolato, crema all'arancio e granita al melograno.

I vini sono stati:
Annamaria Clementi 1996 Ca' del Bosco (come aperitivo);
Trebbiano d'Abruzzo 1998 Valentini (e allo stesso prezzo era offerto il
94, con l'ovvia intenzione di svecchiare la cantina);
Barolo Cicala 1996 Aldo Conterno;
Porto Vintage 1995 Fonsecas (sulla "Zuppa" di cioccolato).

Il conto, secondo me veramente onestissimo in rapporto a quello che
abbiamo preso, e` stato (in due) di 355 euro.
Questa e` la prima nota di merito, oltre al fatto, rarissimo nella
ristorazione italiana, che i signori del ristorante Cracco-Peck sono
onesti e sinceri: niente bugie, e assoluto rispetto per le critiche
competenti; consapevolezza della propria bravura si`, ma mai quel
parlarsi addosso, dicendo di essere i migliori senza pensarlo e per il
solo scopo di plagiare la mente del cliente; consapevolezza della
non-bravura di molti colleghi si`, ma mai quel parlar male dei colleghi
per portare acqua al proprio mulino (come fanno, ad esempio, tutti quei
ristoratori che sanno benissimo di essere meno bravi di Vissani ma che
cercano di convincerti, con le parole piuttosto che con la cucina, del
contrario).

Ora, detti i fatti, passiamo alle opinioni!

Ebbene, signori, qui ci troviamo di fronte ad un genio assoluto.
Conosco molto bene (ma veramente bene) la cucina di Vissani, quella di
Pierangelini, quella di Alajmo, eccetera, ma qui siamo su un altro
pianeta: Carlo Cracco e` unico, i suoi piatti sono incredibilmente
vicini al mio ideale di cucina.

Piatti troppo sapidi? Non diciamo cavolate: Carlo Cracco sa usare
ugualmente e straordinariamente bene sia il "fortissimo" sia il
"pianissimo".
Piatti provocatori? Non sono provocazioni vuote, ma tentativi
(meravigliosamente riusciti) di espansione della forma, espansione del
linguaggio dei sapori, ad esempio mediante l'uso (meraviglioso)
dell'amaro; Carlo Cracco ha un registro espressivo (gastronomico,
ovviamente) che e` semplicemente di un altro pianeta rispetto a quello
di qualsiasi altro cuoco di cui io abbia provato la cucina (e vi ho
detto che conosco veramente bene la cucina di Vissani, Pierangelini,
Alajmo, eccetera).

Nessun piatto anonimo, nessun piatto "buono ma niente di piu`".

Per farvi capire cosa intendo: i peggiori piatti della serata sono stati
l'ottima Cotenna di maiale e l'ottima Crema di curcuma e calamaretti
(buoni e freschi i calamaretti).

Signori, se questo ristorante c'e` da meno di tre anni ed e` gia` cosi`,
io sono convinto che nel giro di poco tempo diventera` l'indiscusso
miglior ristorante d'Italia e non solo.

Orgasmico il Tuorlo d'uovo marinato, che e` "musica" salata, dolce,
acida, salata, provocatoria negli odori (e io adoro l'odore dell'uovo
marinato) come nei sapori.
Geniale l'uso della semantica dell'amaro, e splendido il matrimonio del
sapore delle capesante con l'odore delle olive, nelle Noci di capesante.
Equilibrata, perfetta, la brahmsiana Crema di riso con ricci di mare e
caffe`, con quel meraviglioso profumo di mare e con quel caffe` che, non
so per quale motivo, mi ha dato una piacevolissima, lievissima
sensazione di piccante.

E poi il favoloso piccione: cottura perfetta, proporzioni azzeccatissime
fra gli ingredienti, temperature perfette, abbinamento geniale: un
capolavoro: il piatto "libero" di base il piccione, ossia la freccia
universale dal piccione al funtore dimenticante tra la categoria dei
piatti alla categoria delle materie prime.

E poi... e poi il miglior piatto della serata, signori: il Miele
d'acacia con caprino e tartufo (bianco), un piatto attraverso cui
traspare l'eccezionale maestria di Cracco nell'uso del tartufo
(sicuramente, secondo me, Cracco e` il piu` bravo, fra gli chef di cui
abbia provato la cucina, nell'uso del tartufo). E che profumi! Il
profumo del tartufo bianco (di qualita` eccellente), del caprino (di
buona qualita`), del miele d'acacia (il cui profumo io adoro)... che
meraviglia!

Lo ammetto, il Miele d'acacia con caprino e tartufo, nonostante il nome
suggerisca il contrario, non e` un piatto di facile comprensione: e` un
piatto che pochi possono capire. E a me piace cosi`! Mi piace chi va
per la sua strada, senza dar retta a nessuno, facendo quello che gli
viene da dentro.
Del resto, per fare quel tipo di cucina nel centro di Milano e con
quella clientela, ci vuole un coraggio intellettuale non indifferente.
Bisogna strafregarsene di poter essere politicamente scorretti o di non
essere capiti. E io spero che Cracco continui cosi`, su questa via
autentica, senza mai approdare alla "ruffianaggine".

Anzi, il mio sogno sarebbe quello di avere tutti i piatti come quel
meraviglioso Miele d'acacia con caprino e tartufo, piatto che solo i
(purtroppo numerosissimi) cervelli gastronomicamente vuoti (come quello
del mio commensale) possono trovare stucchevole e decidere di lasciare
li` nella coppetta (...Sergio, perdonami).

E passiamo alla "Zuppa" di cioccolato: presentazione compatta, con la
natura caotica del piatto che si rivela quando lo mangi: un
meraviglioso, provocatorio "pasticcio": non aspettatevi che i sapori si
sposino come nei soliti "flan al cioccolato con salsa all'arancia": e`
tutto un altro discorso, per via della veste cremosa dell'arancio e del
cioccolato stesso, e per via dell'affascinante granita al melograno che
ricopre il tutto (chissa` come mai avevo pensato, erroneamente, all'uso
del Pacojet) e che meravigliosamente si sposa con il tutto. Stupendo il
matrimonio del sapore del melograno con gli aromi del cioccolato e il
profumo della crema all'arancio.
Un piccolo appunto: l'arancio non e` l'albero?

Tre ottimi tipi di pani serviti; stupendo quello all'olio extravergine
d'oliva (taggiasca).

Ottimi gli oli usati in cucina, e magistralmente usati (io faccio molto
caso a quest'ultima cosa: adoro le cucine che esaltano l'olio
extravergine d'oliva nella preparazione di un piatto).

Ottime tutte le materie prime, ottimo in particolare il piccione (tra i
migliori da me mai mangiati).

Ma, per quanto riguarda le materia prime, si puo` sempre fare di meglio
e io spero che Cracco faccia sempre di meglio: mai fermarsi nella
ricerca del meglio in assoluto! (cosi` come anche non bisogna mai
fermarsi nella ricerca tecnica e nella ricerca concettuale)

Io spero che i signori di Cracco-Peck non pensino di avermi
"conquistato" e per questo motivo, la prossima volta, calino o non
alzino il livello; in questi ultimi due casi non mi risparmiero`
stroncature da diffondere quanto piu` e` possibile nel mondo dei
gourmet.
Il fatto che io parli bene di qualcuno non significa affatto che ne
voglia parlare sempre bene anche nel caso in cui il livello cali o resti
uguale! Se il livello non sale, indipendentemente dal fatto che sia gia`
eccellente, io stronco e faccio di tutto per diffondere la stroncatura
urbi et orbi.

Comunque, per il momento... ...cari milanesi, io che sono campano vi
invidio: avete, a mio avviso, il miglior ristorante d'Italia (e vi
ripeto, ancora una volta, che conosco benissimo i ristoranti di Vissani,
Pierangelini, Alajmo, eccetera).

(voglio aggiungere che io penso che la cucina non sia estranea al
dialogo interdisciplinare culturale, artistico e, secondo me, anche
scientifico; possono i poeti ignorare i grandi pittori loro
contemporanei? in genere, tranne alcune eccezioni che ci sono sempre,
no... e allora per quale motivo i cuochi potrebbero??)


G. Lagnese