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Osteria dell'Angelo
Orvieto (TR)
Data recensione : 06/2003


Sulla spinta dei giudizi positivi letti su forum e newsgroup, abbiamo deciso di pranzare al ristorante "Osteria dell'angelo" di Orvieto sabato 21 giugno 2003.
Qualche mese fa abbiamo visitato un altro ristorante di Oriveto ("I sette consoli") vivendo una delle nostre migliori esperienze gastronomiche degli ultimi tempi. Il fatto che molte recensioni davano l'"Osteria dell'angelo" come miglior ristorante della cittā, ha caricato la nostra visita di grandi attese. Premetto che, putroppo, quelle attese sono state deluse.
Il locale si trova al margine di una piazza non proprio centrale di Orvieto (il Duomo si trova a circa un Km). Facile da trovare con parcheggi sulla piazza stessa.
Entrati, la prima cosa che ci ha colpito e' l'eccessiva sobrieta' dell'ambiente: pareti bianche e nessun quadro. Appena entrati il mio sguardo va su una macchia di umidita' proprio al centro della parete, unico involontario decoro del locale. I tavoli sono sette, i coperti poco piu' di trenta. L'ambiente non e' molto solare perche' le uniche due finestre sono piccole e non fanno passare luce naturale esterna. I tavoli sono spaziosi le sedie munite di comodi braccioli. Le tovaglie sono sobrie come l'ambiente e la posateria discreta. Su ogni tavolo dei graziosi fiori. Non e' consentito fumare. L'aria condizionata mitigava egregiamente gli infernali 35 gradi esterni.
La carta dei vini e' discretamente fornita sia di etichette nazionali che estere. Deludente l'offerta di etichette regionali. Scelta limitatissima di vini al bicchiere. Ho richiesto un bianco per accompagnare un antipasto di pesce e mi e' stato proposto l'Orvieto Classico Bigi, unico bicchiere disponibile (a "i Sette Consoli" avevano, tra gli altri, il Cervaro della Sala alla mescita). Scelgo di abbinare acqua al mio antipasto di pesce. Ricarichi abbastanza pesanti, intorno all'80% sul costo in enoteca. Abbiamo optato per un Harmonium 2000 - Firriato (Nero d'Avola in purezza) al costo di 34 euro (in enoteca a 20 euro). Il vino e' stato aperto correttamente ed i bicchieri avvinati con grande cura. Strano il comportamento della sommelier che dopo aver fatto assaggiare il vino al sottoscritto ed aver ricevuto l'assenso, ha fatto assaggiare il vino anche a mia moglie ottenendo l'assenso anche da lei (forse serviva una votazione plenaria?).
Dopo il primo calice il bicchiere non e' stato piu' riempito dal personale di sala. Il menu non e' molto vasto e alcuni piatti presenti in carta, ci e' stato detto a voce, non erano disponibili. Su tre dolci in carta uno non era disponibile, costringendoci a scegliere gli unici due superstiti. Siamo stati accolti con un discreto flute di bollicine (non so quale, non ho avuto modo di leggere l'etichetta).
Non ci e' stato portato alcun appetizer (austerita' del sabato pomeriggio?). A quanto ho visto nessuno dei 4 tavoli occupati e' stato accolto con un appetizer. Scelgo l'unico menu degustazione disponibile mentre mia moglie sceglie dalla carta. La sua scelta non e' stata molto ampia, perche' tra piatti gia' presenti nel mio menu e piatti assenti ha dovuto scegliere tra i pochi restanti. Il menu degustazione e' composto da 5 portate (2 antipasti, un primo, un secondo, un dolce) e costa 35 euro. Non deve necessariamente essere ordinato da tutto il tavolo (come avviene, invece, per "i Sette consoli"). Il pane ci e' stato portato dopo mezz'ora che eravamo seduti. Scelta limitata a due soli tipi di pane: pancetta e senza sale. Ecco il giudizio sui piatti degustati: Sformato di sogliola e scampi in fondente di verza e burrata Il miglior piatto assaggiato. La delicatezza del pesce si sposava perfettamente con la fondente di verza e burrata. Splendido anche l'olio d'oliva utilizzato. Flan di pecorino di Pienza su vellutata di porcini e patate (sufficiente) Prosciutto stagionato con formaggio caprino al pesto d'olive (banale. Replicabile in casa senza difficolta' di reperimento delle stesse materie prime) Cannelloni gratinati con stufato d'anatra al vino rosso su fonduta di pecorino (discreti) Gnocchi al pesto di pomodori secchi con bottarga di tonno e vellutata di stoccafisso (buoni, anche se il sapore dello stoccafisso caratterizzava eccessivamente il piatto) Carre' d'agnello in crosta di nocciole tostate con flan di spinaci (Buono. Materia prima di qualita') Tagliata di manzo al rosmarino con verdure rosolate (Buona) Tortino di cioccolato con salsa di cioccolato bianco all'arancia (sufficiente) Creme broulč al gianduia con pera al Barolo Caramellata (sufficiente) Chiudo con un Rhum e successivamente due caffe' (sufficienti). Non esiste una carta dei distillati. Ho scelto il mio rhum direttamente tra le bottiglie presenti in un armadio.
Tutto sommato la cucina e' discreta, ma senza grandi spunti. Il servizio e' distaccato anche se pienamente sufficiente. Il conto finale e' stato di 119 euro cosi' ripartiti: 35 euro - Menu degustazione 34 euro - Vino rosso 12 euro - secondo piatto 10 euro - Primo piatto 8 euro - Antipasto 7 euro - Rhum 5 euro - dolce alla carta 4 euro - caffe' 2 euro - coperto (!) Era da molto che non trovavo il coperto in conto. Pane e flute di bollicine omaggio. Come anticipato, siamo usciti da questo locale delusi.
Ci aspettavamo molto di piu'. Riteniamo "i sette consoli" ristorante di ben altro spessore, sia in cucina che in sala. Non sono sufficienti 30 euro in meno nel conto per colmare questa distanza. Sia chiaro, se questo ristorante fosse vicino casa nostra lo visiteremmo un paio di volte l'anno. Pero' a nostro avviso non vale i 120 km da Roma. Ovviamente, secondo il nostro gusto.


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