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Locanda Solarola Via Santa Croce 5 40023 Castel Guelfo (BO) Italy Tel 0542 670102 - Fax 0542 670222 Data recensione : 03/2003 Polvere di stelle nel cielo imolese: Locanda Solarola di Paolo Maria Mariotti Vi sono dei luoghi reali che traggono una innata capacità di diventare indimenticabili dal semplice loro manifestarsi, dalla forza espressiva - interiore- e dalla suggestione visiva, tanto da trasformarsi subitaneamente - e a ripensarci ancor di più- in luoghi della mente. Vi sono angoli nascosti, legati alla terra, dall'indicibile fascino. Vi sono piccoli luoghi magici e muti che conservano luminosi tratti del loro passato; sono ineludibilità e orgoglio della storia, con nessuna dimenticanza; sono fasti che parlano. Vi sono luoghi che a viverli ti trasmettono improvvisa l'emozione dello straneamento, della intimità e della partecipazione in modo vero e fulminante. Vi sono luoghi che hanno da esser visti e vissuti per solo riuscire a sfiorarne la profondità e il mistero, la verità e la storia. A me capita a volte di incontrarne, per fortuna; quasi sempre, guarda un po', in contesti che niente hanno a che vedere con negozi, traffico e quotidianità, niente di tutta questa aleatorietà. Sono contesti di pura e nuda concretezza, fatti di terra, pietre e cielo, che ti danno con la forma e con l'odore, con lo spazio ed i colori la sensazione armonica del tutto. Semplicemente la naturalezza. Il tuffo al cuore che te ne deriva è vulnerabilità carpìta di un giorno, mai violata, da raccogliere e tenersi stretta tra i ricordi più belli di cui tenti di cesellare e affollare la mente. L'indomani, prima di rituffarti nella quotidianità, ti svegli e senti che sei diverso, dopo che a quei posti hai sognato di appartenere. Ebbene, uno di questi posti ve lo voglio raccontare, ma siccome molte delle suggestioni vanno aldilà della parola scritta - non fai in tempo a fissarle, il turbinìo dei pensieri è tale che lo scrittore si ammutolisce- ve le lascio solo immaginare, invitandovi magari a prendervi il tempo per visitarlo, mentre vi racconterò soltanto delle suggestioni golose e pagane, fissate sul foglio e trasmesse così alla memoria, che in qualche modo - e capirete subito il perché- fanno parte del contesto. Eh sì perché in uno di quei contesti lì, in luogo solitario e immenso, punteggiato da vigne campi e cielo (cielo profondissimo e vicino), e da una strada bianca bianca di campagna, ci sta uno splendido Agriturismo, da appena quaranta anni a guardia della campagna bolognese e che al suo interno ospita tutto ciò che fa un ristorante, e anche di più: siete arrivati alla Locanda Solarola. Un po' di fredda geografia dopo tutto questo sciorinare beato: ci troviamo nella provincia di Bologna, quella profonda e trasognante dei colli Imolesi, che dire legata al vino è dire poco. Più precisamente ci troviamo ad una manciata di chilometri da Dozza e dal suo Castello sede dell'importante Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna. Venendo al sodo, beh, non potrete non rimanere affascinati dall'ambientazione, dagli esterni così caldi di roccia viva, cangianti con la luce del giorno, dalla geometria intima e bella degli infissi che aprono alle vigne, soprattutto dagli interni, coccolati e studiati in ogni angolo, che contribuiscono a ricreare un'atmosfera calda e raffinata, silenziosa e rilassante, quale quella che solo un piccolo locale di charme campagnolo, raccolto e a misura d'uomo, vi può regalare. Quando entri ti imbatti nella piccola ed elegante reception, che apre su un bellissimo salotto, d'attesa o da aperitivo, da fumo o da distillato, da quello che vuoi. Più in là il cuore del ristorante, la saletta da venti posti, arredata con garbo e poche ridondanze da svariati oggetti d'epoca e modernariato : nel mio ricordo conservo i quadri (soprammobili va da sé), finissime candele; i tavoli sono ben distanziati, il tovagliato e l'apparecchiatura curati ed elegantissimi. Colori tenui, perfino della housse che avvolge ogni sedia, soffusa l'illuminazione, frusciante e silenzioso il servizio. Lì sei nel regno di Valentino Permiani e di Antonella Scardovi, l'indiscussa patron della cucina. Una storia di attaccamento e costanza, dedizione ed impegno la loro, iniziata ben 15 anni fa e io mi cruccio di non averli conosciuto prima ma sono altrettanto felice di averlo fatto ora e di raccontarvi la loro cucina di un giorno, anzi di una sera di febbraio, sera freddissima e tagliente quanto luminosa e limpida, con un mare di stelle a picco nel cielo e una voglia matta di farsi coccolare attorno a un focolare. Dopo un millesimato a mò di benvenuto, un flan di cavolfiore con zabaione parmigiano e tartufo bianchetto apre le danze e ci accoglie con il suo accompagnamento di pani di ogni razza, quindi un risotto mantecato con quaglia e carciofi in salsa di casatella e pepe verde all'insegna della delicatezza e dell'equilibrio. Per secondo un petto d'anatra con prugne caramellate al pepe nero e spuma di Roquefort e un Mignon di maialino in crosta di spezie con salsa di fichi e senape e sformatine ai porri. Il dessert costituisce l'ennesima riproposta di un matrimonio d'amore: un tortino caldo di pere con salsa al vino rosso e chiodi di garofano e un parfait al caffè in cestino croccante con salsa mou all'anice. Le notizie al contorno vedono una carta dei vini notevole che dimostra una rigorosa attenzione nella scelta. Garbato e puntualissimo il servizio. Infine, un incontro con Antonella, l'anima di cui vi dicevo; ti appare timida e introversa non dimorando in lei l'autocelebrazione, e non parla poi tanto di influenze e passioni professionali, pur trasparendo vivida la curiosità nell'apprendere e nell'annusare l'aria che tira in quella che chiamano la grande ristorazione. D'altronde, ha parlato per lei la sua cucina, terragna ed equilibrata, di attenta e curata composizione, senza ridondanze o smaccature, giocata sul cuore e sulla tecnica, cosparsa di spirito e vis innovativa su una base certamente legata alla tradizione del territorio. Ha parlato tutta la sera con la sua cucina ed è chiaro che dopo tanto parlare uno si senta svuotato. A maggior ragione se insieme alle parole ci mette anche i sogni. Usciamo quindi sotto il cielo terso della notte imolese - sopra di noi un mare di stelle - mentre dall'Osteria se ne esce, ad incontrare cielo, silenziosa, una sottile, dorata scia di polvere. Di stelle anch'essa. Paolo Maria Mariotti |