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Pinocchio
Borgomanero (NO) Per il terzo anno consecutivo, ho deciso di testare un ristorante rinomato alla prova della festivita' di Pasqua. Dopo l'esperienza positiva degli anni scorsi al Combal di Almese e al Dolce Stil Novo di Cirie', quest'anno abbiamo puntato piu' in alto (non solo geograficamente... :)) ) e siamo andati a Borgomanero al Pinocchio. Aperto da quasi quarant'anni e da almeno una quindicina ad altissimo livello, secondo le principali guide italiane, il Pinocchio e' facile da raggiungere, poco lontano dal centro di Borgomanero. Le sale principali sono due: una molto accogliente ed elegante alla destra dell'ingresso e una, decisamente grande, per banchetti e festivita' alla sinistra. Nel menu' e' cortesemente ma fermamente indicato che il fumo non e' gradito in sala, ma esiste un apposito salottino: mi e' sembrato un sogno trascorrere un intero pranzo all'aria "buona e pulita". Logicamente domenica siamo stati nella sala grande, meno raffinata ma comunque piacevole e luminosa e addobbata, per l'occasione, da splendide azalee. Naturalmente moltissimi tavoli con i numeri piu' svariati di commensali. Per Pasqua era previsto un menu' degustazione piuttosto abbondante ed ampio ma, prima dell'inizio, veniva specificatamente richiesta ad ogni tavolo l'eventuale necessita' o esigenza di sostituzioni. I vini (di livello comunque piu' che valido) erano inclusi nelle 150mila lire della proposta. Dopo un appetizer (in realta' un vero e proprio antipasto) costituito da una buona terrina di lago (con due pesci, uno chiaro e uno rosato) con il brut Collefino di Dessilani, iniziava il pranzo. Ad altissimo livello tutti e tre gli antipasti: sublime il Salmone Selvaggio con passata di Piselli e Zafferano, tiepido e senza neanche una spina, niente affatto stopposo, come purtroppo spesso capita. Semplicemente eccezionale l'Uovo in Piedi con Bagna Caoda delicata e piccole Verdure: l'apparenza e' di un cilindro simile ad un flan ma, in realta', si tratta di un bianco d'uovo al cui interno si cela, ovviamente, il tuorlo. Un vero azzardo presentarlo per oltre cento persone e una scommessa riuscita. Con questi due antipasti veniva servito il Flavo, Chardonnay di Rocche di Costamagna, corretto e equilibrato. Il terzo antipasto era un abbondantissimo Fegato Grasso d'oca di Mortara accompagnato da pan-brioche e dolcissimi tarocchi caramellati. Veramente valido. In abbinamento Pomino Vin Santo 1992 di Frescobaldi. Non stravedo per il Vin Santo ma sono reduce da una degustazione di (ventuno!!!) passiti italiani organizzati dalla Condotta Torinese di Slowfood e mi rendo conto di cominciare ad esagerare... Gli Agnolotti alle punte d'Ortiche erano eccezionali, con un ripieno perfetto e la pasta di spessore minimo. Veniva proposto un bis che non mancavo di accettare. Il menu', con il primo e il secondo, prevedeva in accompagnamento un Terre di Franciacorta Rosso di Ca' del Bosco, ma Paola Bertinotti, la sommelier, nonche' figlia del titolare, ci proponeva il "Caramino" un Fara (Nebbiolo di Fara Novarese) molto vellutato ed adatto a queste pietanze. Seguiva un eccellente Spiedino di Lumache Opercolate di Borgo San Dalmazzo poi il Capretto della Val Sesia, servito in una prima versione con patate alle erbette e nel successivo bis con delle taccole. Sara' la mia idiosincrasia per la carne ovina (del resto obbligatoria per tradizione), ma ho considerato questo piatto fin troppo normale, pur riconoscendo la qualita' degli ingredienti. Un abbondante pre-dessert (una Coppetta di frutta con Sorbetto alla Fragola e Kiwi filtrato) era il preludio al dolce: un Bonet (atipico) bianco con Panna al Rhum. Insieme, il Chiriera Moscato Surmaturato di Servetti, che non conoscevo, ma mi e' parso piacevole e profumato. Come d'uso per concludere, nei grandi ristoranti, splendida piccola pasticceria (in particolare certi mini-cioccolatini stupendi) e caffe'. Il servizio e' stato perfetto e ha accusato un minimo cedimento nei tempi solo dopo i secondi, quindi... passata la grande fame. Del resto in queste occasioni, con oltre cento clienti, viene utilizzato del personale che, per quanto preparato, non lavora quotidianamente nel locale. In cucina ci sono i titolari e, come accennato, la sala e' presidiata dalla figlia Paola (coadiuvata da un fratello e una cognata) che e' gentilissima ed instancabile e trova tempo per "curare" praticamente ogni tavolo, nel corso del pranzo. A un quarto d'ora da qui c'e' il celeberrimo Sorriso che, indubbiamente, resta ancora un piccolo gradino sopra, per inventiva in cucina. Tuttavia, leggo proprio oggi, che il menu' degustazione e' lievitato a 190k lire, mentre al Pinocchio il prezzo delllo stesso ,nei giorni normali, e' di 110mila: cominciamo ad essere veramente su target di spesa differenti. Un'ultima considerazione: curiosando nella lista ho avuto la netta e piacevole impressione di un enorme legame con la cucina del territorio (paniscia novarese, tapulone, filetti di pesce persico). Ciao a tutti. Leo |