I
Malavoglia (Terza recensione)
Milano
Data recensione : dicembre 2001
Martedì 4 dicembre 2001.
Ho da poco comprato in libreria la guida dei ristoranti de "L'Espresso"
e, siccome la mia compagna è siciliana, ho voluto provare il predetto
ristorante, forte del fatto che avrei avuto una esperta che mi aiutasse
a giudicare la sicilianeità dei piatti. Prenotiamo per le ore 21, il locale
è in una zona particolarmente critica per il parcheggio, ma la fortuna
ci viene in aiuto.
Arriviamo puntualissimi e ci viene assegnato il tavolo proprio dietro
la porta d'ingresso .. è vero che c'è una doppia porta, ma tutte le volte
che entra qualcuno veniamo "investiti" dai rigori invernali: pessima sistemazione.
Decido di non pensarci, e di concentrarmi sul cibo.
La Guida valuta questo ristorante con un punteggio di 73/100.
Il locale ha un buon livello di raffinatezza, carte antiche della Sicilia
appese alle pareti, un Pupo siciliano in un angolo, ed altre varie testimonianze
della bellissima isola.
Arriva una ragazza che ci propone un aperitivo: accetto, e ci viene servito
un Prosecco di Valdobbiadene Bisiol, che io considero una delle massime
espressioni di prosecco del panorama enologico .. ottimo!
Ci viene consegnato il menu, e, dopo attenta scelta, optiamo per: - tonno
freddo alla siciliana - caponata di melanzane - nastrine con calamari
e verdure - involtini di pesce spada Riceviamo anche la carta dei vini,
di buona levatura, con una attenta selezione di vini siciliani: optiamo
per uno Chardonnay di Rapitalà.
Recentemente a casa abbiamo bevuto lo Chardonnay di Planeta, pagato in
enoteca 35.000, mentre in carta notiamo che viene proposto a L. 55.000.
Arriva l'antipasto, e il mio tonno è sicuramente ottimo, mentre la caponata
è stata preparata con una ricetta alquanto strana (l'esperta conferma
): avete mai visto i pinoli? Beh, in quella caponata c'erano! E' comunque
ben realizzata.
Lo Chardonnay di Rapitalà si difende bene, ma dopo il Planeta diventa
una sfida difficilissima .. d'altro canto non si spiegherebbe una differenza
di costo cosi' sensibile, il Rapitalà in carta viene venduto a L. 33.000.
Eccoci pronti per il mio primo piatto: le nastrine sono una strana pasta
fresca che assomiglia alle pappardelle, sono ben realizzati, forse mancano
un po' di sale (ma è comunque una valutazione molto personale): non posso
dire che mi abbiano esaltato più di tanto.
Il secondo di involtini di pesce spada si difende bene, ma anche qui nulla
di esaltante. Arriviamo ai dolci, e optiamo per una cassata siciliana
e per una fantasia di pasticceria.
Ci viene servito un Passito di Pantelleria, ma non sono riuscito a "spiarne"
il produttore.
La cassata non ha nulla a che fare con le "originali" siciliane: gusto
piatto, sembra costruita per non interessare le papille gustative .. ed
anche la pasticceria non è niente di eccezionale.
Il conto finale è di Lire 198.000: direi che per due antipasti, un primo,
un secondo e due dolci è forse un po' eccessivo, in considerazione anche
della "sicilianeità" dei piatti.
Forse per i "non siciliani" la cucina della Trinacria deve essere interpretata
così .. ed anche i 73 punti della guida, secondo noi, sono forse un po'
eccessivi ...
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