I Vermentino di Liguria
Osservando attentamente lo scenario vitivinicolo ligure, il posto di
primo attore lo occupa a pieno diritto il - vitigno/vino - Vermentino.
Originario della Spagna, il vermentino migrò dapprima in Corsica, da dove,
verso la fine del XIII secolo, approdò in Liguria e, in parte, nella Lunigiana
toscana. Il suo massimo sviluppo lo ebbe tra il XV ed il XVIII secolo
nel tratto che va da Bussana a Dolceacqua, con già allora ottime produzioni
a Pietra Ligure, Perti di Finale e in particolare a Diano Castello.
Località che vantano ancor oggi - tranne Bussana e Pietra Ligure - sensibili
produzioni di vino di pregio.

L'orografia e le particolari condizioni pedoclimatiche della nostra regione,
sono da sempre un habitat ideale per questo vitigno, tanto che dal 1970
è l'unico vitigno a frutto bianco raccomandato dalla Cee, per tutte le
quattro provincie. Confluenze che, a seconda del caso, danno vini abbastanza
similari ma mai uguali.
Ampelograficamente, deriva certamente dal malvasia o da un clone di esso.
Le sue mutate caratteristiche varietali rispetto a quelle originali, sono
dovute appunto al suolo e al clima, che hanno creato così un ecotipo;
ossia una convarietà. In parole semplici le sue uve hanno perso l'aromaticità,
ma hanno acquisito maggiore acidità fissa, che dona al vino freschezza
e sapidità.
Quest'ultima, dote peculiare dei vini liguri. Come recita il titolo, non
i Vermentini ma i Vermentino.
Dall'omonimo vitigno, solo in Liguria (dove è stato maggiormente valorizzato),
si hanno ben quattro Vermentino appartenenti alle rispettive Doc, Riviera
ligure di ponente, Colli di Luni, Golfo del Tigullio e Valpolcevera. Ma
non solo. Le sue uve compongono anche i mitici Cinque Terre e Cinque terre
Sciacchetrà, e il tipo Bianco delle Doc Colline di Levanto, Colli di Luni,
Golfo del Tigullio e Valpolcevera. In passato era il "padre" anonimo dei
numerosissimi "nostralini".
Ovviamente, a seconda delle zone di produzioni dei vini Doc, i Vermentino
acquisiscono maggiori o minori profumi (sentori varietali), strutture
e persistenze.
Da una mia personale (e lunga) esperienza, e quindi opinabile, i vertici
qualitativi dei Vermentino sono nelle due zone Doc poste, la prima nelle
provincie di Savona ed Imperia, la seconda in quella Spezzina. Oltre la
vocazione, il Savonese vantava già prima e dopo l'inizio del secolo, aziende
di rinomata fama dalle tecnologie enologiche razionali, come nel caso
dell'Azienda Vinicola Accame (fondata dall'avv. Cav. Cristoforo Accame
nella metà dell'800) di Pietra Ligure che esportava il Vermentino di Pietra
sin nell'America Latina, e vincendo con il suo vino una medaglia d'argento
all'Esposizione Mondiale di Parigi del 1878.
Oggi i vari Riviera ligure di ponente Vermentino di ottima qualità, provengono
non a caso dal Finalese e, in parte, dall'Albenganese, patria dell'aureo
Pigato.
Mentre l'Imperiese, accomunato dalla stessa Doc, ha punte qualitative
nel Dianese (a Diano Castello è nato 9 anni fa il Premio Vermentino) ed
in altri comuni della Riviera dei Fiori.
Le differenze sono sostanziali: dai sentori fruttato-floreali, sapido,
discretamente pieno e continuo e di molta armonia il Vermentino del Savonese;
dal profumo ampio e fruttato, caldo ma sapido, pieno e persistente il
Vermentino dell'Imperiese.
La seconda zona, lo Spezzino con i Colli di Luni, pur possedendo un bagaglio
viticolo storico più importante (Sarticola, cru del Vermentino, era già
nota ai Romani col toponimo di Sartucola, da cui provenivano i vini migliori),
in un passato recente, le conoscenze e le pratiche enologiche lasciavano
a desiderare, dando vini grossolani; oggi (da almeno due decenni) non
solo ha pareggiato i conti col Ponente, ma si avvia al sorpasso.
Le zone vitate e collinari e ben esposte di vari comuni, in particolare
Arcola, Ortonovo e Castelnuovo Magra, producono dei Vermentino dagli ampi
e persistenti sentori floreali e fruttati, caldi ma freschi e sapidi,
pieni e di molta continuità, che mietono allori ovunque.
Di minore importanza i Vermentino delle Doc Golfo del Tigullio e Valpolcevera,
non solo per la limitata quantità, in particolare Valpolcevera, ma per
le attenuate caratteristiche varietali conferite dalle uve al vino. Le
ragioni spaziano dalle condizioni pedoclimatiche alle selezioni clonali
e, non ultime, all'effettiva presenza del vitigno vermentino nelle due
zone. Comunque, si possono maggiormente accentuare le caratteristiche
varietali di questi due vini, impiantando i vitigni selezionati (col giusto
portinnesto) in zone di elevata vocazione viticola; mentre per la parte
tecnico-enologica, i produttori locali sono già sulla buona strada.
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