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          Storico articoli - Novembre 2001


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          Ostriche: regale cibo del ghiotto gourmet

          Ricercate da buongustai esigenti e raffinati gourmets per l'esclusiva 
          bontà delle carni, le ostriche già dall'antichità erano fonte di pregiato 
          alimento. Assiri ed Egiziani ne facevano uso. 
          I Romani le consumavano crude o marinate nel "garum". 
          Non a caso fu proprio un romano, Sergius Orata, che ben 250 anni 
          a. C., mettendo in pratica l'idea di deporre delle ostriche nel lago 
          Lucrino per allevarle e venderle, dette vita al primo allevamento di 
          ostriche della storia. Passando a più recenti epoche, il consumo di 
          ostriche si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo; da iniziale cibo 
          per pescatori, divenne poi quello dei nobili. 
          Presente sin dal 600 sulle tavole imbandite di reali e potenti dei principali 
          Paesi europei, questo succulento mollusco acquisì una straordinaria 
          notorietà, soprattutto in Francia dove il suo consumo si diffuse 
          nel XVII secolo. 
          Curiosi aneddoti raccontano che nel 1603 il Re Enrico IV ne fece indigestione; 
          Luigi XV le prediligeva "a la tartare" (crude con limone); Mirabeau ne divorò 
          addirittura 360, mentre Balzac ne mangiò ben 100 come antipasto. 
          In Francia, pescate per decenni nel loro naturale habitat, si giunse a 
          rischiarne la scomparsa tanto che, nel 1750 un decreto del governo di 
          Napoleone III ne regolamentò la pesca, consentendone così un successivo 
          sviluppo riproduttivo. 

          Oggi l'ostricoltura (allevamento delle ostriche) rappresenta una delle maggiori 
          fonti di reddito delle popolazioni delle regioni costiere atlantiche e mediterranee 
          francesi, un fiorente commercio il cui prodotto viene esportato in 
          numerosi Paesi, in particolare l'Italia. 
          Prodotte nelle regioni della Bretagna (in minor quantità), della costa atlantica 
          (bacini di Marennes, Oléron, Charente, Vendée e Arcachon) e del Mediterraneo 
          (bacino di Thau), le ostriche si dividono in due categorie: le ostriche piatte e 
          le ostriche fonde. 
          Le piatte (huitres plates) presentano la conchiglia piatta, liscia e perlopiù 
          arrotondata (Bretagna) e sono di due tipi: le Belon a carne bianca (quelle di 
          Arcachon sono chiamate Gravettes), le Marennes a carne verde. 
          Le fonde (huitres creuses) hanno una forma allungata e la conchiglia è più 
          profonda e sbalzata. Queste ultime assumono colori e sapori diversi tra 
          loro, a seconda del metodo e del luogo in cui sono state allevate. 
          Tra queste, le huitres de parc, le più classiche; le fines de claire affinate 
          nelle Claires (bacini bassi con acqua di mare, dove prendono un colore 
          verde); le spéciales le più grasse. 

          Ecco infine alcuni consigli per meglio apprezzarne l'esclusivo sapore.
          Servirle sempre all'inizio di un pranzo (per chi sa apprezzarle costituiscono 
          l'intero menu), le ostriche si gustano vive al naturale, oppure irrorate 
          con succo di limone o con una goccia di aceto allo scalogno, accompagnate 
          da tartine di pane di segale imburrate. 
          Cotte al gratin perdono irrimediabilmente la loro esclusiva e "salsa" 
          freschezza. Tradizionalmente sposate a Champagne brut di sicuro lignaggio 
          (come il Phillipponat brut), le ostriche si abbinano in modo eccellente a 
          vini bianchi secchi dal fine e persistente bouquet, quali Muscadet de 
          Sèvre et Maine "Domaine des Quatre Routes" dei propriétaires-viticulteurs 
          Henri Poiron e  l'ottimo Chablis del propriétaire-récoltant J. Billaud-Simon.            


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