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          Storico articoli - Dicembre 2000


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          Spumanti: il bere del raffinato intenditore  

          Spumanti e Champagnes: vini aristocratici, ma versatili e poliedrici,
          ovvero il miglior bere del raffinato intenditore. Creati per brindare alle
          gioie della vita, per pasteggiare in modo ottimale assieme a cibi leggeri ma
          saporosi e raffinati e insuperabili come aperitivi per la loro esclusiva
          leggerezza e digeribilità, offrono l'occasione per essere degustati e bevuti
          a qualsiasi ora del giorno.
          A differenza degli Champagnes che sono prodotti nella singola ed omonima
          regione francese (nelle altre regioni e nei rispettivi dipartimenti quelli ottenuti
          col medesimo metodo sono definiti Mousseux), gli spumanti italiani di qualità
          sono prodotti in alcune aree vocate del Trentino (Trento Bianco e Rosato),
          dell'Alto Adige, della Lombardia (Franciacorta e Oltrepò Pavese) e del Piemonte
          (Astigiano, Alessandrino e Albese), quest'ultime, note anche per l'Asti
          Spumante. Le uve prevalentemente usate per questi vini, derivano dai vitigni
          Chardonnay e Pinot Nero e, in minor misura, da Pinot Bianco e Grigio, assieme
          in alcuni casi a poche ma interessanti uve di altri vitigni autoctoni. 
          Uve che necessariamente, vengono prima vendemmiate a maturazione non
          completa per mantenerne il "corredo acido" (responsabile della freschezza e
          della sapidità), poi trasportate in piccole cassette per mantenerle intatte, e infine
          pigiate sofficemente in appositi torchi orizzontali (Vaslin  e a polmone), per
          ottenerne - uno o più - mosti base congeniali a questo tipo di vino. Il metodo per
          produrli è noto col termine "metodo Champenois", in quanto fu usato per la prima
          volta più di tre secoli fa nella Champagne.
          Tale metodo consistente nel trasformare un vino fermo in uno spumante, comporta
          varie fasi di lavorazione, così composte. 


          SPUMANTIZZAZIONE 
          Metodo Classico: rifermentazione in bottiglia (Metodo Champenois) 

          Sebbene la tecnica enologica abbia oggi raggiunto altissimi livelli in tutto il
          comparto produttivo vinicolo, in particolare nella spumantizzazione, il primo
          metodo per produrre vini spumanti, risalente alla fine del Settecento, è ancora
          attualmente il più seguito. Il suo nome deriva appunto dalla storica regione
          francese dove viene prodotto il più famoso vino rifermentato in bottiglia,
          ossia lo Champagne. Un vino mito legato ai fasti della "belle epoque", nato da
          una idea del benedettino Dom Pérignon, cantiniere dell'abbazia di Hautviller,
          il quale, imbottigliando del vino della Champagne nella primavera dell'anno di grazia
          1670, si accorse che dopo qualche tempo, sturando alcune bottiglie, il vino era
          diventato spumeggiante. Fu da questa iniziale ed importante scoperta che prese
          vita lo Champagne. Ma per raggiungere l'attuale prodotto, ci vollero ovviamente
          continui perfezionamenti.
          Da qualche anno, essendo vietata la dicitura "Metodo Champenois" sugli spumanti
          prodotti - pur col medesimo metodo - al di fuori della zona originaria, in Italia è stato 
          ideato prima il nome Metodo Classico e ora Talento Metodo Classico.
          Un marchio dell'omonimo Istituto (nato nel 1975) che sigla il meglio della produzione
          nazionale.           
          Ecco le varie fasi di lavorazione che sono contemplate nel famoso metodo. 

          Pigiatura 

          Le uve scelte e sane, delle varietà Pinots, Chardonnay e, in misura minima altre,
          raccolte qualche giorno prima della maturazione fisiologica (per mantenere un giusto
          corredo acido), vengono portate in cantina in piccole ceste e poi pigiate in particolari
          presse orizzontali, in modo da permettere una spremitura soffice e una bassa
          resa in mosto.

          Vinificazione 

          Il mosto, viene messo in vasche di acciaio inox, lasciato decantare, solfitato
          lievemente (aggiunta  minima di SO2), aggiunta di lieviti e fatto fermentare
          (per un periodo che varia da 7 a 10-12 giorni) a bassa temperatura (16-20°C)
          sino a completa trasformazione degli zuccheri in alcol.
          Seguono la svinatura e, se è il caso (molto alto di acidità fissa), la fermentazione
          malolattica; ossia la disacidificazione biologica che ne ammorbidisce il sapore.  

          Preparazione del vino base 

          Dopo i necessari travasi e le successive operazioni di chiarifica e filtrazione,
          il vino viene "tagliato" con altri provenienti da diverse esposizioni, affinché raggiunga
          un migliore equilibrio e una costante qualità.  

          Imbottigliamento o "tirage" del vino base 

          Al vino, perché si generi la rifermentazione in bottiglia, vanno aggiunti lo zucchero
          di canna (o saccarosio sotto forma di un denso sciroppo), o "liqueur de tirage" 
          (24-26 g /litro. 
          Per ottenere 1 atmosfera o bar ci vogliono 4,3 g / litro di zucchero), i lieviti selezionati,
          i sali minerali (3-4 g / hl) e, per facilitarne il remuage, alcuni grammi di bentonite per
          ettolitro. Infine, il vino così trattato, viene messo nelle caratteristiche bottiglie, turate
          prima con la"bidule" (piccolo ditale di polietilene, con la cavità rivolta all'interno della
          bottiglia) e, poi, con tappi metallici a corona. 

          Rifermentazione in bottiglia o "prise de mousse" (presa di spuma) 

          Nelle bottiglie, accatastate in posizione orizzontale su listelli di legno ("sur lattes")
          in fresche e buie cantine dalla temperatura compresa tra i 10 e i 13 ° , i lieviti in circa
          due mesi, operano una lenta  trasformazione dello zucchero aggiunto, da cui deriva
          gradualmente l'anidride carbonica che darà poi luogo al momento del consumo, a quelle
          fini e continue bollicine e alla leggera ma persistente spuma che caratterizzano
          questo tipo di vino.   

          Maturazione del vino spumante sulle proprie feccie 

          Benché già spumante, il vino contenuto nelle bottiglie deve rimanere a contatto delle
          proprie fecce (feccia nobile) per un periodo che varia da 1 a 4 anni, dove i lieviti
          (operata la trasformazione dello zucchero) ormai entrati in autolisi
          (autodecomposizione) cedono delle sostanze, fra cui aminoacidi, che contribuiscono
          ad arricchirne il bouquet la finezza.
          Durante questa fase di maturazione, ogni sei mesi, le cataste di bottiglie
          vengono sbancate e rifatte. Questo sia per operare lo scuotimento delle bottiglie
          (coup de poignet) rimettendo in sospensione il deposito lasciato dai lieviti e per non
          farlo aderire troppo alla parete delle bottiglia, sia per togliere le bottiglie rotte o difettose. 

          Scuotimento dello bottiglie o "remuage" sulle pupitre 

          Per eliminare il naturale deposito, le bottiglie vengono poste in particolari supporti di
          legno (pupitre) a forma di V rovesciata con numerosi e appositi fori, dove nei quali,
          inserite con la parte del tappo, subiscono "il remuage" : delicata e paziente operazione
          effettuata da abili operai ("remuers"), che con sapienti e quotidiani colpi di polso
          scuotono e ruotano le bottiglie (passando dall'iniziale 1/8 di giro, ad ¼ finale), 
          inclinandole gradualmente nel senso verticale, fanno convogliare nel tempo di circa
          2 mesi, il deposito nella bidule. 

          Conservazione delle bottiglie di punta    

          Tolte dalle pupitres, le bottiglie vengono messe in punta (col tappo in giù) e conservate
          tali (anche per alcuni anni) fino al momento della sboccatura. 

          Degorgement o sboccatura 

          Prelevate dalla cantina e tenute nella posizione già citata, le bottiglie, dopo un
          passaggio in celle frigorifere a 0 gradi , vengono inserite con il collo in salamoia  a
          25 gradi sotto zero per alcuni minuti, affinché si congeli quella piccola parte di vino
          che racchiude la feccia. A questo punto, sollevata la bottiglia, il tecnico addetto
          ("degorgeur" ), togliendo il tappo corona permette alla pressione esistente fra il vino
          e la parte di ghiaccio, di fare espellere quest'ultimo contenente la feccia.
          Controllata l'assenza di odori e sapori anomali, l'addetto passa la bottiglioa alla macchina
          colmatrice. In passato veniva fatta "a la volé " : operai molto abili l'attuavano a mano,
          facendo in modo che assieme ai sedimenti originati dai lieviti fuoriuscisse pochissimo vino
          e, nel contempo, la minima perdita di anidride carbonica. 

          Riempimento e tappatura con l'eventuale aggiunta
          "della liqueur d'expedition" 

          Subito dopo la sboccatura, le bottiglie vengono poste nelle apposite riempitrici
          isobariche (che mantengono la stessa pressione contenuta nella bottiglia) che mettono
          il pochissimo vino mancante e, nel contempo, aggiungono la liqueur d'expedition, cioè uno
          sciroppo composto di zucchero di canna e del vino di annate diverse che ne classifica
          la tipologia. Solo gli spumanti con la dicitura non dosato o pas dosé , ne sono esenti.
          Ecco le diverse tipologie. 

          Brut: zucchero fino a 14 gr/l; Extra dry: zucchero tra 12 e 20 g/l; 
          Secco: zucchero tra 17 e 35 g/l;  Semi- secco: zucchero tra i 33 e 50 g/l;  
          Dolce: zucchero oltre 50 g/l.  

          A questo punto, le bottiglie vengono turate con i tradizionali tappo di sughero, ancorate
          alle stesse, dalla gabbietta mettalica. 

          Confezione e spedizione 

          Dopo un periodo di stoccaggio che varia da 40 a 60 giorni, per permettere un perfetto
          amalgamento fra la "liqueur d'expedition" e il vino, le bottiglie vengono incapsulate,
          etichettate e, ormai pronte al consumo, spedite al cliente. 
          Giova ricordare che per questo tipo di vino non è consigliabile un ulteriore affinamento. 

          Abbinamenti piatti - vino 

          Con Spumanti brut prodotti con uve Chardonnay: ostriche e altri molluschi
          bivalvi crudi e freschissimi (ancora ovviamente vivi), possibilmente senza salsine
          o al massimo appena. Antipasti tiepidi di pesci e con delicato e maturo olio
          extravergine crostacei conditi di oliva della Riviera Ligure, primi piatti con frutti di
          mare e secondi piatti di pesce lesso, a vapore e al forno.
          Inoltre, godibilissimo come aperitivo e in altri momenti della giornata. 
          Se ottenuti con Pinot Nero: caviale nature, terrine di pesce in gelatina e pesci
          grigliati con sale bianche. 
          Con Spumanti Extra dry: antipasti di terra tiepidi o freddi come verdure ripiene,
          sformati con salse bianche, frittelle e frittatine di ortaggi e verdure e fritture di
          piccoli pesci di scoglio.  
          Con Spumanti secchi: canapé e tartine di pesce.  
          Con spumanti semi-secchi: croissant salati, sfogliatine e biscotti dolce-salati.  
          Con Spumanti dolci: dolci a pasta lievitata senza canditi, pastine di pasta frolla 
          senza cioccolato e creme, dolci freddi al cucchiaio come bavaresi senza cioccolato. 
          Un discorso a parte per gli Spumanti rosé brut: essendo prodotti - per tutta la gamma - 
          con una parte di vino rosso, risultano più sapidi e spesso fruttati; quindi congeniali 
          con il salmone affumicato. 

          Dove e come vanno serviti 

          Rigorosamente nelle flutes gli Spumanti brut, Extra dry e secco; ciò permette di trattenere
          il delicato bouquet e ammirarne il fine, fitto e continuo perlage, sintomo di sicura (e lunga
          maturazione sulle proprie feccie) qualità. 
          L'alto stelo fa si che il calore della mano non faccia alzare la temperatura del vino. 
          La temperatura ottimale e sui 7-8° C per i brut, extra dry e secco, mentre per i semi-secchi 
          e dolci scende a 6-7° C.


                                         
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