Minianteprima Dolcetto d'Ovada 2007
di Virgilio Pronzati
Tra i pochi vini che hanno il dono di farsi apprezzare quotidianamente,
c'è sicuramente il Dolcetto o meglio i Dolcetto, Un vitigno poliedrico
che, a seconda delle condizioni pedoclimatiche, da vini con caratteristiche
ben diverse tra loro, che si sposano con molti di piatti regionali, nazionali
ed esteri. Dopo barbera e moscato è il terzo vitigno regionale. Non solo,
in Piemonte da origine a 11 vini Doc e 1 Docg.
Un primato, ma anche un disorientamento nel consumatore, in particolare
dei Paesi esteri. I Dolcetto Doc sono prevalentemente consumati in Piemonte
e, in discreta quantità, in Lombardia e Liguria. Solo il 5% è venduto
all'estero. Il suo nome deriva da dosso, rilievo o pendio collinare. Lo
troviamo citato in Piemonte e in Liguria sin dal Trecento; in quest'ultima
regione, è conosciuto col nome di ormeasco. Benché 12 Dolcetto siano un
po' tanti, almeno uno, il Dolcetto d'Ovada, dovrebbe portare in etichetta
il nome del comune seguito da quello del vitigno (Ovada Doc Dolcetto,ecc.).
Meglio ancora, essendo quasi sinonimo dell'Ovadese, poterlo denominare
semplicemente Ovada Doc.
Produttori e giornalisti nell'assaggio del Dolcetto d'Ovada 2007.
Parlando del Dolcetto d'Ovada, emergono aspetti contrastanti. Infatti,
sebbene sia stato (assieme al Dolcetto d'Acqui) il primo ad ottenere la
Doc (1972) e nei primi posti nella produzione tra i confratelli, è il
meno conosciuto dai consumatori del nostro Paese. Eppure storia ne ha.
Sin dal 1200 si susseguono compravendite di vigneti e vino dell'Ovadese.
Nel Trecento il vino di Ovada è anche scambio di merci con Genova (col
sale) e Milano. Negli Statuti di Carpeneto del 1458, chi tagliava una
vite o un trancio, era punito con multe salate. Nei due secoli seguenti,
copiose le cessioni e affitti di terre coltivate a vite e vendite di vino
nel Genovesato. Addirittura nel 700 nei trattati bilaterali con Francia
ed Austria, i soli vini citati erano Dolcetto dell'Ovadese e Barbera del
Monferrato. Il Gallesio nei primi decenni dell'Ottocento scrisse che il
vino d'Ovada, derivato dall'uva Ovadensis, non poteva essere altro che
Dolcetto. Non solo, questo vino lo poneva alla pari con quello dei colli
intorno ad Alba. Tornando all'attualità, a risolvere i quesiti sul Dolcetto
d'Ovada (lo stesso vale per gli altri), dovrebbero essere gli enti preposti,
produttori, enotecari, ristoratori e giornalisti specializzati.
Ma un segnale in tal senso, è venuto recentemente dal giovane e bravo
enologo Marco Rabino, produttore di ottimi vini astigiani e consulente
di nove aziende dell'Ovadese produttrici di Dolcetto d'Ovada. Nell'agriturismo
"al chiar di luna" di Cà Bensi dell'Azienda Agricola Robbiano di Tagliolo
Monferrato, l'enologo Rabino ha promosso (con Federico Robbiano) un convegno
sul Dolcetto d'Ovada dal titolo "Il Dolcetto seconde me", e l'assaggio
in anteprima di 9 Dolcetto d'Ovada 2007. Vent'otto partecipanti, di cui
produttori, agronomi, enologi e giornalisti del settore.
Sentiamo dalle sue parole i motivi dell'evento: "Secondo mè sarei io,
e mi presento: sono Marco Rabino, sono enologo e da un po' di tempo lavoro
in zona ovadese e da due anni il Dolcetto "condisce" la mia vita ! In
maniera un po' ambiziosa la pensavo più facile, il Dolcetto lo sto iniziando
a capire e la cosa intrigante è che in questo vino ci trovo grosse analogie
con il mio carattere e con il mio modo di essere, mai fermo, mai domo,
sempre in movimento. Ho pensato quindi di invitarvi ad assaggiare i vini
che ho seguito, credendo che possa essere d'aiuto a voi per la conoscenza
del vino Dolcetto ed a me per migliorare. Nella sua relazione Rabino,
ha messo in evidenza i vari problemi che affliggono di solito il Dolcetto
(bassa acidità fissa, sensibile contenuto in polifenoli, facilità di prendere
del feccino e ridotto), e come risolverli, dando origine ad un vino valido
e tipico, tenendo anche conto delle più o meno differenze delle diverse
zone dell'Ovadese.
Di seguito, un interessante e completo intervento del dr Maurizio Gily
sul Dolcetto, passando dalle origini ai giorni nostri, approfondendone
l'aspetto ampelografico, cioè la descrizione del vitigno, del grappolo,
della foglia, delle fasi fenologiche, dell'affinità d'innesto, l'adattamento
ai vari suoli e la resistenza alle malattie. Poi l'attesa degustazione
di 9 campioni anonimi di Dolcetto d'Ovada 2007, che ognuno dei presenti
valutava con una scheda semplice ma che esprimeva un giudizio sulla gradevolezza
e qualità del vino. Dallo spoglio, sono stati più apprezzati i vini di
maggior struttura e persistenza. Come nella quasi totalità, nella successione
di servizio.
Produttori e giornalisti mentre assaggiano il Dolcetto d'Ovada 2007,
in fondo l'enologo Marco Rabino.
Chi ha scritto, li ha trovati tutti tipici con sentori varietali ma di
differenti livelli qualitativi. Tre campioni sull'ottimo (carenti nella
limpidezza ma intensi nel colore e discretamente nel profumo, di buona
struttura e persistenza, in grado di tenere bene nell'arco di 4-5 anni,
migliorandone l'armonia. Uno molto buono (poco limpido ma già discretamente
armonico), due buoni (di cui uno da travasare presto), due medio-buoni
e uno discreto (piacevole ma di minor corpo ed equilibrio dei precedenti).
In generale un riscontro positivo, tenendo conto quanto ha detto Rabino:
un campione era imbottigliato da 12 ore, un altro aveva appena terminato
la stabilizzazione, tutti gli altri erano stati prelevati dalle botti
d'acciaio inox. Sarà interessante ripetere la degustazione in estate o
comunque quando tutti i vini saranno stati imbottigliati, per valutarne
l'evoluzione. A chiudere degnamente l'incontro, i saporosi salami del
salumificio Stocco di Montaldo Scarampi e le golosità dolci e salate dell'Agriturismo
al chiar di luna, realizzate per l'occasione da Daniela Coppa con l'aiuto
della mamma Mariuccia e della suocera Gianna.
Ecco di seguito, l'elenco delle aziende produttrici e i valori espressi
dalle analisi nei loro vini:
Azienda e Comune | Acidità tot. g/l | Alcol % | Polifenoli Tot. mg/l
Abbazia del Borgo - Montaldeo - 5,92 12,27 1015,0
Cascina Boccaccio - Tagliolo M. to - 5,55 13,26 1283,0
Ravera Gianni - Silvano d'Orba - 6,52 13,91 1354,0
La Voltignana - Mornese - 5,17 13,53 1623,0
Ferrari Giorgio - Tagliolo M. to - 5,70 12,83 1227,0
Cà Mimia - Tagliolo Monferrato - * * *
Cà Bensi - Tagliolo Monferrato - * 14,02 1746,0
Cant. Alto Monferrato Ovadese - Lerma - 5,62 13,05 1630,0
Cascina Valvagliano - Silvano d'Orba - 5,17 15,40 2447,0
(*) mancanti, non segnalati.
Il vitigno dolcetto
Vigoria vegetativa: leggermente inferiore alla media, richiede una
potatura non troppo lunga. Produttività: buona, ma non molto costante.
Foglia: piccola, pentalobata, con colorazione rossa in prossimità
dell'attacco del picciolo. Grappolo: di forma piramidale, lungo, con
acini di media grandezza, rotondi e di colore blu tendente al nero.
Epoca di maturazione: metà settembre.
Il Dolcetto d'Ovada
Riconoscimento D.O.C.: D.P.R. dell'1 settembre del 1972 - Vitigno:
Dolcetto.
Zona di produzione: Ovada, Belforte Monferrato, Bosio, Capriata d'Orba,
Carpeneto, Casaleggio Boiro, Cassinelle, Castelletto d'Orba, Cremolino,
Lerma, Molare, Montaldeo, Montaldo Bormida, Mornese, Morsasco, Parodi
Ligure, Prasco, Roccagrimalda, San Cristoforo, Silvano d'Orba, Tagliolo
Monferrato e Trisobbio in provincia di Alessandria.
Gradazione alcolica minima: 11,5%; 12,5 per il Superiore (e con minimo
un anno di invecchiamento).
Caratteristiche organolettiche. Aspetto: limpido, di colore rosso
rubino con tonalità violacea da giovane, tende al granato con l'invecchiamento.
All'olfatto si presenta fragrante, vinoso e fruttato da giovane, affinandosi
diventa intenso e persistente, fine, con sentori di piccoli frutti
rossi di bosco (ciliegia e mora mature) e, lieve, di mandorla amara.
Al sapore è asciutto e un po' ruvido da giovane, affinandosi (2-3
anni), diventa secco, sapido, delicatamente caldo, con piacevole vena
tannica, pieno e persistente.
Evoluzione: nelle annate buone, può raggiungere tranquillamente 6-8
anni.
Dati di produzione anno 2005
Superficie vitata: 1.182,0748 ettari
Produzione vino circa: 29.778,28 ettolitri (pari a 3.971.770 bottiglie).
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Virgilio Pronzati
(Foto di Daniela Terragni)
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