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Parco Naturale Regionale di Porto Venere
Via Garibaldi 19025 Porto Venere (SP)
Tel. 0187.794885 Fax 0187.794846
Web : www.comunediportovenere.it
E-mail: parco.portovenere@comunediportovenere.it

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Nei primi anni dell'800 il naturalista francese Emanuele Repetti descriveva quel golfo ligure ammantato da una vegetazione lussureggiante, fatto di rocce, grotte e alte coste, e oggi nominato "Golfo di Portovenere", come "la più bella e la più vasta cala del Golfo della Spezia, difesa ad ostro dall'Isola di Palmaria e circoscritta a levante dalla punta della Castagna, a occidente dal promontorio su cui risiede il Castello di Portovenere…".

E così prosegue il noto studioso raffigurando quello che oggi risulta essere uno degli areali più interessanti e rigogliosi d'Italia, sia per le peculiarità ambientali ivi presenti (il geologo e paleontologo Giovanni Capellini sottolineava che studiosi naturalisti giunti qui da tutto il mondo avevano riconosciuto il golfo di Porto Venere e l'areale circostante come una delle più importanti stazioni zoologiche attraverso la quale approfondire bene le varie scienze della botanica, della ornitologia e della geologia) sia per le ricchezze enogastronomiche concentrate in uno spazio geografico tanto angusto.
L'istituzione del Parco Naturale Regionale di Portovenere e del suo arcipelago costituito dalle tre isole Palmaria, Tino e Tinetto, avvenuta con la Legge Regionale n.30 del settembre del 2001, prevede anche il riconoscimento di un'Area di Tutela Marina di assoluto rilievo, area nata per proteggere le peculiarità dell'habitat e le emergenze biologiche presenti, incommensurabili, che hanno valso a questo territorio la dichiarazione dall'UNESCO di Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

Qui si trovano antichissime testimonianze della coltivazione dell'olivo, della vite e del fico. Quella dell'olivo, in particolare, viene fatta risalire al periodo compreso fra il 1° e il 6° secolo d.c. in concomitanza con la felice epoca di Villa di Varignano, villa marittima che aveva annessa un'azienda agricola olearia di enorme successo. Questa felice stagione prosegue e viene alimentata con il tempo dai monaci benedettini che implementano in tutta la Liguria la cultura dell'olivo e diventano, con il tempo, proprietari delle tre isole dell'arcipelago, Palmaria, Tino e Tinetto, e di grandi propretà terriere intorno a Porto Venere, la cui organizzazione rimane nei segni lasciati dai terrazzamenti a fasce e definiti da muri a secco digradanti verso il mare.

Oltre alla olivicoltura anche la mitilicoltura ha lasciato il segno nella tradizione di questi luoghi: i ritrovamenti di depositi in grotte preistoriche, gli scavi archeologici, le testimonianze letterarie nelle parole di Plinio il Vecchio, Omero e Virgilio, gli impianti nelle aree cd. dei Seni dell'Olivo (Porto Venere) e del Terrizzo (Isola Palmaria) scelte da sempre per la purezza delle acque, testimoniano che la seconda città dopo Taranto in cui è stata intrapresa l'attività di mitilicoltura è sicuramente La Spezia. L'areale intorno al centro cittadino, infatti, era stato considerato particolarmente idoneo a questa particolare attività e a pronunciarsi in tal senso era stato proprio il naturalista David Carazzi che alla fine dell''800, insieme al mitilicoltore tarantino Emanuele Albano, impiantava i primi vivai nel Golfo di La Spezia gettando le basi di quello che sarebbe stato uno dei rami più interessanti da affiancare alla tradizionale attività di pesca.


Iole Piscolla