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Parco Nazionale del Gran Paradiso
Via della Rocca 47 10123 Torino
Tel. 011.8606211 Fax 011.8121305
Web : www.pngp.it
E-mail : turistico@pngp.it

Torna ai Parchi Italiani


Un luogo incantato a oltre 1.500 metri d'altezza, la cui sola visuale è il verde dei prati, i tetti in pietra "martoriata" delle case contadine in cui legni, intarsi e stufe in ceramica rendono caldi gli ambienti, i fienili e le mucche d'alpeggio. E nel salire di quota, detriti, rocce e ghiacciai fino alle vette: Grand Saint Pierre, Charforon ed Herbetet, oltre i 3.500 metri di quota, Grivola e Petit-Paradis a 4.000 metri d'altitudine, e infine il Gran Paradiso a ben 4.061 metri d'altezza.

Siamo nel Parco Nazionale omonimo della vetta più alta di questi monti, il "Gran Paradiso" appunto, il primo parco nazionale italiano e il secondo delle Alpi intere, dopo il Parco Nazionale Svizzero.
Istituito nel lontano 1922, questo parco ha visto includere, intorno al nucleo della Riserva Reale di Caccia, ovvero ai 2.200 ettari di proprietà dei reali donati al Demanio Forestale da Vittorio Emanuele III (con la quale donazione si salvava dall'estinzione lo stambecco, esemplare che in quegli anni aveva ridotto la sua popolazione a livelli allarmanti ed in seguito divenuto simbolo del parco, tanto da essere denominato anche "parco dello stambecco") ampie porzioni delle cinque valli valdostane e piemontesi del massiccio del Gran Paradiso, per una superficie di circa 70.000 ettari: Rhemes, Valsavarenche e Cogne in Val d'Aosta e Orco e Soana in Piemonte.

Dai colli (bellissimo quello di Lozon tra la Valsavarenche e Cogne e quello di Nivolet, che collega la Valsavarenche con la Valle dell'Orco attraversando una vasta prateria pianeggiante) alle cime più alte, si incontrano pochi villaggi e piccoli centri che possiedono un forno per il pane, una scuola, una cappella e talvolta un mulino ad acqua. Poco altro.

Questi piccolissimi borghi raccontano ancora oggi l'antica civiltà dei pastori, di quelle popolazioni che per centinaia di anni sono vissute in piena autosufficienza e confidenza con la montagna affrontandone le difficoltà e mantenendo stretti i contatti con le popolazioni d'Oltralpe.
Fra i sentieri segnalati, si consiglia l'itinerario del Roc, vallone laterale della Valle Orco, modellato dalla presenza dell'uomo con i tipici villaggi, la forma dei campi e dei terrazzamenti. Il percorso Eaux Rousses, in Valsavarenche, che segue l'antico sentiero per la casa di caccia di Orvieille, continuando poi fino all'alpeggio soprastante, e poi il percorso - con i relativi punti di sosta e di osservazione - che sale sulla cima del Mont Seuc per chiudersi ad anello, da cui si gode il panorama del massiccio del Gran Paradiso.

Nelle baite che si incontrano in alta quota si consumano i prodotti storici di questi luoghi, che accompagnano da sempre la fontina lavorata negli appositi magazzini di stagionatura sparsi un po' in tutta la Valle, ovvero la mocetta o motzetta (carne conservata e arricchita soltanto con erbe e spezie, che se un tempo si preparava con il coscio dello stambecco, oggi che i pochi esemplari sono sotto la tutela accurata del parco è ottenuta prevalentemente da carne di camoscio o di capra fatta asciugare e seccare all'aria) e il salame di patate, una sorta di salsiccia composta da un mix di carne di suino macinata e una pari quantità di patate lesse, messa ad essiccare secondo la consuetudine e i tempi di stagionatura dei normali insaccati d'alta quota. Al rigore dell'inverno vengono incontro le caratteristiche grolle, simbolo dell'amicizia, adoperate durante le bevute conviviali con un rito che risale ai tempi remoti ma ancora oggi in auge, in inverno, e non solo in occasione di feste e ricorrenze.


Iole Piscolla