Conclusioni delle dieci annate di Gavi in verticale
Il Gavi: peccato berlo giovane. Giornalisti e esperti a confronto promuovono la sua longevità.
“Il Gavi con qualche rughetta ha caratteristiche altissime”; queste parole di Walter Massa, il grande produttore di Timorasso, sono la sintesi migliore della verticale per i dieci anni della docg Gavi, andata in scena venerdì 5 dicembre a Novi Ligure nell’ambito del talk show “Il Gavi tra i Grandi Piemontesi” condotto da un altro grande, Antonio Paolini, dal 2000 membro della giuria “Wines of World Competition” di Los Angeles, da tempo tra i massimi esperti di vini, italiani e non. Bella l’idea del Comune di Novi Ligure di aprire la tredicesima rassegna “Dolci Terre di Novi” quest’anno dedicata al pane con un momento “celebrativo” di uno dei suoi prodotti più apprezzati a livello internazionale: Novi si conferma non solo città del cioccolato ma anche città del grande bianco piemontese, il Gavi docg. Nella prima parte sono stati protagonisti gli status symbol del Piemonte ed alcuni personaggi che hanno dato moltissimo alla regione: la Juventus, presente con Gianluca Pessotto, team manager; Armando Testa che significa marketing di grandi nomi come Lavazza o Lancia – per restare al Piemonte – rappresentata dal vice presidente Eugenio Bona; e poi Maurizio Damilano, campione olimpico di Mosca 1980, Gianni Coscia grande fisarmonicista, Sergio Miravalle, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Maurizio Fava, alias “Mr. Gavi”, non solo perché è stato il primo direttore del Consorzio Tutela del Gavi ma perché è colui che più di ogni altro, molto più degli stessi produttori, si è speso per far conoscere al mondo le qualità di questo grande bianco, andando spesso controcorrente.
A loro il sindaco di Novi Ligure, Lorenzo Robbiano, ha consegnato il premio “Grande Piemontese 2008”, e il Consorzio di Tutela un magnum con etichetta celebrativa di questo momento che rimarrà nella storia del Gavi docg. Alla premiazione è seguita una degustazione verticale cieca (solo alla fine sono state scoperte le bottiglie) di dieci annate 2007\1998 di Gavi Minaia di Nicola Bergaglio di Gavi e poi, sempre alla cieca, due confronti verticali di tre annate per due etichette: Gavi Montessora della Tenuta La Giustiniana di Gavi e Gavi Il Saulino del Podere Saulino di Novi Ligure per le vendemmie 1998-2001 e 2007. Alla degustazione hanno partecipato 34 esperti tra giornalisti italiani e stranieri, produttori (uno solo di Gavi docg), ristoratori, tecnici del settore produttivo e della distribuzione, esponenti di associazioni che si occupano della tutela ma anche della promozione del vino. I risultati sono stati straordinari: splendide evoluzioni del vino da vitigno Cortese, dalla giovanile base floreale verso la matura mineralità, ma sempre freschissimo di perfetta acidità anche dopo dieci anni. Grande entusiasmo per l’annata 2005 di Minaia e per le sue elegantissime versioni 1999 e 2000. Nella successiva degustazione parallela di tre annate ottime conferme da La Giustiniana e sorpresa assoluta per Il Saulino, azienda di Novi che suggerisce le potenzialità dei terreni più argillosi e ferrettizzati, con la bellissima tenuta del suo 1998.
Queste caratteristiche di longevità hanno sorpreso molti, e i giudizi più entusiastici sono venuti da autorevoli professionisti: Dante Scaglione (Premio Veronelli Miglior Enologo Italiano), i giornalisti Antonio Paolini, Attilio Scotti, Marcello Coronini, Sergio Miravalle, Enrico Sozzetti, Hong Mi Yeun (WineReview – Corea), Daniele Dellavalle (Direttore tecnico della Vignaioli Piemontesi), lo chef Beppe Sardi, i fiduciari Slow Food Enrico Sala e Augusto Lana, Aogi Yoshizawa (seguitissima blogger giapponese), Luigi Bellucci (ONAV e Tigullio Vino), Michelino Iannacchino (AIS) e molti altri, tra cui il già citato Walter Massa e Eugenio Bona: il vice presidente di Armando Testa da fan del Gavi e uomo di comunicazione ha evidenziato il gap di informazione sulle qualità di questo vino di cui forse soffrono in primis i produttori poiché è da loro che deve partire un’azione forte di comunicazione delle straordinarie potenzialità di questo bianco, sprecato se bevuto giovane. “Forse i produttori comprenderebbero meglio che è questa la strada del Gavi se acquisissero anche un’altra verità: le annate più vecchie si possono proporre anche ad un prezzo maggiore. Oggi avviene esattamente il contrario” afferma Nadia Biancato, organizzatrice dell’evento. A fine serata il direttore del Consorzio Tutela del Gavi, Mauro Delfino, ha dato una notizia importante e attesa: sta per cambiare il disciplinare di produzione della DOCG Gavi, con l'introduzione di un Gavi Riserva da commercializzare qualche anno dopo la vendemmia così da mettere in evidenza quei profumi terziari impossibili da godere nelle bottiglie troppo giovani. Il GAVI torna ad essere capofila della riscossa dei vini bianchi italiani!