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Notizie e comunicati stampa dal mondo del vino

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Trucioli rumorosi

Mai come in questi giorni si è parlato tanto di trucioli di legno, poi tutto cadrà nell'oblio, salvo sollevare nuove polemiche alla prossima "intrusione" di Ue, Stati Uniti o Wto nelle nostre questioni enologiche. Federdoc ritiene che il "problema trucioli" sia in realtà solo la punta di un iceberg e che la questione vada affrontata con un po' di calma e pragmatismo.
La battaglia tra favorevoli e contrari alle chips raccoglie su fronti contrapposti tradizionalisti e innovatori, puristi che vorrebbero solo il vino nel legno (in barrique cioè) e chi, in nome della riduzione dei costi, preferisce il legno nel vino. Una polemica che divide chi è preoccupato dalla omologazione del gusto e chi vorrebbe contrastare australiani e cileni sul loro terreno producendo vini maliziosi, semplici e a buon mercato; chi crede che il lavoro di un'azienda vitivinicola sia solo quello di produrre dei buoni vini e chi sa che il vero lavoro è venderlo. Chi ha ragione?

Una risposta non può prescindere da un'analisi attenta del mercato mondiale. Un mercato già oggi fortemente eccedentario che vede un crescente successo di vini caratterizzati da un buon rapporto qualità-prezzo e da una facile riconoscibilità legata spesso al solo nome della varietà o di grandi zone produttive. Una spinta che però rischia di "banalizzare" il concetto di vino per trasformandolo da bevanda "divina" quasi in una commodity.

Per queste categorie di prodotto tuttavia, il mercato sembra in grado di attrarre nuovi consumatori, proponendo il vino come bevanda quasi giornaliera contrapposta alla bottiglia aperta il giorno di festa. Un aspetto che deve far riflettere. Perché noi italiani ed europei che sottolineamo il contenuto di tradizione, di cultura e il legame con il territorio dei nostri vini dobbiamo renderci conto che la nostra enologia pur cambiando profondamente nel corso degli ultimi anni non sembra però in grado di rispondere alle attese dei consumatori proprio riguardo alla dimensione quotidiana.

D'altro canto, il "rumore dei trucioli" rappresenta l'avanguardia di nuove pratiche enologiche, di tecnologie che, come nel caso della "spinning cone column", rischiano di fare del vino solo una somma di componenti chimiche riassemblate in cantina per assecondare il mercato. Come possiamo opporci?
Siamo innanzitutto convinti che sia necessario cercare di competere su entrambi i mercati pronti ad affermare la nostra leadership qualitativa non appena i consumatori mostreranno una maggior "sete" qualità, opponendosi alla massificazione del gusto. Intanto dobbiamo seguire una strada di un "doppio binario" che da un lato valorizzi la capacità competitiva delle IGT che già oggi possono riportare in etichetta il nome di vitigno, e zona di produzione (più ampia di quella di una D.O.) con un'apertura a nuove tecniche enologiche che possono ridurre i costi (ma senza scappatoie come lo spinning cone column), maggiore creatività su packaging ed etichette salvaguardando però il diritto del consumatore a non essere ingannato.

D'altro canto bisogna costruire intorno al sistema delle Denominazioni una politica di promozione più incisiva, che valorizzi il loro contenuto etico di salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio e associ questi vini alle grandi storie che li caratterizzano, storie di uomini, di popoli, di territori. Un doppio binario quindi nel quale le Igt siano propedeutiche alle D.O. una politica in grado di affiancare vini provenienti da territori definiti ma competitivi sui mercati, a prodotti in grado di "far sognare" di far immedesimare il consumatore in un territorio, in una cultura, di farlo diventare "amico" del vignaiolo. Insomma un sistema binario fatto di fantasia e di rigore.


di Riccardo Ricci Curbastro
Presidente Federdoc