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VINO: UE PRONTA A DARE OK A TRUCIOLATO PER INVECCHIAMENTO ARTIFICIALE DEI VINI

L'Ue è pronta a legalizzare l'uso di frammenti di legno di rovere per l'invecchiamento "artificiale" del vino prodotto in Europa. Una revisione in questo senso dei regolamenti comunitari sulle pratiche enologiche è stata già praticamente accettata dal comitato Ue di gestione del vino, che si è riunito l'ultima volta lo scorso 2 maggio a Bruxelles. Prima di essere approvata, però, la proposta di modifica delle norme vigenti è stata inviata all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) a Ginevra, per informarne i suoi paesi membri e permettere loro di presentare evenutali osservazioni. Le nuove regole, infatti, includono alcune disposizioni sull'etichettatura dei prodotti, che devono passare al vaglio dei partner commerciali.
L'approvazione finale del comitato di gestione Ue dovrebbe avvenire alla fine del periodo di consultazione, entro due-tre mesi.

"La pratica enologica in uso negli Stati Uniti e ora ammessa anche in Europa va decisamente contro la tradizione e l'identità vitivinicola europea e italiana in particolare. - spiegano Ferrante e Zambon - Indurrà in confusione il consumatore e rischia di mettere in crisi quel che resta di una plurisecolare tradizione artigianale, quella dei bottai. Il vino di qualità non è una bevanda che si ottiene per aggiunta di ingredienti, ma il risultato di un lavoro serio e attento. Avremmo preferito un sistema di regole per un uso corretto delle barrique. Così non è".

Legambiente e Città del Vino si appellano al nuovo governo affinché venga sbarrata la strada all'impiego di queste pratiche che nulla hanno a vedere con la tradizione enologica italiana.

Gli attuali regolamenti Ue, com'è noto, non prevedono la possibilità di sostituire l'impiego di truciolati di legno al tradizionale passaggio in 'barrique', per aumentare il contenuto di tannini e simulare l'invecchiamento del vino. La ragione invocate per modificare queste norme è che i concorrenti dei produttori europei sui mercati mondiali, e in particolare Cile, Usa e Sudafrica, non solo non devono rispettare questo divieto, ma, in virtù di recenti accordi con l'Ue, possono esportare sul mercato comunitario vini "invecchiati ai trucioli", senza alcun obbligo di indicazione dell'uso di questa pratica in etichetta.

Gli emendamenti proposti dalla Commissione europea, che all'inizio erano stati accolti con riserve dagli Stati membri produttori (Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, Cipro, Ungheria e Lussemburgo) alla fine sono stati accettati da tuti (Italia compresa), in particolare dopo che sono state chiarite alcune norme sull'etichettatura. I vini per i quali si ricorre all'aggiunta di trucioli - va sottolineato - non comportano alterazioni organolettiche né rischi sanitari, ma resta il fatto che non poter distinguere tra i vini invecchati "davvero" in barrique e quelli con i tannini stimolati "artificialmente" non sarebbe coerente con gli obiettivi europei di promozione delle qualità tradizionali, e certo non sarebbe giusto per i consumatori.

Le nuove norme tengono conto di queste ragioni, e, pur non prevedendo l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'eventuale impiego di truciolato, vieteranno l'indicazione "invecchiato in barrique" per i vini prodotti in questo modo, anche quando un breve passaggio in botte si sia aggiunto all'immersione dei frammenti di legno di rovere. In più, sarà possible, per gli Stati membri che lo vorranno, escludere l'uso del truciolato per la categoria Vqprd (vini di qualità prodotti in regioni determinate), ovvero tutte le Doc e Docg, limitando il campo d'applicazione delle nuove norme ai soli vini da tavola. Ed è precisamente quel che intende fare l'Italia, che ha spinto per ottenere questa possibilità.