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Notizie e comunicati stampa dal mondo del vino

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Vitigni autoctoni. La loro origine nell’antica Etruria

Nuove ipotesi per ricostruire la storia della viticoltura in Italia. A Scansano (Grosseto) presentati i primi risultati del progetto Vinum, coordinato dalle Città del Vino. Per la prima volta archeologi, agronomi e biologi molecolari in un progetto di ricerca

Un importante passo avanti per la ricerca archeologica applicata al mondo del vino. A Scansano (Grosseto) si è concluso ieri il convegno internazionale di studi sull’archeologia della vite, con la presentazione dei primi risultati del progetto Vinum: un piano di ricerca triennale che unisce le competenze di archeologi, agronomi e biologi molecolari per ricostruire la storia dell’evoluzione della viticoltura nell’area mediterranea.

L’ipotesi alla base di questa innovativa ricerca interdisciplinare prevede che la domesticazione della vite in Etruria sia avvenuta ancor prima che i greci diffondessero la loro cultura del vino sulle nostre coste. Un obiettivo del progetto Vinum è l’individuazione dei “progenitori” dei vitigni autoctoni italiani e di esplorare i loro legami genetici con i vitigni attualmente coltivati.

Vinum – Riconoscimento della vite silvestre nel paesaggio archeologico della Toscana e del Lazio settentrionale – è un progetto coordinato dall’Associazione Nazionale Città del Vino, finanziato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena e realizzato con la collaborazione dell’insegnamento di Etruscologia e Antichità Italiche dell’Università di Siena e del Dipartimento di Produzione Vegetale dell’Università Statale di Milano.

Nell’ambito del primo anno di ricerca sono state analizzate le caratteristiche genetiche di viti selvatiche rinvenute nei pressi di siti archeologici della Maremma e confrontate con quelle trovate in ambienti non antropizzati. Dai confronti emerge che laddove l’uomo è entrato in contatto con la vite silvestre la variabilità genetica cresce. Inoltre sembra possibile differenziare su base genetica le popolazioni di viti silvestri rinvenute in ambienti antropizzati rispetto a quelle di ambienti non antropizzati.

Come spiega Osvaldo Failla, ricercatore dell’Università di Milano, una possibile interpretazione è che “la domesticazione della vite silvestre sia avvenuta all’interno di aree circoscritte, e non solo esclusivamente per l’introduzione di vitigni venuti da fuori. Tutto ciò grazie alle attività dell’uomo che attraverso la cura dell’ambiente in cui viveva avrebbe favorito l’aumento della variabilità genetica e selezionato le piante migliori”.

“Con questa ricerca – sottolinea il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti – riusciremo a capire se i vitigni autoctoni che oggi noi conosciamo siano derivati direttamente o meno da viti selvatiche locali. Sono convinto della bontà di questo progetto tanto che con l’Università di Siena abbiamo costituito l’Aisav, l’Associazione italiana di studi di archeologia della vite, con la quale intendiamo formare nuove professionalità nel mondo della ricerca in questo affascinante campo”.


Ufficio Stampa Città del Vino
0577/27.15.79
Massimiliano Rella (347/88.72.490)
Paolo Corbini (335/57.23.297)