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Notizie e comunicati stampa dal mondo del vino![]() ![]() ![]() Irpinia Wine La tavola rotonda L'edizione 2005 di Irpinia Wine, il terzo degli appuntamenti sui vini irpini organizzato dall'associazione Go Wine, tra le tante ghiotte occasioni di degustazione ha proposto anche interessanti momenti di riflessione. Lo spunto è stato offerto dalla tavola rotonda che, nella mattina del sabato 18 giugno, ha preceduto la serata conclusiva della manifestazione. "Il ruolo del Consorzio di Tutela nella filiera vitivinicola", questo il tema della tavola rotonda: tema assai intrigante, dal momento che in Campania si fa un gran discutere della materia dei consorzi, ed universalmente si riconosce in questa l'unica strada da percorrere, tranne poi riuscire a determinarsi e realizzarne qualcuno. In particolare, mentre qualche consorzio di produttori di singole tipologie di vino comincia a nascere - di recente si è formato il Consorzio della Falanghina dei Campi Flegrei - i veri consorzi, quelli di tutela dei prodotti vinicoli di una determinata area, sembrano ancora assai lontani all'orizzonte. Ed anche in Irpinia, dove in un'area ristretta si concentrano ben tre D.O.C.G., con una densità di denominazioni che in Italia trova pari riscontri solo nel Piemonte, il tentativo di far funzionare un consorzio è ancora in alto mare. "Dopo lo scippo dell'acqua - ha affermato Gianni Festa, direttore del Corriere Quotidiano dell'Irpinia e moderatore del dibattito - ora bisogna fare in modo che non si perpetri anche lo scippo del vino. Pochi in Italia infatti sanno che l'Irpinia è il più grande serbatoio d'acqua d'Europa. L'acqua irpina rifornisce gli acquedotti di quasi tutta la Campania, l'intera città di Napoli, il Cilento e l'intera Puglia; l'acqua del Sele rifornisce addirittura la regione Calabria. Nel corso degli ultimi decenni tantissime aziende hanno operato però captazioni vietate, tramite pozzi artesiani, fino a privare i comuni irpini della loro legittima ricchezza: infatti una volta operati i furti, per questioni di diritto pubblico - essendo l'acqua un bene primario - non è stato più possibile recuperarne le conseguenze. Adesso non ci tocca che tutelare la nostra ricchezza primaria, cioè il vino, e per fare in modo che non si disperda anch'essa, depauperando ulteriormente il territorio; occorre costruire un sistema di protezione basato sui consorzi di tutela". Sui risvolti economici della vitivinicoltura in Irpinia si è soffermato anche Ferdinando Faia, assessore della Comunità Montana Terminio Cervialto: "La risorsa enologica è l'unica in grado di produrre nuova economia. E non è pensabile un reale sviluppo del settore senza attività consorziate, soprattutto al fine di approntare gli idonei strumenti di comunicazione e per sperimentare ogni forma di collaborazione, come ad esempio con Slow Food e con l'associazione Go Wine". Teobaldo Acone, responsabile del club Go Wine di Avellino ed attento organizzatore di tutta la kermesse, ha tenuto invece a porre in rilievo la stretta connessione esistente tra il controllo operato dai Consorzi sui prodotti vinicoli e l'effettiva qualità finale di questi. "La qualità oggi è legata alla trasparenza dei sistemi produttivi, alla riconoscibilità, in una parola alla cosiddetta tracciabilità. E con la legge sulla tracciabilità tutti i controlli vengono demandati ai consorzi di tutela e certificati dai consorzi stessi". "Gli eventi, le manifestazioni di grande respiro servono a dare risalto a prodotti che abbiano già compiuto interamente il percorso - ha continuato Acone - altrimenti prima ed invece di cercare costose vetrine nazionali occorre concentrare l'attenzione sul territorio, sui problemi e sulle resistenze create dal territorio stesso, sulle possibili soluzioni". "Il compito della politica - ha affermato Vincenzo Alaia, assessore all'Agricoltura della Provincia di Avellino - oggi è principalmente quello di effettuare interventi mirati. Devono essere finanziati soprattutto quei settori, come in Irpinia la gastronomia e la vinicultura, per i quali esistano effettive vocazioni del territorio. Il finanziamento sempre e comunque, di qualsiasi attività, magari per sfruttare le varie formule - POR, PIT, PIR, ecc - non aggiunge nulla al territorio, non produce sviluppo. L'altra negatività evidente è data dalla frammentazione, dalla moltiplicazione delle iniziative sui medesimi settori. I consorzi possono arginare anche questo fenomeno, fornendo un punto di riferimento per coordinare gli sforzi, indirizzando le attività nell'ambito di filiere istituzionali". Davvero interessante è stato poi ascoltare il parere di chi, come Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio di Tutela del Prosecco di Conegliano, l'esperienza del consorzio l'ha fatta ormai da tempo. "L'elevatissimo numero di vini esistenti in Italia - basti pensare alle circa 350 DOC esistenti - è l'elemento più negativo per un concreto sviluppo del settore: vi è una conseguente automatica impossibilità di penetrare nei mercati in assenza di consorzi di tutela. E' tanto più difficile affermare il proprio prodotto quanti più sono i produttori che tentano di operare singolarmente. E' poi stupefacente - continua con malcelata malizia Vettorello - che questo accada in una regione come la Campania, dove su un totale di un milione e seicentomila ettolitri di vino, ci sono solo centomila ettolitri di DOC. Se si vogliono affermare sul mercato queste cifre, allora occorre un'azione unitaria basata sulla qualità, con la certificazione affidata al Consorzio di Tutela, evitando qualsiasi sovrapposizione, per smanie di protagonismo". Conclusioni C'è quindi un messaggio forte nelle parole del rappresentante di un consorzio affermato come quello di Conegliano, un messaggio che invita all'unione, alla politica comune, alla pianificazione degli interventi. Ma quanti c'erano ad ascoltare questo messaggio, e soprattutto dov'erano sabato 18 giugno i rappresentanti di aziende come Mastroberardino, Feudi di San Gregorio, Macchialupa, Vadiaperti, Vesevo, ecc.? Al dibattito, tra gli altri, avrebbero dovuto prendere parte anche alcuni produttori in rappresentanza del Consorzio Tutela Vini d'Irpinia. Parliamo al condizionale perché, ahimé, alla tavola rotonda dei rappresentanti del Consorzio non si è vista neppure l'ombra. E qui la prima domanda - come direbbe un simpatico vecchio saggio della televisione - nasce spontanea: come potrà mai realizzarsi un Consorzio se gli attuali consorziati, che dovrebbero essere da esempio, sono talmente indifferenti, dimostrando essi stessi, per primi, di non credere fino in fondo nel ruolo e nelle possibilità del consorzio? Francamente mi sfugge il motivo per cui questi produttori, anziché adoperarsi maggiormente per fare in modo che il consorzio possa raggiungere un numero di soci sufficiente a renderlo operativo, si limitano oggi ad additare gli oppositori del consorzio. A volte, è vero, alzano un po' la voce contro di essi, ma molto più spesso semplicemente ne sussurrano il nome, così come farebbe un delatore o un informatore segreto… Le degustazioni L'aspetto più riuscito di Irpinia Wine, nell'ambito di una manifestazione comunque ben organizzata in ogni suo aspetto, è senz'altro quello della degustazione che ha avuto luogo, dalle 18.00 alle 23.00 di venerdì 17 e sabato 18 giugno a Villa Sarno ad Avellino. Felice innanzitutto la location prescelta: davvero suggestivo lo scenario offerto da questa villa né antica né austera, ma sobria ed elegante. Immersa nel verde ed adagiata sulla sommità di una collina che domina su Avellino, Villa Sarno di sera, avvolta da calde luci, offre un gran bel colpo d'occhio! Servizio di navetta continua e buona accoglienza ai desk, non c'è che dire. Più che adeguati, poi, gli spazi a disposizione per le degustazioni, con gli operatori che una volta tanto non si sono trovati l'uno addosso all'altro, ma anzi hanno potuto fruire di ampie parti delle bellissime stanze interne della villa. Va detto, del resto, che le aziende presenti erano solo una ventina, con la già rilevata assenza di molti "grandi" produttori dell'Irpinia. Tra i presenti, quindi, hanno avuto modo di mettersi in buona mostra i soliti Di Meo, Terredora e Antonio Caggiano; di quest'ultimo il Taurasi Vigna Macchia dei Goti rappresenta senz'altro in questo momento uno degli esempi migliori in circolazione, sia per complessità che per equilibrio gusto-olfattivo. L'azienda vinicola Antico Borgo ha proposto un piacevole Fiano di Avellino, dai profumi molto intensi di nocciole tostate, bocca piena ed equilibrata; classico e ben intonato, invece, il bouquet floreale alla viola, con note di prugna matura espresso dall'aglianico Raiano dell'azienda agricola Villa Raiano. Bellissima conferma, anche se lievemente fuori tema, quella offerta dal Cossano di Tenuta Ponte, un merlot con aggiunta di aglianico, rispettivamente ottanta e venti per cento, tutto con uve locali: colore quasi impenetrabile, gusto morbido e grande struttura. Tra le aziende emergenti una nota di merito va attribuita alle Cantine Lonardo. Per chi ama ritrovare la tipicità e gli aromi varietali del vino qui ci sono tutte le componenti del caso, con l'aggiunta della particolare tannicità offerta da un vino straordinariamente austero come il Taurasi: profumi di bosco, di amarene selvatiche e spezie, gusto intenso, finale lungo con ritorno di marasche. Ugo Baldassarre |