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Assimilare l’esperienza del vino e del suo territorio con le sbronze in discoteca non risolve il problema rischiando di trasformarsi in un boomerang per occupazione ed economie locali. Che c’entra il vino con le discoteche?

La discussione parlamentare del DDL sui locali notturni potrebbe provocare danni incalcolabili: a rischio l’intero sistema della promozione enoturistica

Due questioni che non hanno niente in comune, la disciplina dei locali da ballo, per prevenire le cosiddette stragi del sabato sera, e il mondo del vino. Una confusione che, nell’ambito della discussione parlamentare del DDL sulla disciplina dell’attività delle discoteche, rischia di tradursi in un danno senza precedenti alle nostre produzioni vitivinicole di qualità. L’articolo 2 del PDL (“Disposizioni per il contrasto dell’Alcolismo”) vieta senza alcuna riserva qualsiasi messaggio pubblicitario che assimili il consumo di bevande alcoliche, vino compreso, indifferentemente ad avvenimenti sportivi, concerti, eventi di ogni genere, rinnegando la precedente normativa che riconosceva invece (all’Art. 13 della L.125/2001) “l’esigenza di valorizzare le produzioni tipiche ed a denominazione di origine”, per di più contrastando pure con la normativa che riconosce le Strade del vino (Legge 268/99), riguardo la segnaletica stradale che promuove il vino ed il suo territorio.

L’approvazione di un simile provvedimento così come è stato presentato, con grossi dubbi sulla possibilità di promuovere sagre, feste ed iniziative, che per loro natura niente hanno a che vedere con i comportamenti tipici della discoteca e se mai si propongono e contribuiscono a scardinare gli eccessi e l’ignoranza nel bere, metterebbe a rischio il ciclopico lavoro sin qui fatto da tutti gli operatori. Una massa critica di 530 Città del Vino, più di 1000 aziende aderenti al Movimento Turismo del Vino, 110 strade del vino con oltre 5000 operatori associati, che realizzano insieme oltre 3 milioni di arrivi, 8 milioni di presenze e 1,5 miliardi di fatturato.

“Migliaia di eventi legati al vino che non meritano e non devono essere assimilati alla logica della prevenzione degli eccessi, alla stregua delle discoteche, e per questo penalizzati a norma di legge”, chiarisce il presidente delle Città del Vino, Floriano Zambon. “Il vino rappresenta oggi molto di più che una semplice bevanda alcolica e: è innanzitutto cultura e fa bene alla salute se consumato consapevolmente: valori condivisi dalla comunità scientifica e da milioni di appassionati”.

“Per questo”, conclude Zambon, “l’Associazione ha inviato una nota ai presidenti dei Gruppi Parlamentari ed ha invitato tutti i Comuni Città del Vino a fare altrettanto, interpellando i propri parlamentari di riferimento, perché la proposta di legge non sia approvata così com’è”.