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Così l'Europa svende il suo patrimonio vinicolo
Accusata di protezionismo dai paesi del Nuovo Mondo, l'Ue previene il rischio di un contenzioso, ammorbidendo gli obblighi sulle importazioni di vino extra-europeo
Il nuovo attacco alle Denominazioni d'Origine questa volta arriva dal cuore dell'Ue


Floriano Zambon, presidente dell'associazione nazionale delle Città del Vino, esprime la preoccupazione di tutti gli associati, Comuni in testa, per la recente proposta europea di "ridimensionamento" del sistema di denominazione ed etichettatura dei vini, avanzata lo scorso 28 gennaio dall'esecutivo di Bruxelles al Comitato tecnico comunitario di gestione vini.

"La proposta di modifica del regolamento N.753/02 più che un ridimensionamento rischia di assumere le proporzioni di un colpo di spugna, stabilendo, se sarà approvata così come è stata presentata, che nessuna menzione "tradizionale" sarà più riservata in termini assoluti ai paesi europei, rendendone possibile l'utilizzo anche per vini di paesi extracomunitari".
Amarone, Brunello, Recioto, Falerno, Morellino, Vin Santo: sono 17 i nomi di vini italiani che rischiano di perdere la tutela, circondati da vini prodotti oltreoceano e commercializzati con lo stesso nome in Italiano, vanificando anni di impegno e investimenti che hanno permesso al nostro paese il primato sui mercati mondiali.
Non sembrano infatti un caso le accuse di protezionismo mosse all'Europa da parte di Usa, Cile e Australia, che minacciano la denuncia dell'Ue al prossimo WTO, confrontate con l'indagine Nomisma secondo la quale il mercato dei vini di imitazione del solo made in Italy è pressoché uguale a quello delle nostre esportazioni. In questo segno va letto anche il recente alleggerimento degli obblighi sulle importazioni di merci provenienti da paesi extra-europei.
"Questi tatticismi dell'esecutivo europeo, che sembra voler mettere le mani avanti contro possibili ripercussioni più generali, rappresentano una situazione inaccettabile per tutto il mondo del vino. Restano due settimane circa, prima che la proposta di modifica diventi operativa; due settimane nelle quali lo sforzo comune a tutte le Associazioni, Enti, Produttori e amanti del vino deve concentrarsi affinché il Governo italiano si faccia fermamente portavoce dell'indignazione di tutta un filiera, importante in Europa, come quella del vino. Qualità, passione e secoli di cultura enologica non possono essere sacrificati a presunte promesse di guadagni, perpetrate da chi ha il solo obbiettivo di sfondare il mercato".