Badia a Coltibuono, Evento Live! con TigullioVino.it
Ristorante La Brinca, Ne (Ge) - Mercoledì 21 Settembre 2005
Badia a Coltibuono - l'abbazia del buon raccolto - è stata
l'azienda protagonista dell'evento Live! (in diretta video su TigullioVino.it),
del 21 settembre 2005. Presenti alla serata, oltre alla contitolare dell'azienda,
Emanuela Stucchi Prinetti, l'agente di zona, Giuseppe Toso ed il responsabile
marketing dell'azienda Francesco Bargellini. Teatro dell'evento, il ristorante
La Brinca di Ne (Ge), dove si è tenuto il nostro primo Meeting
Nazionale il 29 giugno 2005.
Oltre mille anni di storia alle spalle e più di 150 anni sotto
la gestione della famiglia Stucchi Prinetti. Un ruolo di copofila, per
diversi anni, all'interno del Chianti Classico e azienda di spicco nel
panorama enologico chiantigiano per quantità e qualità dei
vini proposti : quale miglior interlocutore per parlare di tradizione,
di "contaminazioni bordolesi" e di crisi economica del settore
vitivinicolo ?
Qui di seguito alcuni spunti di riflessione sull'attuale crisi del comparto
enologico italiano.
Crisi italiana del vino, ipotesi sulle origini di un problema
Alla mia domanda - secca - alla Signora Emanuela Stucchi Prinetti di Badia
a Coltibuono sulle possibili responsabilità toscane dell'attuale
crisi di settore, è immediatamente seguito un cenno di assenso
consapevole. Sia pur semplificando molto, è in effetti difficile
contestare il fatto che alle origini dell'attuale crisi di mercato, si
collochi un comportamento ed una tendenza che hanno avuto inizio con i
primi vini palestrati italiani, i famosi supertuscan. Non mi riferisco
tanto ai grandi toscani da uve autoctone - leggi sangiovese in purezza
- quanto all'avvio di una produzione di un certo tipo di vini e di comunicazione
- senza dubbio di alto livello - basata su vitigni internazionali, rese
minime spesso esasperate, massima cura dell'aspetto esteriore, muscoli,
che ha contribuito alla creazione di un immagine nuova del vino italiano,
cui ha fatto seguito il prevedibile aumento sconsiderato dei prezzi e
l'avvio di quel processo di euforia prima e di "realismo" poi,
che si riflette nell'attuale stagnazione del mercato.
Mettere il punto qui, tuttavia, sarebbe ingiusto non solo verso l'ampia
categoria dei supertuscan - che qualche lato positivo l'hanno pure avuto
- ma anche verso tutti quegli agricoltori e vitivinicoltori toscani non
improvvisati - e sono molti per fortuna - con una storia ed una tradizione
alle spalle, convinti che rispetto del territorio, del vitigno e della
qualità fossero gli unici obiettivi da perseguire con tenacia.
I supertuscan, dicevamo. Qualche pregio in effetti l'hanno avuto : per
esempio, nelle loro espressioni migliori, le aziende produttrici di questo
filone hanno decisamente spinto, oltre che i prezzi, anche per la ricerca
e la modernizzazione enologica, per le minori rese, per il marketing e
la comunicazione, ottenendo come risultato vini di maggior spessore e
complessità - qualche volta anche di maggior eleganza - che hanno
"sprovincializzato" la nostra immagine all'estero, ci hanno
fatto guadagnare copertine patinate ed uno spazio di riguardo nelle cronache
di settore. Non sembrava vero - non immaginate il numero di produttori
e appasisonati che fa caso a questo genere di classifiche ! - poter annoverare
tra i primi 10 vini al mondo secondo la nota classifica di Wine Spectator,
alcuni vini italiani, guarda caso, toscani.
Giuseppe Toso, di profilo, agente di Badia a Coltibuono per la Liguria.
Tutto ciò ha inevitabilmente avuto un prezzo : da un lato quello
direttamente caduto sulle spalle del consumatore che, dall'oggi al domani,
ha cominciato a trovare sullo scaffale dell'enoteca sotto casa bottiglie
che costavano anche dieci o venti volte quello che era normalmente abituato
a pagare per un buon vino, dall'altro - e questo è l'aspetto più
devastante - un fenomeno di imitazione massiccio e degenerativo.
Portati alla ribalta dai media, questi primi supertuscan, poi confluiti
nella più ampia quanto nebulosa categoria dei "Premium Wines",
hanno ingenerato un devastante fenomeno imitativo che ha portato centinaia,
se non migliaia, di produttori vecchi e nuovi a lanciarsi nella produzione
di vini esasperati, mal "barricati", per anni imbevibili e,
soprattutto, dal prezzo inaccessibile per molti.
Proliferazione e degenerazione di un modello
Il fenomeno imitativo, come prevedibile, non ha dato origine a copie perfette
ed anzi ha innescato un processo di produzione a catena di vini assurdi
per prezzo, composizione o tipo di affinamento in rapporto al territorio
e/o alle uve utilizzate, senza alcuna parvenza di bevibilità. Così,
dopo esserci sciroppati i vini-legno, abbiamo tristemente superato anche
la fase dei vini-muscolo. Il fenomeno non riguardava più, certo,
la sola Toscana ma coinvolgeva ormai da tempo tutta la nostra penisola.
A peggiorare il quadro, la massiccia introduzione di vitigni internazionali
come Cabernet Sauvignon e Merlot per citare i più utilizzati, che
non hanno fatto altro che snaturare, nella maggior parte dei casi, le
caratteristiche peculiari del territorio di riferimento, impoverendo e
"declassando" quell'enorme patrimonio ampelografico di cui solo
la nostra enoica nazione può vantare la dote.
Si sta volutamente estremizzando, è chiaro. Molti "bordolesi
italiani" sono vini eccellenti ed estremamente interessanti ed equilibrati.
Molti, al di là del prezzo spesso gonfiato da attributi esteriori,
conservano la loro ragion d'essere nella piacevolezza che sucitano nel
degustatore. Non pochi per la verità. Molti altri, ancora, hanno
avuto un ruolo trainante per il rilancio enologico di alcune regioni (si
pensi per esempio alla Sicilia, al Salento, al Vulture, ecc.) ma la tipicità
? La tradizione ? Il vitigno autoctono ? La piacevolezza ed il rapporto
qualità prezzo ? Insomma, quella serie di fattori che incuriosisce
ed induce all'acquisto ragionato ?
Emanuela Stucchi Prinetti di Badia a Coltibuono
Tutta colpa dei supertuscan ? No davvero.
Ma davvero sono i supertuscan l'innesco della crisi enologica italiana
?
L'ipotesi se pur verosimile, non può certo spiegare completamente
un fenomeno di crisi così complesso.
Pur senza presunzione di completezza e precisione, tenterò almeno
di analizzare altre possibili cause.
Se da un lato la difficoltà dell'uva Sangiovese e la tarda maturazione
delle sue uve ha indotto i produttori toscani meno capaci ad introdurre
varietà più "sicure" e precoci come il Merlot
e, dall'altro, la difficile competizione con l'area di Montalcino e di
Montepulciano - di produzione estremamente inferiore rispetto al Chianti
ed al Chianti Classico - sono stati fattori incisivi, il contributo determinante
per il verificarsi dell'attuale situazione di crisi è sicuramente
venuto da certa stampa enogastronomica che, più o meno spassionatamente,
ha incentivato per diversi anni la produzione di certi vini, ora spingendo
e pompando vini che di pompa - magna - ne avevano già fin troppa
da soli, ora celebrando e incensando, anno dopo anno, qualsiasi sciroppo
di frutta, purché a base dei due magici vitigni di "Bordò",
ora appiccicando lustrini a quei templi della cucina moderna dove una
bottiglia arriva a costare anche il 300% del suo prezzo e così
trainando un certo tipo di consumo "oligarchico".
Non tutto il male vien per nuocere
Forse l'antico adagio "non tutto il male vien per nuocere" fa
al caso nostro.
Forse le vicende degli ultimi anni hanno avuto risvolti negativi dal lato
economico ma, nel contempo, hanno portato alcuni grandi miglioramenti.
Prima di tutto una maggior competenza ed un maggior livello culturale
del bevitore medio. Gli innumerevoli corsi - sia pur a prezzi sempre più
stratosferici ! - che per anni hanno seguito decine e decine di novelli
sommelier - tanto per citare una via - non hanno fatto altro che creare
e mettere sul mercato una domanda più attenta ed esigente. Domanda
con la quale i produttori hanno dovuto imparare a confrontarsi. Momento
di crescita per entrambe le parti quindi.
La comunicazione del vino si è estremamente evoluta - in taluni
casi forse troppo - tramutandosi in un orpello spesso splendido ma superfluo
e mal utilizzato. Tuttavia, meglio comunicazione che niente ! Fino a qualche
anno fa un'azienda produttrice di vino non sapeva neppure cosa volesse
dire "comunicazione del prodotto". Adesso la maggior parte dei
produttori - anche piccoli - partecipano a serate, fiere, manifestazioni,
si muovono per l'italia, posseggono un sito web - spesso dinamico - comunicano
con i loro clienti, con i fornitori, amplificano il loro raggio d'azione,
imparano ad utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla rete e
cominciano ad interessarsi, in particolare, a quello straordinario mezzo
di comunicazione che è l'email, senza più delegarla al figlio
come fosse un'attività di serie b.
Infine il gusto. E' decisamente e forse definitivamente mutato - in meglio
oserei dire - così come la capienza del portafogli. Oggi, finalmente,
la maggior parte dei consumatori comincia a cercare nel vino fattori come
l'equilibrio, la piacevolezza, la possibilità di abbinamento e
- non per ultimo - un buon rapporto qualità / prezzo (moda questa
- nel caso lo fosse - inossidabile).
I vini palestra si sono ingentiliti e sono divenuti più bevibili,
i vini da tutti i giorni sono sempre più buoni, al supermercato
cominciamo a trovare cose interessanti e i biodinamici, forti della recente
storia, si propongono in modo assai più pacato, restando pur sempre
un piacevolissimno fenomeno di nicchia.
Anche l'informazione enogastronomica ha oggi un occhio più attento
per il rapporto qualità / prezzo e perfino quella "certa stampa"
che fino a ieri elogiava le spremute di marmellata, oggi sembra un poco
rinsavita e fa il possibile per salvare la faccia correggendo di gran
lunga il tiro.
E' piena crisi...benvenuta crisi !
Ebbene oggi, in piena crisi economica del vino, terminata la fase acuta
degli sprint modaioli e messi via i lustrini per i bordolesi di turno
siamo più ricchi ! Forse non economicamente perlando ma certamente
dal punto di vista della consapevolezza. Del resto per il settore vino,
essere in crisi significa che il consumatore tipo di questo prodotto ha
finalmente dimostrato di avere un cervello e di non essere disposto a
pagare più di tot per questo bene voluttuario. Certo, resteranno
sempre bottiglie senza prezzo - che so, un Barolo di Bartolo Mascarello
del '70 per esempio - ma oggi quando si acquista al supermercato, in enoteca,
al ristorante, la scelta è più meditata e ponderata. Non
potremo che assistere ad un lento ma graduale assestamento della domanda
e dell'offerta e, di conseguenza, ad una stabilizzazione verso il basso
degli attuali prezzi. I ristoratori per conto loro, saranno più
attenti con i ricarichi. Adesso il mercato e la produzione sono più
in gamba e più consapevoli, andiamo avanti facendo del nostro meglio.
Le degustazioni dei vini presentati
E' stato dunque un piacere imbattersi in quanto di più schietto
e genuino può venire dal Chianti Classico, i vini di Badia a Coltibuono,
che hanno veramente colpito per qualità, tipicità ed equilibrio
generale su tutta la linea. Un bianco da Sauvignon e Chardonnay più
che rispettabile per la linea più commerciale (Coltibuono), un
Chianti Classico "base" da urlo, una Riserva, longeva, di gran
classe, un Vin Santo di eccellente eleganza ed un supertuscan a base Sangiovese
100%, con un prezzo tutto sommato accessibile, che non fa che dimostrare
come sia possibile proporre qualità senza montarsi la testa. Qui
di seguito, le degustazioni approfondite di ciascun vino degustato nel
corso della serata.
Trappoline
Toscana Igt 2004 - Coltibuono
Chianti
Classico Docg 2003 - Badia a Coltibuono
Chianti
Classico Docg Riserva 2001 - Badia a Coltibuono
Sangioveto
Toscana Igt 2000 - Badia a Coltibuono
Chianti
Classico Doc Vin Santo 1998 - Badia a Coltibuono
Eventi Live! gli interventi audio/video dei produttori
L'evento fa parte del gruppo "Eventi Live!" di TigullioVino.it,
contraddistinti - oltre che per la presenza di parte della nostra redazione
all'evento - per la multimedialità della comunicazione dell'evento
stesso, ampiamente promosso online attraverso il nostro portale e inviato
in diretta video durante il suo stesso svolgimento, attraverso la nostra
gastronomic-cam.
Qui di seguito, alcuni dei video girati da TigullioVino.it.
I bordolesi nel Chianti,
commenti di Sergio Circella e Emanuela Stucchi Prinetti
Intervento
di Emanuela Stucchi Prinetti su Supertuscan, Sangioveto e Vin Santo

Il dessert de La Brinca
Informazioni sull'azienda Badia a Coltibuono
Badia a Coltibuono
Loc. Badia a Coltibuono 53013 Gaiole in Chianti (SI)
Tel. 0577.744808 Fax 0577.749235
Web : www.coltibuono.com
E-mail : info@coltibuono.com
Per visitare l'archivio video di TigullioVino.it:
http://video.tigulliovino.it
Per informazioni sul servizio Eventi Live! :
http://www.tigulliovino.it/video/video_organizzazione_evento.htm
Filippo Ronco - TigullioVino.it
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