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          Regole di Galateo a tavola - Lettera O


           Ordina il libro sul Galateo di Luciano Paracchini
           Vai alla sezione principale sul Galateo


          Oliva

          Al bar l'oliva piccola si mette in bocca intera. Il nocciolo, deposto
          nel palmo della mano chiuso a coppa, si lascia cadere nel portacenere o nel
          piattino.
          L'oliva grande si mangia a piccoli morsi, tenendola tra due dita e
          depositando poi il nocciolo nel piattino.
          A tavola l'oliva si prende con la forchetta. Anche il nocciolo,
          spolpato, trova posto sulla forchetta che si preoccuperà di depositarlo sul
          bordo del piatto.

          Omelette

          Frittata arrotolata e spesso ripiena con vari ingredienti, dolci o
          saporiti, l'omelette (pronuncia omlèt) arriva in tavola intera; quindi si
          taglia nelle varie porzioni.
          L'omelette si mangia con la sola forchetta (come ogni ricetta con le
          uova protagoniste), aiutandosi eventualmente con un pezzetto di pane
          nell'altra mano.

          Ospite

          Ad un cocktail l'ospite viene "accettato" dai padroni di casa sulla
          soglia del salotto (lei alla destra). Disposizione non sempre possibile in
          quanto gli anfitrioni, dopo l'arrivo dei primi ospiti, devono intrattenersi
          con loro, avviando il dialogo. L'ospite del cocktail non è obbligato ad
          intrattenersi a lungo, ma prima di andarsene saluta e ringrazia i padroni di
          casa.
          Ad un pranzo l'ospite viene ricevuto sulla soglia dell'ingresso dal
          padrone di casa (o dal cameriere), il quale prende in consegna l'eventuale
          cappotto, il cappello o l'ombrello. Sulla soglia del salotto l'ospite riceve
          le attenzioni della padrona di casa, la quale provvede alle presentazioni,
          avviando la conversazione.
          «Invitare alla nostra tavola - ha lasciato scritto Anthelme Brillat-Savarin
          nella "Fisiologia del gusto" (1825) - significa prendere su di noi la cura
          della sua felicità finché rimane sotto il nostro tetto».
          L'ospite "rimorchiato" da altri invitati, non deve portare scompiglio
          all'ordine della serata. Potrebbe trattarsi di una esclusione voluta, in
          quanto non gradito ad altri invitati. Opportuno tastare l'accettabilità con
          una telefonata.
          L'autoinvito può essere simpatico se c'è confidenza con i padroni di
          casa. Risulta odioso quando, subodorando una festa, si telefona alla padrona
          di casa per sollecitare l'invito. E se questa, per motivi delicati, l'aveva
          di proposito escluso?
          L'ospite si presenta con un mazzo di fiori, una scatola di
          cioccolatini, una bottiglia di champagne o di vino d'annata, un oggetto di
          valore contenuto.
          L'ospite a casa, per qualche giorno o per qualche settimana, deve
          godere di tutte le attenzioni, ma, di rimando, non deve abusare dei
          privilegi che vengono concessi. Se nella casa non c'è personale di servizio,
          l'ospite cerca di rendersi autonomo. Non si presenta a mani vuote: qualche
          regalo ai ragazzi o alla padrona di casa da consegnare al primo incontro con
          la famiglia al completo, dopo la sistemazione nella camera. L'ospite si
          informa degli orari e delle abitudini della casa in cui è ospitato,
          adeguandosi. Durante il periodo di soggiorno è molto gentile se, uscendo per
          una passeggiata, si ricorderà di prendere una torta o un gelato o qualche
          altra specialità da offrire ai padroni di casa. Un invito al ristorante o i
          biglietti per uno spettacolo sono altri modi per sdebitarsi. Rientrato al
          proprio indirizzo, l'ospite invia una lettera di ringraziamento o,
          quantomeno, telefona.
          Per Rex Stout, autore dei gialli con il voluminoso Nero Wolfe, «l'ospite è
          un gioiello posato sul cuscino dell'ospitalità».