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          Regole di Galateo a tavola - Lettera C


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           Vai alla sezione principale sul Galateo



          Caffè

          - Il caffè, ancora nella caffettiera, viene portato in salotto dal 
          domestico (quando c'è) o dalla padrona di casa.
          - La padrona di casa lo versa nelle tazzine, quindi, dopo aver chiesto
          all'ospite quanto, e se, lo desideri addolcito, aggiunge lo zucchero e 
          porge la tazzina.
          Introdotto in Occidente sul finire del XVI secolo, il caffè fa risalire il
          nome all'arabo quhwa, con il significato di "bevanda eccitante".
          Una origine prosaica per una bevanda che ha ispirato poeti e politici 
          come Talleyrand: «Il caffè dev'essere caldo come l'inferno, nero come 
          il desiderio, puro come un angelo, dolce come l'amore».
          - Lo zucchero si mescola muovendo il cucchiaino dall'alto in basso, e
          viceversa.
          - Si beve tenendo la tazza con il pollice e l'indice, mentre l'altra mano
          sorregge il piattino.
          - Si offre due volte, anche al ristorante. Liberi di accettare o meno la
          seconda tazzina di caffè.
          Gli errori più frequenti "attorno" alla tazzina di caffè:
          zucchero nella tazzina prima di versare la bevanda;
          rotazione del cucchiaino (verso destra o verso sinistra) nel caffè, quasi
          fosse polenta;
          cucchiaino inoperoso all'interno della tazzina;
          mignolo alzato mentre si sorseggia;
          cucchiaino alla bocca, anche solo per saggiarne la dolcificazione.


          Campagna

          - «La campagna, quel posto umido dove uccelli d'ogni genere svolazzano 
          qua e là crudi» esige semplicità e ospitalità. I padroni di casa, al pari di
          eventuali ospiti, possono abbigliarsi in libertà, senza l'obbligo di giacche
          o altro. Il rischio, in alcuni casi, è di rasentare il ridicolo.
          - I ricevimenti in campagna sono meno cerimoniosi e le tavolate più
          rustiche.
          - Al termine della villeggiatura è d'obbligo una visita di congedo ai
          vicini. Eventuali impedimenti si possono superare con un biglietto da visita
          con i saluti e la sigla P.p.c. (pour prendre congé).

          1897 Campagna
  
          Arrivano le scatolette

          Nei pranzi in campagna molte cose si semplificano; non sempre si trova 
          tutto il necessario per comporre un pranzo o una colazione secondo le 
          norme stabilite; ma se la padrona di casa è una donnina fine, intelligente, 
          può colle più modeste risorse dare alla sua tavola un aspetto di ricchezza, di
          benessere, di buon gusto, che tengono luogo di tutte le delizie.
          L'industria moderna ha trovato modo di conservare nelle scatole tutte le
          verdure e le carni più fini; io non le ammiro e preferisco sempre il pollo
          arrosto, una frittata di uova fresche, al salmone, a tutte le golosità
          conservate, ma con la scienza culinaria si può ottenere un grande aiuto
          dalle piccole scatole di conserva. Ho detto che nei pranzi in campagna è
          lecita una maggiore libertà, però anche una colazione fatta sull'erba,
          all'ombra fresca di un boschetto, è obbligo di una donna fine, di un uomo
          ben educato, il condursi come in casa propria. Qualche volta si fa a meno di
          posate, ma anche un'ala di pollo può essere presa e tenuta fra le dita con
          grazia, quando chi la mangia possiede questo preziosissimo fra i doni.
          (Mantea, «Le buone maniere»)


          Candelabro

          - Sulla tavola importante il candelabro trova opportuna collocazione.
          Il candelabro è a due o più bracci: tanti quante sono le candele.
          Diversamente, il candeliere  serve da sostegno ad una sola candela.


          Carciofi

          - Mai nei pranzi formali, i carciofi crudi si mangiano con le dita (come
          tutta la verdura in pinzimonio), intingendo l'estremità morbida nel
          condimento, foglia per foglia. Arrivati al cuore, dopo aver tolto la peluria
          con il coltello, si porta alla bocca con la forchetta.
          - La foglia non va immersa più di una volta nell'intingolo. Né si riprende
          una foglia già scartata.
          Originario dell'Etiopia, il carciofo, in senso figurato, assume il
          significato poco edificante di scioccone, minchione (persona sciocca e
          credulona).


          Carne

          - Tutta la carne, hamburger compreso, si mangia con il coltello e la
          forchetta, tagliando un boccone per volta. Boccone che prende 
          immediatamente la direzione predestinata.

          ABBINAMENTO DEL VINO:

          - antipasti di carni bianche: rosati secchi o abboccati
          - arrosti di carni bianche: rossi morbidi e di medio corpo
          - arrosti di carni rosse: rossi austeri e di buon corpo
          - lessi e umidi: rossi generosi e giovani
          - pollame: rossi profumati e di pieno corpo
          - selvaggina: rossi di gran corpo, di forte gusto e profumo

          672 Carne

          Non si tocca con le mani

          Quando uno serve deve sempre badare a dare agli altri i bocconi migliori e
          tenere per sé i peggiori, senza toccare alcuna cosa se non con la forchetta;
          perciò se la persona più importante vi chiede qualcosa che sta davanti a
          voi, è essenziale saper tagliare in modo corretto e con metodo la carne, e
          altresì conoscerne le parti migliori per poterle servire in modo adeguato.
          Qui non si intende indicare il modo di scalcare, perché è un argomento sul
          quale sono stati scritti libri appositi, dove sono illustrate tutte le parti
          in cui infilzare innanzi tutto la forchetta nella carne quando la si deve
          tranciare; infatti non bisogna mai toccare la carne con le mani, neppure
          quando si mangia; dove bisogna infilare il coltello per scalcare; quali
          parti staccare per prime, qual è il boccone migliore e quale il boccone
          d'onore da servire al commensale più elevato di rango.
          E' facile imparare a scalcare quando si abbia mangiato tre o quattro volte
          ad una tavola elegante; tuttavia non ci si deve affatto vergognare di
          scusarsi e affidare ad altri il compito, se non si ritiene di saperlo fare.
          (Antoine de Courtin)


          Caviale

          - A tavola il caviale si presenta nella sua scatola originale posata su una
          coppa con ghiaccio o nell'apposito secchiello per il caviale. Ci si serve
          con discrezionalità. Limone per chi lo gradisce.
          - Il caviale ben si sposa con vino spumante secco.
          - Sui crostini, il caviale va steso con il coltellino a spatola.
          Uova di storione liberate dalle membrane e dalle fibbre, e 
          successivamente salate, il caviale deriva il proprio nome dal turco 
          kavyar.
          Quando la percentuale di sale è minima (4,5 per cento) il prodotto è di
          prima qualità (caviale Malassol).
          Il caviale rosso è ottenuto con uova di lucci, carpe, merluzzi, ecc.


          Cena

          - La partecipazione ad una cena presuppone un abbigliamento elegante.
          Cena è il pasto della sera. Per gli antichi Romani la cena era il pasto più
          importante e più lungo, tanto da iniziare nel tardo pomeriggio.
          Per cenetta si intende una cena intima, fra pochi amici.
          Cenone è una lauta cena, cui partecipano molti convitati.

          1888 Cena

          I musoni sorridono

          Una buona cena porta alla luce tutti i lati più teneri di un individuo.
          Sotto la sua brillante influenza, le persone tetre e "musone" diventano
          gioviali e ciarliere.
          Individui acidi e impettiti, che per tutto il resto della giornata vanno in
          giro con l'aria di nutrirsi d'aceto e di sali di Epsom, dopo cena si
          effondono in larghi sorrisi e mostrano una certa tendenza a dar buffetti
          sulla testa dei ragazzini, e parlar loro (vagamente) di monete da sei soldi.
          I giovanotti seri si sgelano e diventano affabili e allegri, e i giovani
          snob, i tipi dai mustacchi sostenuti, dimenticano di rendersi
          insopportabili. (Jerome K. Jerome, «I pensieri oziosi di un ozioso»)


          Centro tavola

          - Sempre presente sulla tavola importante, il centro tavola può 
          comporsi con fiori freschi, frutta, ceramica.
          - Il centro tavola non deve essere di impedimento ai commensali nel
          guardarsi in volto.

          1897 Centro tavola

          Aboliti i grandi trofei
     
          Il centro tavola è affidato alla fantasia e dipende, in gran parte, dalla
          ricchezza della casa. Se non c'è la lampada sospesa sono preferibili i
          candelabri; la luce della candela abbellisce la tavola e i convitati.
          Sulla tavola si dispongono nei trofei, nelle coppe, le frutta, i dolci, i
          fiori; anche per questo la moda cambia ogni giorno; anticamente tutti i
          recipienti destinati a contenere questi accessori per la tavola erano alti,
          oggi si è più pratici, hanno una forma bassa e non impediscono la vista
          della persona seduta al lato opposto; i fiori si disponevano a mazzi, oggi
          invece adornano la tavola senza ingombrarla; ora sono raccolti in piccoli
          mazzetti davanti ad ogni persona, ora serpeggiano in catena, tutto ciò
          secondo il gusto delle signore o il capriccio del momento. Tutto questo però
          non condanna all'ostracismo i ricchi trionfi d'argento, orgoglio delle
          nostre nonne. 
          E' da osservarsi che i fiori non siano di quelli troppo odorosi per impedire
          gli incidenti troppo spiacevoli. (Mantea, «Le buone maniere»)


          Cipolla

          - Un piatto a base di cipolle si serve solo dopo aver preavvertito gli
          invitati. Non a tutti "suona" accettabile il fatto che le cipolle siano
          diuretiche, vermifughe e antiscorbutiche.
          Originaria della Persia, la cipolla si caratterizza per l'odore pungente
          dovuto al solfuro di allile, un olio essenziale volatile che si disperde
          dopo la cottura.


          Cocktail

          - Trattenimento elegante, come orario si posiziona nel tardo pomeriggio: tra
          le 17,30 e le 19 (orari condizionati dalla latitudine e dalle stagioni).
          - Il cocktail ha un tono formale e la durata non "fora" le 2 ore.
          Dilungandosi ben oltre l'ora di cena, gli ospiti ancora presenti saranno
          serviti con piatti caldi (risotti o paste di diverso tipo), ma sempre nel
          piatto in mano.
          Cocktail (si pronuncia kòkteil), da cock (gallo) e tail (coda),
          probabilmente è una deformazione popolare di cocktay, dal francese 
          coquitier (portauovo e, quindi, misurino).
          Per estensione: il trattenimento elegante, definito anche cocktail party.
          Negli anni Trenta l'autarchia linguistica imperversante in Italia, tentò di
          tradurre cocktail con concotello o arlecchino.
          - Il biglietto d'invito al cocktail precisa il giorno, l'ora e il luogo
          dell'incontro. L'aggiunta della sigla R.S.V.P. (répondez s'il vous plait)
          impegna a confermare, o meno, l'adesione. Al cocktail si possono
          "infiltrare" anche persone non espressamente invitate, purché introdotte 
          da un ospite ufficiale.
          - L'invito, esteso alle persone più disparate, deve considerare l'età degli
          invitati. sarebbe bene non estenderlo a persone che notoriamente 
          aborriscono questo genere di ricevimenti.
          Gli anziani preferiscono stare seduti comodamente; inoltre, l'udito precario
          potrebbe rendere sgradita la confusione che inevitabilmente si crea.
          - La puntualità non rientra negli obblighi degli ospiti, i quali possono
          lasciare il trattenimento dopo mezz'ora. Prima di andarsene gli invitati
          salutano i padroni di casa o la persona che ha organizzato il cocktail.
          - In una abitazione privata i padroni di casa ricevono gli invitati sulla
          soglia del salotto, lei alla destra di lui. In attesa di altri arrivi, si
          mescolano agli ospiti, intrattenendosi con loro.
          - Abbandonando la festa si prende commiato dai padroni di casa e dalle
          persone che si conoscono meglio.
          - Il luogo pubblico si sceglie quando l'occasione è più che altro pubblica:
          una sfilata di moda, l'inaugurazione di una mostra, una festa
          L'anfitrione si saluta e si ringrazia personalmente.
          Cocktail, o più propriamente short drink, è una bevanda alcolica alla cui
          preparazione partecipano vari ingredienti alcolici o non, amalgamati con
          ghiaccio nello shaker.
          Il classico bicchiere da cocktail ha una capacità di 0,90 dl.

          1934 Cocktail

          Offesa al buon gusto

          Certe padrone di casa hanno messo di moda l'uso, che si diffonde 
          fin troppo, dei ricevimenti cocktail.
          Dalle sei alle nove di sera, esse offrono agli amici dei beveroni fabbricati
          con ricette d'America. Il cocktail è una offesa al gusto e al buon senso. E'
          sconveniente invitare il prossimo a bere prodotti che partecipano a un 
          tempo del medicamento, del dentifricio e dell'esplosivo. (Paul Reboux, 
          «Il nuovo saper vivere»)

          1935 Cocktail

          Importazione americana origine italiana
          Ai nostri giorni è penetrata anche da noi l'abitudine di offrire un cocktail
          se, dopo il tè, la conversazione si protrae per qualche ora ancora.
          Il cocktail è un insieme di liquori che mette a dura prova la stabilità
          degli spiriti.
          I cocktail sono d'importazione americana, ma hanno la loro culla proprio da
          noi; solo il movente era ben diverso da quello americano che ha fatto
          degenerare il cocktail in un vero miscuglio di liquori dannosi all'organismo
          umano.
          Il cocktail nostro voleva essere come un aperitivo, un semplice stimolante
          dell'appetito e le signore italiane debbono nei loro salotti rivendicare la
          sua prima origine.
          Il cocktail si prepara con tutte le regole d'arte richieste con una miscela
          che ogni signora sa ideare ma di cui ne è gelosa.  
          (Ines e Mimy Bergamo, «Il libro della signora»)


          Cognàc
          
          - Acquavite di vino sottoposta ad invecchiamento in fusti di rovere, il
          cognàc si serve in grandi bicchieri panciuti, affinché il calore della mano
          ne "liberi" il profumo.
          Per accordi internazionali, nome riservato al prodotto francese -
          diversamente prende il nome di brandy - il cognàc si produce in una 
          regione che corrisponde al territorio geografico dei dipartimenti della 
          Charente e della Charente-Maritime, nella Francia occidentale.
          Il nome viene dalla città che si trova al centro di questo territorio.

          1630 Cognàc

          Tra leggenda e casualità

          C'era una volta nel XVI secolo, a Segonzac, una ventina di chilometri da
          Cognàc, un nobile cavaliere, Jacques de la Croix-Maron, che dedicava 
          cure ostinate alla distillazione del vino, ottenendo un alcol poco bevibile, 
          che bisognava correggere con erbe aromatiche.
          Una notte ebbe un incubo: gli parve che il diavolo lo avesse messo a bollire
          per ottenere la sua anima, ma senza risultato.
          Visto che non riusciva a "distillare" l'anima del riluttante cavaliere, il
          principe delle tenebre interruppe il lavoro dicendo: per avere la tua anima
          sarà necessario ripetere l'operazione, e vedrai che questa volta ci
          riuscirò.
          Il cavaliere si svegliò di soprassalto e pensò, per analogia, che per
          ottenere l'inafferrabile anima del suo vino sarebbe stato necessario
          distillarlo una seconda volta. Cosa che fece subito. Ridistillò il liquido e
          dall'alambicco uscì un'acquavite profumata, delicata, mai gustata prima. 
          Fin qui la leggenda.
          La verità, si sa, è più prosaica, ma non meno curiosa. Anticamente questo
          vino non si distillava, lo si esportava verso il nord, dal porto di La
          Rochelle, e non era sdegnato da quei palati abituati al sidro.
           Durante una guerra, pare intorno al 1630, fu bloccato il commercio ed enormi
          quantità di prodotto restarono invendute per anni. Che farne? Distilliamolo,
          escogitarono i bravi coniacensi, ma non avendo damigiane a sufficienza, lo
          travasarono nelle botti, recipienti poco costosi data la vicinanza dei fitti
          boschi di quercia della regione tra Argoulême e Limoges. Qualche fusto fu
          venduto subito, gli altri lasciati in magazzino. O dimenticati, addirittura.
          Per anni.
          Quando si aprirono questi barili si scoprì che l'acquavite aveva acquistato
          un colore ambrato, e un sapore, un profumo del tutto nuovi, non c'era più
          bisogno di sanarla con aromi od altri additivi. (Cesare Marchi, «Quando
          siamo a tavola»)


          Colazione

          - Spesso  si invita a colazione  in modo improprio, essendo la colazione il
          primo pasto del mattino o, in alcune regioni, il pasto leggero di
          mezzogiorno.
          - Ad una colazione di lavoro si parla prevalentemente di affari, sia pure
          con tono "leggero".

          1932 Colazione

          Alla tedesca
          Il pranzo semplice dei tedeschi, a cui intervengono invitati, consiste,
          nelle migliori tavole, di un primo piatto di uova preparate con salsa
          (maionése in genere), di due piatti di portata - ad esempio, pesce ed oca)
          - due o tre contorni serviti a lato, un dolce - spesso di riso o di
          conserve - formaggi e frutta.
          C'è chi mangia il formaggio prima del dolce, e chi dopo. Ciò dipende
          dall'insieme e dalla qualità dei cibi e da quella del dolce. Le frutta
          vengono servite sempre in ultimo. (Alma Ruffo Lanceri, Riccardo 
          Galluppi, «Le moderne usanze»)


          Coltello

          - A destra del piatto, e con la lama rivolta all'interno, il coltello non va
          portato alla bocca. Serve per tagliare quei cibi che non possono essere
          tagliati con la sola forchetta. L'uso va pertanto limitato all'indispensabile.
          Il cammino della civiltà va verso l'abbandono del coltello a tavola. 
          In Cina il suo uso a tavola è di fatto scomparso da parecchi secoli. 
          Agli occhi di molti cinesi il modo in cui mangiano gli occidentali è "incivile". 
          «Gli europei sono barbari, mangiano servendosi delle spade» dicono. 
          «E' lecito supporre - spiega Norbert Elias, studioso del costume dei popoli 
          - che il costume affermatosi in Cina sia da ricollegare al fatto che in questo 
          paese da molto tempo lo strato superiore che determinò i modelli non era 
          una classe di guerrieri ma uno strato pacificato, anzi pacificato in misura
          elevatissima: quello dei funzionari colti».
          - Il coltello piccolo, da dessert, serve per sbucciare la frutta e,
          eventualmente, per il formaggio.
          - Il coltello da pesce è indispensabile quando si mangia il pesce. La
          mancanza "autorizza" l'utilizzazione di un pezzetto di pane.
          Di certe persone che si atteggiavano ad anticonformisti rivoluzionari, Leo
          Longanesi diceva: «Si credono di sinistra perché mangiano il pesce con il
          coltello!»


          Coniglio

          I pezzi migliori, da proporre agli invitati, sono le cosce e i lombi. Meglio
          presentare in tavola il coniglio già suddiviso in razioni.

          ABBINAMENTO DEI VINI:

          carne arrosto: rossi morbidi e di medio corpo
          carne lessa o in umido: rossi generosi e giovani


          Consommé

          - Brodo ristretto di carne (dal francese, propriamente consumato) il
          consommé va servito in tazza (preferibilmente a due manici) con piattino e
          cucchiaio. Quest'ultimo serve unicamente per assaggiare, quindi si
          riappoggia sul piattino.
          - Ad apertura della cena il consommé va servito caldo; dopo gli antipasti,
          anche freddo.

          ABBINAMENTO DEI VINI:

          se contiene "fumetti" di grandi vini: nessun vino;
          se non li contiene: rosati e rossi, abboccati


          Conto
   
          - Chiesto con gesto discreto, il conto comporta una eventuale verifica
          altrettanto discreta, facendo poi scivolare il denaro nel foglio ripiegato.
          - In presenza di invitati è opportuno assentarsi un attimo, per sistemare
          alla cassa il conto.
          - Una donna che, per ragioni personali o professionali, invita al ristorante
          paga con maggiore discretezza (sempre alla cassa).
          - In albergo, dopo un soggiorno più o meno prolungato, si chiede il conto in
          anticipo (la sera che precede la partenza), onde controllare agevolmente gli
          eventuali addebiti.
          - Durante un soggiorno prolungato è normale che l'albergatore presenti il
          conto ogni quindici giorni o a fine mese. Va saldato entro le 24 ore
          successive.

    
          Coppette

          - Posizionate sulla tavola in alto a sinistra (dove si trovava il piattino
          del pane), le coppette assolvono il compito di lavadita se la portata
          precedente ha comportato l'utilizzo delle dita. Gesto più che altro
          simbolico, in quanto si immergono nell'acqua solo i polpastrelli. Nell'acqua
          potrebbe galleggiare una fettina di limone, indispensabile dopo i crostacei,
          o qualche petalo di fiore.
          - Le coppette potrebbero servire per la frutta, ma unicamente per
          rinfrescarla. Infatti la frutta arriva sulla tavola già lavata.


          Crêpes

          - La forchetta è la sola posata da utilizzare, anche per tagliare le crêpes
          a bocconi. Il coltello viene in aiuto solo nel caso in cui la frittella non
          sia abbastanza morbida o il contenuto del ripieno sia troppo consistente.

          1897 Crêpes principessa o attrice?

          Si racconta che mentre il celebre cuoco francese Henri Carpentier 
          preparava per Edoardo VII delle crêpes al liquore, questo, per ragioni 
          non ancora accertate, prese fuoco. 
          Per nulla spaventato, il cuoco ebbe l'audace idea di
          portare in tavola il tegame da cui si alzavano ancora vivaci lingue di
          fiamma.
          Il sovrano assaggiò le crêpes e le trovò eccellenti. 
          Poi domandò: «Come si chiamano?». 
          «Maestà, sono appena state inventate - rispose Carpentier -, potremmo
          battezzarle le crêpes princesse.» Il sovrano indicando la figlia del suo
          ospite, concluse con un benigno sorriso: «le chiameremo crêpes Suzette».
          Secondo altra versione, sarebbero state ideate dal maître d'hotel Joseph,
          del ristorante Marivaux di Parigi, nel 1897, in onore di una giovanissima
          attrice dell'Opéra, di nome Suzette. (Cesare Marchi, «Quando siamo a
          tavola»)


          Cucchiaio

          - Alla destra del piatto, con la parte concava appoggiata alla tovaglia, il
          cucchiaio serve per mangiare la minestra dalla fondina. Riempito a metà 
          con un movimento che parte dal bordo della tavola e va verso il centro, il
           cucchiaio arriva alla bocca con la punta, senza aspirazioni rumorose.
          In origine il cucchiaio serviva unicamente per mangiare le chiocciole. «Gli
          antichi romani - spiega Cesare Marchi - erano ghiotti di chiocciole, il cui
          singolare è 'cochlea'. 'Cochlear' e 'chochlearium' era l'arnese adoperato
          per mangiarle, da cui l'odierno cucchiaio».
          - Il cucchiaio di media misura serve per il brodo, le vellutine in tazza, i
          dessert cremosi. Terminato, non si lascia il cucchiaio nella tazza, ma bensì
          sul piattino.
          - Il cucchiaino serve per mescolare lo zucchero nelle tazze da tè o da
          caffè, con un movimento verticale, dall'alto in basso e viceversa (non
          circolare).
          - Cucchiaio a palettina per gelati e sorbetti.