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          Regole di Galateo a tavola - Lettera A


           Ordina il libro sul Galateo di Luciano Paracchini
           Vai alla sezione principale sul Galateo


          Acqua

          In bottiglia o in caraffa, addizionata di anidride carbonica o naturale,
          l'acqua non deve mancare in tavola.
          E la padrona di casa sarà pronta a concederne con prodigalità,
          gareggiando in questo con il consorte, responsabile della scelta e
          dell'offerta dei vini.
          Trovandosi a pranzare fuori dalla cerchia familiare, l'acqua e il vino
          non vanno mai "confusi". Suonerebbe ostico, se non addirittura offensivo,
          a chi apprezza il buon vino...
          «Non importa dove va l'acqua, purché non vada nel vino»: astemi o meno,
          facciano propria questa raccomandazione di Gilbert Keith Chesterton,
          scrittore inglese dell'epoca vittoriana. 
          L'acqua non sviluppa calorie. Può pertanto essere bevuta in quantità
          anche notevoli.
          Nei sofferenti di ipertensione e negli obesi è consigliabile che l'acqua non
          venga assunta durante i pasti.
          Negli obesi l'introduzione di acqua contemporaneamente a quella del cibo
          facilita lo svuotamento dello stomaco, anticipando la ricomparsa dell'appetito.

          1961 Solo tra un vino e l'altro

          Il vino, bianco o rosso, sia puro. L'acqua serve a molte e meritevoli cose,
          ma a tavola solo ad una. Cambiando bottiglia di vino è infatti consigliabile
          bere un sorso (ho scritto: un sorso) di acqua fredda.
          (Luigi Veronelli, «I vini d'Italia»)

          
          Aglio

          Aromatizzante e medicinale, questo bulbo fa circondare di... vuoto chi
          ne fosse amante.
          L'ammissione di questa debolezza "affettiva" ben si accompagna, ad
          esempio, a caramelle alla menta da succhiare fintantoché l'aria attorno
          non sia accettabile.
          Killer dell'amore, l'aglio chiama a sua difesa le riconosciute qualità medicinali:
          eupeptico e disinfettante intestinale. Sufficienti a non incrinare un amore?

          X sec. Aglio per vampiri e per il buon umore

          Nell'antica Inghilterra si usavano corone d'aglio per tener lontani demoni
          e vampiri.
          Spicchi d'aglio venivano somministrati agli egizi che lavoravano alle piramidi,
          perché dava buon umore e preveniva le malattie.
          Gli atleti dell'antica Grecia lo masticavano prima di ogni gara.
          Durante le pestilenze i medici visitavano i malati tenendo nella maschera un
          tampone imbevuto di una soluzione agliacea.
          (Cesare Marchi, «Quando siamo a tavola»)

          1580 Aglio e prezzemolo per il re galante

          Nei piatti preferiti da Enrico IV, vecchietto galante e birichino, l'aglio non
          mancava mai.
          Lo metteva tritato in tutte le insalate, ne cospargeva l'arrosto e il cosciotto
          di montone, mentre negli spinaci, nelle lenticchie e nel puré era solito usarlo
          a spicchi.
          L'unico cruccio di Enrico IV, quando mangiava l'aglio, era di avere poi l'alito
          cattivo; cosa questa che "ostacolava" gli scopi per i quali divorava l'aglio.
          Non avendo a disposizione chewing-gum e neppure chicchi di caffè,
          ricorreva allora al prezzemolo il quale faceva sparire l'alito cattivo.
          (Giorgio Cajati, «Erbe e fantasia»)


          Agrumi  
    
          Gli agrumi si tengono con la mano sinistra e si sbucciano con il coltello nella
          destra, decapitando prima i due poli, poi incidendo la buccia a sezioni verticali.
          Sezioni che si staccheranno facilmente con il coltello, tenendo il frutto
          fermo con la forchetta. Gli spicchi si portano alla bocca con le dita. I semi
          vengono discretamente sputati nella mano chiusa a pugno, prima di essere
          deposti sul bordo del piatto.
          Un modo più sofisticato (e indispensabile quando l'arancia è molto sugosa)
          per mangiare gli agrumi: con l'aiuto della forchetta si punta il frutto, poi con il
          coltello si taglia in quarti o in ottavi che si sbrucciano separatamente,
          sempre con l'aiuto del coltello e della forchetta.
          Caratteristica comune agli agrumi è il contenuto di acidi organici, in
          particolare di acido citrico.
          Altra loro caratteristica è l'elevato contenuto di vitamina C.
          Gli agrumi appartengono al gruppo della frutta acidula, ovvero frutta ricca di
          acido citrico, malico e tartarico.
          Questi acidi, oltre a conferire il sapore acidulo, ne favoriscono la conservazione.
          Dopo l'assorbimento da parte dell'intestino, passano in circolo e, essendo acidi
          "deboli", sotto l'azione dell'ossigine danno luogo alla produzione di acido
          carbonico, il quale, a sua volta, si combina con il sodio e con il potassio,
          formando carbonati e bicarbonati. 

          
          Alito

          Impeccabile, fresco, l'alito non deve trasmettere odori sgradevoli, tali da
          tradire il gradimento dell'aglio o il vizio del fumo.
          «Quando si favella con alcuno, non se gli dee l'uomo avvicinare sì, che
          se gli aliti nel viso: perciocché molti troverai che non amano sentire il
          fiato altrui». Già nel Cinquecento, in una società per altri aspetti
          "cavernicola", si richiedeva il rispetto della spazio vitale.
          La "predicazione" è di monsignor Della Casa, l'autore del primo «Galateo».
          Una "predica" spesso disattesa, ancora oggi.

          1840 La sinistra copre l'odore
   
          Siccome non sempre soavemente olezza il nostro alito, e molto meno
          riesce gradito alle altrui nari, perciò la pulitezza consiglia di non accostar
          troppo il volto all'uomo a cui parliamo, acciò non rimanga nauseato;
          quindi dovendosi dire qualche cosa in confidenza a persone rispettabili,
          si suole parlar loro all'orecchio.
          A Calicut i cortigiani si coprono la bocca con la mano sinistra, acciò l'odore
          dell'alito non offenda le nari del re. (Melchiorre Gioia, «Nuovo galateo»)

     
          Amarene  
  
          Le amarene e le ciliegie si tengono con il picciolo, sputando con discrezione
          il nocciolo nella mano per depositarlo sul bordo del piatto.
          Originarie dell'Asia occidentale appartengono al gruppo della frutta acidula,
          ovvero frutta ricca di acido citrico, malico e tartarico. Questi acidi, oltre a
          conferire il sapore acidulo, ne favoriscono la conservazione.
          Dopo l'assorbimento da parte dell'intestino, passano in circolo e, essendo
          acidi "deboli", sotto l'azione dell'ossigine danno luogo alla produzione di acido
          carbonico, il quale, a sua volta, si combina con il sodio e con il potassio,
          formando carbonati e bicarbonati.
          Il valore calorico, per 100 grammi , è di 41 calorie per le amarene e di 38 per
          le ciliegie.


          Anguria  
          
          L'anguria, o cocomero, si mangia utilizzando la forchetta e il coltello, prima
          liberandolo dai semi, poi tagliandolo a pezzetti da portare alla bocca.
          Pianta originaria dell'Africa, è stata introdotta in Europa al tempo delle Crociate.
          Coltivato in tutto il mondo, produce 15 Calorie per 100 grammi.
          L'elevatissima percentuale di acqua fa sì che tale frutto, se consumato a fine
          pasto, prolunga il tempo necessario alla digestione.

    
          Antipasti

          Un assortimento di antipasti misti si serve con questa sequenza: salumi, verdure
          crude (sott'aceti o sott'olio), pesce (se c'è).
          Con lo stesso ordine ci si serve da una eventuale, unica, antipastiera.
          Gli antipasti si mangiano con la forchetta, utilizzando il coltello quasi
          esclusivamente come appoggio. Fanno eccezione le sardine, i salumi e
          il pesce, nel qual caso il coltello e la forchetta sono la coppia ideale.
          I paté si mangiano con la sola forchetta.
          Il melone richiede il cucchiaio se intero o tagliato a metà; il coltello e la forchetta
          se a fette.
          Scopo primario dell'antipasto è di stimolare la secrezione gastrica.
          Assolvono a questa funzione gli antipasti semplici (acciughe, funghi, olive,
          prosciutto, ecc).
          Non così gli antipasti cosiddetti complessi (barchette, bouchées, canapè,
          eccetera). L'antipasto è sempre da sconsigliare alle persone in eccesso di
          peso, nonché ai soggetti gastritici e ulcerosi.

          Abbinamento Vino

          Antipasti di mare: vini bianchi leggeri, secchi.
          Antipasti di carni e legumi: vini rosati, secchi o abboccati.
          Se conditi con salsette all'aceto o al limone, nessun vino è consigliabile.
          Sottaceti: nessun vino.
          Paté: se in conserva, spumanti secchi o vini dolci di grande stoffa;
          se fresco, vini rossi di buon corpo, asciutti.


          Aperitivo

          L'aperitivo va servito in continuazione, senza attendere la presenza
          di tutti gli ospiti.
          L'effetto svolto da un aperitivo sulla secrezione gastrica attraverso l'azione
          stimolante delle papille gustative, si posiziona attorno ai 15 minuti.
          Ne consegue che un aperitivo, affinché possa svolgere una reale azione
          di stimolo sull'appetito, debba essere assunto non oltre 30 minuti prima del pasto.
          Lo stimolo non viene dalla gradazione alcolica, bensì dalle sostanze amare e
          aromatizzanti.
          Invitando al solo aperitivo si deve avere l'accortezza di non rendere visibile
          nulla del pasto che seguirà... dopo il congedo degli invitati al solo aperitivo.
          Gli invitati all'aperitivo non devono attardarsi troppo, onde non mettere i padroni
          di casa nella condizione di... "pregarli" di rimanere a pranzo.
          Ciò potrebbe procurare imbarazzo, in quanto non previsto.

          1860 Chiavi false

          Si parlava una sera, in un salotto, degli aperitivi che erano diventati molto di
          moda in Francia a quel tempo. 
          Armand Trousseau (medico francese) era contrario; un altro medico presente,
          invece li difendeva, sostenendo che era un modo come un altro per aprire le porte
          all'appetito. «Ebbene - concluse Trousseau - io credo pericoloso aprire le porte
          all'appetito con una chiave falsa.» (Bertarelli, «Esculapio ride»)


          Apparecchiare
   
          I pranzi e le cene importanti richiedono:
          - il sottopiatto (per tutta la durata del pranzo non verrà mai tolto), il
          piatto piano, la fondina;
          - a destra dei piatti: il coltello (con la lama rivolta verso l'interno) e
          il cucchiaio;
          - a sinistra dei piatti: una o due forchette (dipende dal menù) e il
          tovagliolo piegato nel modo più semplice, a rettangolo o a triangolo;
          - in alto, sopra il piatto: le posate da dessert (manico della forchettina a
          sinistra, il coltellino o il cucchiaino con l'impugnatura a destra);
          - sopra le posate di destra: i bicchieri fino ad un massimo di quattro, con
          questo ordine partendo da sinistra: per l'acqua (grande), per il vino rosso
          (medio), per il vino bianco; sopra, l'eventuale bicchiere per il dessert o
          lo spumante;
          - sopra le posate di sinistra: il piattino per il pane;
          - eventuali segnaposti, dietro le posate da dessert.
          Il sale e il pepe negli appositi contenitori o in ciotoline provviste di
          adeguato cucchiaino;
          Le coppe lavadita, cadute in disuso, si portano in tavola sul piattino da
          frutta coperto da un centrino. Centrino e coppa vanno quindi tolti dal
          piattino e messi al posto del piattino del pane. Servono per lavare la punta
          delle dita, asciugate poi con il tovagliolo.

          1530 Apparecchiare

          Ricche tovaglie e pochi oggetti
          I piatti sono rari. I dipinti che rappresentano scene di banchetti di
          quest'epoca o di epoche precedenti offrono sempre la medesima scena, per noi
          inconsueta, cui fa riferimento Erasmo da Rotterdam.
          La tavola a volte è ricoperta di ricche tovaglie, a volte no; comunque vi
          sono sempre pochi oggetti: boccali, saliera, coltelli, cucchiai ed è tutto.
          A volte si vedono anche fette di pane, le quadrae, che in francese si
          chiamano tranchoir o anche tailloir. Tutti quanti, dal re alla regina al
          contadino e sua moglie, mangiano con le mani, anche se nel ceto più elevato
          si usano modi più raffinati.
          Erasmo dice che bisogna lavarsi le mani prima del pasto, ma il sapone è
          ancora una merce rara; per lo più i convitati porgono le mani e un paggio vi
          versa sopra l'acqua, a volte leggermente profumata con camomilla o
          rosmarino. (Norbert Elias, «Il processo di civilizzazione»)

          1600 Apparecchiare

          La cena di nozze di Enrico IV di  Francia
          Nell'entrare a tavola tutti si stupirono delle bellissime piegature dei
          tovaglioli, esse facevano un bianco compimento che quasi di marmo e di neve
          pareva. Egli (Bernardo Buontalenti) fece con la tela due querce di grande
          altezza con i rami distorti pieni di bianche foglie e di ghiande argentate e
          con il fusto ricoperto di ellera tutto increspato che rassomigliava verace
          scorza modellò huomini e cani a sembianza di caccia, e molti animali tra
          cui un lionfante, un rinoceronte, tori, orsi, cinghiali, cervi e nella
          testa della tavola di mezzo, in aspetto fiero, un leone che si vide aprirsi
          il seno e pieno di gigli mostrarlo. (Michelangelo Buonarroti il Giovane)

          1729 Apparecchiare

          Gli attrezzi a tavola
          A tavola bisogna servirsi di un tovagliolo, di un piatto, d'un coltello,
          d'un cucchiaio e d'una forchetta; sarebbe oltremodo maleducato fare a meno
          di qualcuno di questi oggetti quando si mangia.
          Sarà una persona di più alto rango la prima a spiegare il proprio
          tovagliolo; gli altri dovranno attendere che l'abbia fatto prima di spiegare
          il proprio.
          Quando i convitati sono più o meno dello stesso rango, tutti possono
          spiegare contemporaneamente il tovagliolo, senza cerimonie. (Jean Baptiste
          de La Salle, «Les règles de la bienséance et de la civilité chretienne»)

          1905 Apparecchiare

          Una lunga tovaglia
          L'arte di preparare una tavola comporta più psicologia di quel che
          comunemente si creda. Essa però ubbidisce ad alcune regole generali, che
          variano pochissimo da paese a paese, da anno ad anno, perché non subiscono
          le influenze della moda.
          La tovaglia, salvo nei pranzi di famiglia, non si deve mai distendere sul
          legno nudo della tavola. Questa si deve prima guernire di un tappeto soffice
          ben teso su cui si porrà la tovaglia, debitamente tesa e senza pieghe. La
          tovaglia deve scendere da ogni lato di 30 centimetri  dal suolo.
          Il modo di disporre i coperti varia all'infinito a secondo i mezzi e la
          posizione sociale dei padroni di casa e di quella degli invitati, secondo il
          genere di posaterie che si recano in tavola, ecc.
          Ma alcune regole generali si impongono. Anche presso persone che non
          posseggano grandi risorse finanziarie, i coperti devono sempre essere posti
          con ordine e simmetria. (Donna Clara, «Dalla cucina al salotto»)

          1932 Apparecchiare

          Sistema inglese con tovaglietta
          Se la tavola su cui si mangia è un bel tavolo levigato, potranno essere
          apparecchiati i coperti senza tovaglia. E' questo un uso inglese,
          propagatosi anche in Italia già da molti anni.
          In tal caso, nel mezzo della tavola sarà un "centro", in biancheria o
          velluto orlato, su cui si eleverà un piccolo oggetto d'arte: una statuetta,
          o un vaso con fiori; ma, non ingombrante, tale che impedisca all'uno di
          vedere in faccia chi gli sta di fronte.
          Sotto ogni coperto sarà un tovagliolino tondo, un po' più grande della base
          del piatto. Sotto al pezzetto di pane o al panino destinato ad ognuno, e
          disposto alla sinistra in capo al piatto, sarà un altro tovagliolino più
          piccolo.  (Alma Ruffo Lanceri, Riccardo Galluppi, «Le moderne usanze»)


          Applauso
   
          Applausi sempre a mani nude e con gesto discreto, colpendo con le dita di
          una mano il palmo dell'altra, che rimane immobile.
          Da aborrire i grandi movimenti delle braccia. Condannabile anche chi batte
          le due palme assieme, ad imitazione di un acchiappamosche.
          Durante una riunione, un congresso o un pranzo, gli applausi vanno a
          sottolineare i passi più convincenti del discorso e la conclusione della
          dissertazione.

          1877 Applausi

          Vietati alle signore
          Qualunque sia l'entusiasmo che le ferve nel cuore, una signora non applaude
          mai. Davanti ad una signora poi, non ci potrebbe essere che un mascalzone
          capace di voler fischiare. (Marchesa Colombi, «La gente per bene»)

          1904 Applausi

          Senza entusiasmo
          Invitati nel palco d'una signora, il gentiluomo non applaudisce gli attori
          con troppo entusiasmo; deve mostrarsi occupato più della signora che dello
          spettacolo.
          Non si mostra mai volgare e tanto meno crudele con gli attori e gli autori
          delle commedie. Se il lavoro non gli va, se gli attori non gli piacciono,
          mostra la disapprovazione con il silenzio. Non zittisce; non fischia. Di
          solito le signore non applaudiscono. Ma quando si trattasse di un lavoro
          superiore, di autore sconosciuto ed ammirato ed anche di attore o attrice o
          cantanti sommo dell'arte, agiterà il fazzoletto, o anche si lascerà andare a
          battere le mani, infrangendo le ormai decrepite regole che vorrebbero
          soffocare nel cuore delle donna l'ammirazione e impedirle di dimostrarla,
          che vorrebbero ridurre la donna in faccia a l'arte, allo stato di mummia, di
          indifferente o di ignorante. (Anna Vertua Gentile, «Come devo comportarmi?»


          Appuntamento
   
          La puntualità non deve mai far difetto, in questo accordo di ritrovarsi
          in un luogo convenuto e in un tempo determinato. Gli imprevisti vanno...
          previsti.
          Fare aspettare un inferiore o il proprio amante esula dal saper vivere,
          rientrando in una specie di tattica... E questo è tutt'altro affare.
          Chi invita ad uno spettacolo o al ristorante si fa trovare sul posto
          convenuto con qualche minuto di anticipo, onde ricevere come si conviene gli
          invitati.
          Se l'invito è per il ristorante, l'anfitrione si preoccupa di
          controllare, prima dell'ora fissata, che tutto sia ben predisposto.


          Aragosta
   
          Servita intera l'aragosta impone la vaschetta lavadita e una grande
          salvietta. Diversamente, presentandosi già preparata e ricomposta sotto la
          corazza, si gusta utilizzando la forchetta e il coltello da pesce.
          Dal latino locusta (cavalletta), l'aragosta è un crostaceo che raggiunge
          normalmente i 50 centimetri di lunghezza. Diversamente dagli altri
          crostacei, l'aragosta è priva di chele (organi di presa a forma di pinze o
          di forbici). 
          Locusta è anche il nome di una celeberrima avvelenatrice, contemporanea di
          Nerone. Bel accoppiamento!


          Arancia
   
          Come tutti gli agrumi, le arance si tengono con la mano sinistra e si
          sbucciano con il coltello nella destra, decapitando prima i due poli, poi
          incidendo la buccia a sezioni. Sezioni che si staccheranno facilmente con il
          coltello, tenendo il frutto fermo con la forchetta. Gli spicchi si portano
          alla bocca con le dita. Trattandosi di un' arancia molto sugosa, meglio
          accettare il contributo della forchetta e del coltello.
          Alternativa più raffinata: si punta il frutto con la forchetta, indi con
          il coltello si taglia in quattro o otto parti che, sempre con coltello e
          forchetta, si sbucciano separatamente. E con la forchetta si portano alla
          bocca.
          I semi, discretamente "sputati" nella  mano chiusa a pugno, vengono
          deposti sul bordo del piatto.
          Originario dell'Estremo Oriente, l'arancio deriva il proprio nome dal
          persiano narang (gusto degli elefanti). Probabilmente noto ai Romani già nel
          primo secolo d.C., fu certamente introdotto in Spagna e Portogallo
          all'inizio del XIV secolo.

          1890 Arancia
          
          L'antipasto dello scrittore
          Togliete buccia e semi a tre arance; adagiate le fette in una insalatiera;
          aggiungete cipolla pestata in un mortaio strofinato con aglio.
          Stendete uno strato di olive nere, condite con olio, sale, pepe e aceto
          bianco. (Anatole France)


          Arrosto
   
          Si serve facendolo seguire dalla salsiera, quindi dalle verdure di
          contorno.

          ABBINAMENTO DEI VINI:

          Arrosti di carni bianche: vini rossi, morbidi e di medio corpo.
          Arrosti di carni rosse: vini rossi, austeri e di buon corpo.
          Cacciagione: vini rossi, profumati e di pieno corpo.
          Selvaggina: vini rossi, di gran corpo, di forte gusto e profumo.

          1650 Arrosto

          Tagliano i nobili
          Dato che l'ufficio di scalco nelle corti principesche non è affatto il più
          umile bensì viene considerato tra i più egregi, colui che lo riceve deve
          essere di discendenza nobile o almeno elevata, avere una corporatura diritta
          e ben proporzionata, braccia ben formate e diritte e mani delicate.
          Durante l'operazione di scalco deve astenersi da movimenti eccessivi e da
          cerimonie inutili e stolte e badare ad avere sangue freddo, affinché a
          causa del tremore del corpo e delle mani non si copra di vergogna, perché
          ciò non si addice certamente ad una tavola di principi. («New vermehrtes
          Trincier-Büchlein»)

          1859 Arrosto

          Il taglio alla russa è meno barbaro
          Dobbiamo essere profondamente grati al nuovo sistema (russo) perché ha messo
          al bando questo grossolano e barbaro costume, cioè il "joint".
          Nulla potrebbe conferire una parvenza di eleganza al "joint", che con le sue
          dimensioni nasconde addirittura il padrone di casa e lo condanna al
          miserabile compito di scalcare
          La verità è che, a meno che il nostro appetito non sia vorace, la vista di
          un così gran pezzo di carne che emana puzza dal suo sugo è sufficiente ad
          annullarlo completamente; anzi un gigantesco "joint" è fatto apposta per
          disgustare un buongustaio.
          Se proprio si deve mangiare il "joint" che lo si sistemi su un tavolo a
          parte, dove non potrà essere visto. («The Habits of Good Society»)


          Asparago
   
          A regola d'arte gli asparagi si servono nell'apposito piatto che permette
          lo sgocciolamento. Ogni commensale dispone di una pinza, posizionata alla
          destra del piatto. Con questa si prende un asparago alla volta, mangiandone
          la punta e accantonando la parte dura.
          Per Luigi Ansaldo Vassallo gli asparagi sono come gli epigrammi: tutto il
          buono sta nella punta».
          Mancando la pinza si usano le dita (mai il coltello), immergendo nella
          salsa l'asparago per il primo terzo della sua lunghezza. Diversamente si può
          tenere l'asparago con la sinistra,  mentre con la forchetta nell'altra mano
          si "taglia" e si infila la parte da concedere alla bocca.
          Non disponendo del piatto e delle pinze appropriate, si servono
          unicamente le punte degli asparagi, che in questo caso richiedono solo il
          contributo della forchetta.

          I sec. Asparago

          La ricetta romana
          Pulite degli asparagi, pestateli in un mortaio, innaffiateli d'acqua,
          pestateli minutamente e passate al setaccio.
          A parte, fate cuocere dei beccafichi dopo averli puliti e preparati.
          Pestate allora in un mortaio dieci scrupoli (grammi) di pepe, aggiungete
          garum, pestate; allungate il tutto con un ciato  (cucchiaio da dessert) di
          vino d'uva passa e tre once di olio; versate questo miscuglio in un piccolo
          recipiente di coccio e fatelo bollire.
          Oliate abbondantemente un piatto; rompeteci sei uova, mescolate con garum al
          vino, e poi la preparazione di asparagi.
          Mettete il piatto sulla cenere calda, versateci la salsa appena descritta,
          disponeteci i beccafichi. Fate cuocere, aromatizzate con pepe e servite.
          (Apicio, «De re coquinaria libri decem»)


          Astice
   
          Uno schiaccianoci e una forchettina speciale a due denti sono gli
          accessori indispensabili per appropriarsi della carne di questo grosso
          gambero di mare. Mentre il corpo si mangia con forchetta e coltello da
          pesce, le pinze e gli arti dell'astice richiedono lo schiaccianoci e la
          forchettina a due punte. Quest'ultima non va alla bocca, ma serve  per far
          uscire la carne.
          La bacinella lavadita diventa indispensabile.
          Grosso gambero di mare di colore turchino a chiazze gialle, l'astice è
          particolarmente ricercato per la squisitezza delle sue carni. E' noto anche
          con il nome di lupicante.


          Astemio
      
          Dal brindisi in onore di qualcuno anche gli astemi non possono
          astenersi..
          Questo non significa bere quanto si aborrisce, ma semplicemente limitarsi a
          sfiorare il bicchiere con le labbra.

          1877 Astemi

          Rimangano a casa
          La civiltà non vieta di trasmodare. Ma vieta altrettanto severamente di
          ricusar tutto, di mangiare a fior di labbra, di lasciar roba nel tondo, nel
          rifuggire dai vini.
          Quando si è a questi estremi bisogna ricusare l'invito. Se sapessero come è
          bella e quanto piace la gioventù robusta e francamente allegra, che Dio la
          benedica! (Marchesa Colombi, «La gente per bene»)


          Autoinvito
   
          L'autoinvito ad un trattenimento è "accettabile" solo quando esiste un
          rapporto confidenziale con l'anfitrione, ovvero con chi ha organizzato il
          ricevimento. Mai nel caso di pranzi formali.


          Auto presentazione
   
          Presentarsi direttamente in ricevimenti con tante persone è consentito
          anche alle signore.
          Niente auto presentazione con un personaggio pubblico. L'iniziativa
          dovrebbe partire da quest'ultimo.
 


















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