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BORGOGNA - I grandi vini bianchi : il Montrachet
di Pierfranco Schiaffino

Generalmente la Borgogna evoca immagine di grandi vini rossi, dai Gran Crus della Cote d'Or, fino al mitico (ci si perdoni l'abusato termine) Romanée-Conti.
Non può, peraltro, essere dimenticato che questa regione è la culla di alcuni dei vini bianchi più grandi (ed apprezzati dagli intenditori) del mondo. Vogliamo tralasciare il famoso Chablis prodotto nella parte più a nord della regione, per aggredire il contatto con la parte di terroir a sud della città di Beaune: i vigneti del Montrachet.

Il versante del Montrachet si estenda dalla zona pianeggiante a sud-ovest dei Comuni di Puligny e di Chassagne, fino a raggiungere le colline soprastanti.
In questa zona dal clima secco e ventilato (cosa che favorisce la buona qualità delle uve [1]), troviamo distribuita la coltivazione dei vigneti, classificati in denominazione comunale e regionale nella parti pianeggianti, in Premier Cru nelle parti della bassa collina e della sommità, mentre i Grand Crus si trovano nella parte mediana dell'altitudine [2].
Il terreno è di natura essenzialmente calcarea e ciò contribuisce a conferire ai vino struttura e complessità.

Come in tutta la Borgogna, l'unico vitigno utilizzato in purezza è lo Chardonnay, vitigno precoce e, come tale abbastanza sensibile al freddo, ma capace di fornire un elevato tenore alcolico unitamente a struttura e profumi. Le viti sono coltivate generalmente a Guyot o ad alberello, ad alta densità, ma a rendimento abbastanza basso, sì da mantenere un alto livello qualitativo del vino prodotto.
Il vigneto di Montrachet comprende varie zone di produzione, che si identificano con i prestigiosi Crus di Puligny-Montrachet, Chassagne-Montrachet, Batard-Montrachet e di Montrachet propriamente detto.

Clima, territorio, esposizione e……..la mano dell'uomo fanno sì che i vini bianchi di Montrachet possano agevolmente definirsi fra (se non "i") più grandi del mondo. La loro degustazione offre senz'altro sensazioni uniche; la struttura del vino è tale da renderli molto aspri ed aggressivi se bevuti da giovani (taluni esperti hanno esplicitamente affermato che l'impressione in bocca richiama addiritturaquella di un vino rosso). L'elevata acidità compensa agevolmente l'alcolicità (i vini raggiungono senza sforzo i 13 gradi), sì da completarne l'armonicità.

La forza iniziale del vino si attenua con l'affinamento, acquistando maggiore finezza con la evoluzione del gusto e con l'acquisizione dei profumi terziari, processo che si svolge compitamente solo dopo almeno 10/12 anni dall'imbottigliamento. Il prezzo dei vini ne segue naturalmente la qualità e per tale motivo i migliori Crus del Montrachet non sono alla portata di tutti, ma l'esperienza vale sempre la pena di essere effettuata.



Note
(1) Lo stress idrico stimola la piante con il conseguente miglioramento qualitativo del prodotto.
(2) Si tratta di una ventina di località di cui 12 definite Climats Classés.



Pierfranco Schiaffino