L'ocratossina nel vino
di Marco Quaini
Aspergillus carbonarius tra i responsabili dell'ocratossina [ foto da
www.coffee-ota.org]
Che cosa è l'ocratossina?
L'ocratossina è una tossina sintetizzata da alcuni funghi tra i quali
gli Aspergillus e Pennicillium, può essere prodotta su diversi tipi di
substrati ed è costituita da un derivato cumarinico legato ad un amminoacido,
la fenilalanina. Questa tossina (OTA) è in grado di contaminare diversi
prodotti: vino, birra, cereali, cacao, caffè, ma anche alimenti di origine
animale, come per esempio le carni suine.
Effetto tossico per l'uomo
L'OTA è una sostanza nefrotossica, che provoca alterazioni irreversibili
ai reni. L'ocratossina A è stata classificata dal Centro Internazionale
della Ricerca contro il Cancro come sostanza cancerogena. Sono attualmente
in fase di studio anche i presunti effetti immunotossici, neurotossici,
e teratogeni.
La dose giornaliera tollerabile è molto bassa, e varia da 0,3 a 0,9 microgrammi
al giorno per un uomo di 60 kg. Sebbene i cereali rappresentino la fonte
principale di contaminazione da OTA, il vino si trova in seconda posizione.
Il Regolamento CE n° 123/2005 sancisce i limiti di contaminazione per
ogni gruppo alimentare, i limiti imposti sono stati ricavati sulla base
di alcuni studi sulla tossicità dell'OTA portati a termine negli ultimi
anni. Il limite legale di OTA per il vino è di 2 ppb.
Ambiente e condizioni di sviluppo
Per quanto concerne il vino, le muffe responsabili attaccano l'uva in
fase di maturazione, e producendo ocratossina la trasmettono al vino nelle
prime fasi della vinificazione.
Dei funghi appartenenti alla specie Aspergillus, quelli che risultano
essere più pericolosi per la produzione di OTA nelle uve, in particolare
nelle zone meridionali, sono l'Aspergillus Carbonarius e l'Aspergillus
Niger.
La temperatura compresa tra i 25-35°C, e l'umidità dell'aria compresa
tra il 72-90%, rappresentano le condizioni ottimali per la crescita del
fungo; quando questi parametri tendono a scendere il fungo trovandosi
in una condizione di stress, inizia a produrre OTA. I funghi appartenenti
invece alla specie Pennicillium, sono maggiormente diffusi nelle zone
centro settentrionali, ma sono scarsi produttori di OTA.
In letteratura, si può inoltre notare che le uve più soggette alla contaminazione
da Ocratossina A, sono quelle prodotte nel bacino Mediterraneo; in particolare
le uve provenienti da vigneti prospicienti il mare.
Gli Aspergillus colonizzano precocemente l'uva, spesso prima dell'invaiatura.
Non essendo capaci di perforare la buccia, riescono a penetrare l'acino
esclusivamente attraverso le fessurazioni della cuticola provocate da
diverse cause: grandine, scottature solari, stress idrici, ferite sulla
buccia causate da uccelli e insetti (tignole), ed infine oidio, Botrytis,
e marciume acido. Il tenore di OTA tende inoltre ad aumentare con lo stadio
di maturità dell'uva.
Interventi in vigneto
I principali metodi di riduzione del contenuto di OTA nel vino, sono pertanto
basati sulla prevenzione in vigneto dello sviluppo fungino. E' pertanto
indispensabile combattere le cause delle alterazioni predette, prestando
particolare attenzione ai danni da tignole e alla formazione di Botrytis.
Le tignole possono essere responsabili in quanto vettori, ovvero trasportando
le spore del fungo trattenute tra le scaglie dell'epidermide. Questi insetti
hanno inoltre la capacità di perforare gli acini, aprendo una via preferenziale
all'Aspergillus. Gli interventi associati contro le tignole e la Botrytis
possono ridurre la formazione di OTA dell'80 %. Da non trascurare in vigneto,
è anche il contenimento della vegetazione. È importante evitare la compattazione
della chioma, in quanto potrebbe limitare la circolazione dell'aria all'interno
del filare. La compattazione e l'ombreggiamento, tendono ovviamente a
favorire le condizioni ideali per lo sviluppo delle muffe.
Anche l'appassimento delle uve, può essere una pratica favorevole allo
sviluppo fungino. Il calore diurno e l'umidità notturna favorirebbero
infatti gli attacchi dell'Aspergillus carbonarius; anche in questo caso
la ventilazione artificiale nei locali di appassimento può limitare l'effetto,
rimuovendo le sacche di umidità.
In fine, anche la vicinanza al mare sembra che possa favorire lo sviluppo
dell' Aspergillus carbonarius. Le zone viticole prossime al mare sono
più soggette agli attacchi, rispetto a quelle lontane, specie se poste
ad altitudine superiore ai 200 m.; il motivo resta sempre legato al gioco
delle temperature e delle umidità atmosferiche. Si considera come distanza
critica dal mare, uno spazio inferiore ai 30 km, distanze superiori non
influenzerebbero questo tipo di sviluppo fungino.
Interventi in cantina
Per quanto concerne gli interventi in cantina, questi sono di secondaria
importanza rispetto a quelli in vigneto, ma possono comunque limitare
anche in misura significativa il tenore in Ocratossina A nel vino.
Premesso che la selezione delle uve in fase di vendemmia sia una fase
cruciale nella prevenzione, è importante attenersi ad alcune regole di
vinificazione fondamentali. I vini maggiormente colpiti spesso sono quelli
rossi, in quanto questo tipo di vinificazione prevedendo la macerazione
delle uve, aumenta il tempo di contatto tra le bucce e la componente liquida
del mosto. La durata della macerazione va pertanto contenuta, ma nel solo
caso in cui vi siano uve colpite, diversamente non si riscontrano in letteratura
casi in cui il tenore di OTA si innalzi macerando uve sane.
Tra gli interventi in cantina, che possono limitare la formazione di OTA:
- Impiego razionale di anidride solforosa (azione inibente verso i
funghi)
- Induzione della fermentazione malolattica (azione riducente dei batteri
malolattici)
- Utilizzo di Bentonite / gel bentonite (favorisce anche la precipitazione
dell'OTA)
- Affinamento "sur lies" (le stasi sulle fecce di lievito con battonage
permette una diminuzione dell'OTA, dovuto probabilmente all'assorbimento
dell'OTA da parte delle pareti del lievito.
Metodi di analisi per la determinazione dell'OTA nel vino
Da quando la tossina è stata individuata nel vino sono stati utilizzati
diversi metodi di analisi.
La maggior parte di questi, compreso il metodo ufficiale, si basano sulla
separazione dell'OTA per mezzo di colonne di immunoaffinità, e la determinazione
attraverso HPLC (High Performance Liquid Chromatography) con rilevatore
a fluorescenza. Un altro metodo piuttosto diffuso, in quanto piuttosto
rapido e facile, consiste nella determinazione mediante sistemi enzimatici
(ELISA). La metodica si basa sulla separazione attraverso colonna di immunoaffinità,
mentre la determinazione per mezzo di un test immunoenzimatico competitivo.
La quantificazione infine, avviene mediante uno spettrofotometro specifico
per il test ELISA.
Marco Quaini
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