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Taurasi 2004: un millesimo da ricordare
di Ugo Baldassarre
Ricolma di attese per i responsi promessi, l'edizione 2007 di Anteprima
Taurasi, che ha avuto luogo dal 30 novembre al 2 dicembre presso l'omonimo
borgo irpino, si è presentata da subito come l'appuntamento dell'anno
per la Campania sul vino che conta. Non tanto o non soltanto per la
definitiva ottimizzazione di un evento, dal programma sempre più ricco
e sempre più articolato e che oramai si configura come una vera e
propria kermesse pari ad altre manifestazioni di settore, quanto piuttosto
per i riflessi inevitabili che questo grande rosso finisce con l'avere
nei confronti di tutta l'economia del settore vitivinicolo.
Il messaggio di questa edizione è racchiuso nelle parole di Piero
Mastroberardino, Vice Presidente del Consorzio di Tutela Vini d'Irpinia:
"Ancora un passo verso una presa di coscienza graduale. Con l'edizione
2007 il quadro che si delinea vede chiaramente una crescita non solo
numerica ma soprattutto qualitativa. Gli spunti imprenditoriali sono
in netto aumento e lo sforzo cui il territorio dovrà tendere è quello
dell'integrazione del settore vitivinicolo con l'offerta turistica".
Gli fa da eco, nel tirare le somme, Nicola Di Iorio, Presidente della
Comunità Montana Terminio-Cervialto: "Il Taurasi è l'esempio di un
territorio in crescita. Il primo vero obiettivo raggiunto è stato
mettere insieme tanti produttori, tanti contadini, nel segno di un
interesse comune".
La vendemmia 2004
Già dalle prime bottiglie figlie di quella vendemmia, dai vini più
giovani e meno titolati messi in commercio nel 2005 e nel 2006, si
è potuto intuire quali effetti avrebbe potuto avere l'andamento climatico
del 2004 sui vini da aglianico di più lunga gittata, come appunto
il Taurasi. Il 2004 è stato caratterizzato dal grande accumulo di
riserve idriche durante l'anno ed un ritardo medio della ripresa vegetativa
post-invernale di 10 giorni che si è ripercosso sino alla vendemmia
tardiva. La buona alternanza di piogge e caldo tra l'estate e l'inizio
dell'autunno ha consentito un buon carico di sostanze polifenoliche
ed una piena maturazione delle uve nel periodo della vendemmia.
Il clima di quell'anno ha in pratica cancellato tutte le ansie e i
malanimi patiti dai produttori nei due anni precedenti, nel piovosissimo
2002 e nel torrido 2003. Personalmente, traendo spunto dalle mie degustazioni
e dalle prove su campioni in vasca dei mesi scorsi cui alcuni amici
produttori mi hanno invitato a partecipare, sono convinto che il 2004
potrà essere ricordato come uno dei migliori degli ultimi venti anni,
come il '93 e il '97 e forse alla pari anche del '99 (la mia annata
preferita per il Taurasi, annata di cui conservo gelosamente un certo
numero di bottiglie, in attesa di avere occasioni per aprirle o, alternativamente,
di scuse per non aprirle affatto, se non in un giorno ancora lontano).
Il giudizio: 5 stelle
Ecco dunque l'annata ideale, ecco il miglior frutto da lavorare ed
ecco infine il premio agognato: si assegnino quindi le 5 stelle al
Taurasi 2004! Il compito di emettere il responso sul Taurasi quest'anno
è stato affidato ad una ristretta commissione di valutazione, formata
da giornalisti ed enologi e presieduta dal Prof. Luigi Moio, titolare
della cattedra di enologia presso l'Università di Foggia. L'organismo,
novità assoluta voluta dal Consorzio di Tutela Vini d'Irpinia, organizzatore
dell'evento, non ha avuto dubbi e nel corso della riunione del mercoledì
precedente l'Anteprima, all'unanimità, ha attribuito il massimo riconoscimento
al Taurasi 2004.
Anche dalla degustazione tecnica del sabato 1 dicembre, riservata
alla stampa specializzata, è emersa una sostanziale conferma del giudizio
attribuito dalla commissione.
Vini completi, di grande spessore, dinamici e con giuste dosi di asperità
hanno contraddistinto la degustazione, nel corso della quale sono
stati presentati ben 53 vini. Tra questi, 28 Taurasi 2004 - di cui
ben 13 campioni di botte - assieme a 5 riserve ed un nutrito numero
di Aglianico Doc e Igt, nonchè 3 campioni di Aglianico dei "Campi
Taurasini" (una delle tre sottozone-aree particolarmente vocate comprese
nella distinzione della nuova Doc Irpinia, suddivisione che finisce
col confondere le idee un po' a tutti, in primis ai consumatori).
Caratteristiche comuni ai campioni in assaggio la grande complessità
olfattiva, con grandissime varietà di profumi, sia primari che terziari.
Da questo punto di vista nessun paragone con l'edizione precedente,
relativa alla vendemmia 2003, in cui i campioni praticamente massificati
finivano per somigliarsi tutti nelle note, quasi esclusive, di frutta
cotta e confetture. Oggi invece ci troviamo di fronte a espressioni
olfattive di grande finezza ed eleganza, con aromi fragranti, spesso
erbacei, minerali e vegetali. Anche alla bocca il potenziale in termini
di evoluzione ed invecchiamento è altissimo: grande acidità in tantissimi
vini, strutture integre, fitte e compatte, frutti carnosi. Aromi di
bocca lunghissimi, sensazioni generali sempre penetranti, ficcanti;
grande il dinamismo di - quasi - tutti i vini degustati. Insomma per
il Taurasi 2004 le caratteristiche da "signor vino", da vero principe
del Sud, ci sono tutte e non resta che aspettare per provarlo al top,
tra 2/3 anni, quando questo vino di lunga gittata potrà trovarsi nel
momento evolutivo centrale, nella vera pienezza delle proprie capacità
espressive.
I campioni in degustazione
Tra i 53 vini esaminati, riporto qui di seguito le sensazioni relative
a tutti e quindici i Taurasi 2004 in bottiglia, mentre per i campioni
di botte e per le altre tipologie mi limiterò ad una selezione dei
migliori.
Taurasi 2004
- Colli di Lapio - Vigna Andrea '04. Al naso si contraddistingue per
le belle note di frutta matura, di cuoio e di spezie. Alla bocca entra
morbido e quasi dolce; gira bene per qualche attimo, poi prosegue
con note morbide e calde. Incede nel finale caldo in cui alla bocca,
molto pulita, si aggiungono anche i tannini, decisamente sottili.
- Michele Contrada - Hirpus '04. Frutti dolci, piccole ciliegie e
more; note di cannella e vaniglia. Buon equilibrio di bocca, buone
l'acidità e la sapidità. Non particolarmente spesso e succoso, nel
finale piuttosto lungo si riaffacciano i tannini, che restano impressi
anche a lungo dopo la deglutizione.
- Di Prisco - Taurasi '04. Naso ampio, dalla frutta alle spezie, alla
viola, alla rosa canina. Bocca piena, carnosa, terrosa, qualche nota
grassa e dolce. Nel complesso dinamico, ficcante, equilibrato. Finale
in linea, molto lungo. Tannini decisi, spiccati ma ben lavorati. Ricorda
davvero il Taurasi, potresti riconoscerlo tra cento vini: davvero
corretto.
- I Capitani - Taurasi '04. Naso un po' spento e con troppo effetto-legno.
Alla bocca, nel complesso equilibrata ma non particolarmente spessa
o tenace, ala lunga spiccano i tannini lievemente astringenti e un
finale lungamente amaro.
- Antonio Caggiano - Vigna Machia dei Goti '04. Colore rubino cupo
con grande unghia granato-aranciata. Naso balsamico, con qualche nota
eterea, pepe nero e altre spezie, fumo e goudron. Il frutto è piuttosto
coperto da tutta questa roba...La bocca è piena e carnosa ma non particolarmente
dinamica; il finale, ricco di note tostate, vede riaffacciarsi le
note balsamiche assieme al tannino vivo, leggermente cotonato.
- Feudi di San Gregorio - Taurasi '04. Naso piacevole ed accattivante,
di grande ampiezza. Anche la bocca, ben equilibrata tra toni accesi
e sensazioni morbide, è in linea con le note olfattive eleganti. Saporito,
fitto e denso, concede poi sul finire qualche nota tostata e balsamica
di troppo. Anche il finale è caldo e intrigante, lunghissimo e avvolgente.
- La Molara - Santa Vara '04. E' forse il Taurasi meno in linea con
la sua tipologia. Al naso stavolta le note balsamiche si fondono con
talco e vaniglia. La bocca è buona, terrosa, saporita, anche un po'
burrosa; le sensazioni speziate toccano anche il palato. Nel finale
il tannino, setoso ed elegante, si salda ad aromi caldi di infusi
di spezie. Nel complesso molto piacevole, ma forse troppo costruito.
- Manimurci - Poema '04. Anche in questo caso molte spezie e pochi
aromi primari. Alla bocca, decisamente più corretta, tornano sensazioni
di frutta carnosa e matura; è dinamico e ben equilibrato. Bel finale
caldo e lungo, il tannino non lascia tracce particolarmente significative.
- Mastroberardino - Naturalis Historia '04. Naso ampio e completo,
senza aromi che spicchino in particolare, intenso e corretto nel complesso.
Boca gustosa, piena, con aspetti terrosi fitti e compatti. Trama senza
sbavature di sorta, equilibrato ed elegante, armonioso. Il finale
è perfettamente suddiviso tra note calde, frutta secca e tostata.
- Mastroberardino - Radici '04. All'aspetto visivo si presenta ancor
più luminoso dell'altro vino della casa, con unghia leggermente più
aranciata. Al naso è in linea con il suo parente stretto, ma forse
meno persistente. La bocca è pienissima, gustosa, con bella acidità
e mineralità ancora presenti. Gira a tutto tondo, ha grandissimo spessore,
è corretto e coerente sino al finale, lunghissimo, dirompente. Grande
espressione del territorio, il migliore rappresentante possibile della
tipologia Taurasi.
- Salvatore Molettieri - Vigna Cinque Querce '04. Naso profondo, con
sensazioni di amarene, more e frutti di sottobosco, cacao e terra
bagnata. Trama fitta e compatta, frutto succoso, pieno; dinamico e
ben equilibrato, finale caldo e avvolgente. Restano ben impressi i
tannini, comunque docili e ben lavorati, assolutamente in linea con
un vino da aglianico.
- Perillo - Taurasi '04. Molto scuro, di colore rubino intenso quasi
impenetrabile. Qualche nota non a posto al naso, assieme a cacao,
caffè, confettura di prugna, foglia di tabacco. Terroso, gustoso,
quasi masticabile; gira, si evolve continuamente; persistente al gusto,
di grande equilibrio, giustamente tannico.
- Pietracupa - Taurasi '04. Naso semplice e fruttato, con piacevoli
variazioni sul ribes e sull'anguria. Sorprendente la freschezza all'assaggio;
in gran movimento la massa, in cui è possibile cogliere il frutto
maturo. Bei tannini sottili si riaffacciano compatti alla fine della
degustazione.
- Tenuta Ponte - Taurasi '04. Tra belle sensazioni di frutta, pepe
e cannella, qualche nota di sporco e di fumo. Alla bocca è abbastanza
fresco, dinamico, con tannino ben lavorato. Nel complesso piuttosto
morbido, con buon finale dapprima misurato, contenuto, poi sempre
più deciso e coinvolgente.
- F.lli Urciuolo - Taurasi '04. Naso piuttosto ampio, dalla frutta
matura alle spezie al cuoio e alla liquirizia. Terroso, pieno e compatto,
dinamico; finale caldo e avvolgente. Molto equilibrato e versatile,
questo vino a tratti sembra morbidissimo, quasi carezzevole; sul versante
opposto propone invece note acide significative e tannini assolutamente
"in riga".
Taurasi '04 - Campioni di botte
- Colli di Castelfranci - Gagliardo '04. Fruttato, floreale e con
qualche aspetto etereo. Ficcante, di buona acidità e mineralità. Gustoso
ed assai persistente. Piacevole retrogusto di mandorla tostata. Profondo,
franco.
- Terredora - Fatica Contadina '04. Gran bel naso, molto variegato,
in cui spiccano aromi vegetali di mallo di noce e ramo d'ulivo, spezie
e note calde balsamiche. Alla bocca è pieno e penetrante, lunghissimo,
di gran spessore, dal tannino vivo e allo stesso tempo sottile. Il
migliore tra i campioni di botte.
- Terredora - Campo Re '04. Naso molto fruttato, con amarene, prugne
e sfumature agrumate di arance rosse. L'effetto-legno si fa sentire
alla bocca, in cui le note tostate sopraffanno il frutto. Nel complesso
morbido, con tannini fin troppo levigati.
- Vigna Villae - Taurasi '04. Stile personalissimo per questo Taurasi
dal naso marcatamente fruttato, con ciliegia e ribes, e con qualche
sentore erbaceo e vegetale. Alla bocca torna ben presto l'elezione
aziendale per l'effetto dolce, cui fa da eco un retrogusto balsamico
ed ammiccante, con tannini al guinzaglio.
Riserve
- Contrade di Taurasi - Riserva '03. Naso intrigante, molto ampio,
dal frutto di bosco alla confettura di prugna, alla viola canina,
caffè ed erbe balsamiche. Bella freschezza al gusto, profondo ed espressivo
alla beva; i tannini sono ben disegnati, il finale è caldo e lunghissimo.
- Feudi di San Gregorio - Piano di Montevergine Riserva '01. Naso
ricchissimo: le note di cuoio, spezie ed erbe aromatiche si fondono
alla confettura di more, alla pietra focaia, agli odori di stalla,
pelo di cavallo e sellatura. In questo complesso aromatico, praticamente
senza fine, rientrano ancora: odore di argilla bagnata, caffè e noce
moscata. Alla bocca è pieno, ficcante, intenso, profondo e sinuoso;
i tannini di seta accarezzano la bocca e accompagnano il frutto gustoso.
In perfetto equilibrio, questa riserva elegante e di razza si allunga
all'inverosimile in un finale caldo e carezzevole.
Aglianico Irpinia DOC
- Manimurci - Calore '06. Bel colore intenso anche se non brillante.
Naso fine e fruttato, con spunti di viola e tabacco. Leggermente aggressivo
sin dall'inizio, con qualche asprezza di troppo, forte impronta acida,
tannini mordenti.
- Terredora - Aglianico '06. Naso non particolarmente espressivo,
con tabacco, cuoio e qualche nota solfurea. Bocca decisamente migliore,
di gran spessore, dinamica, dai tannini levigati e note morbide e
avvolgenti. Finale caldo con ricordi di frutta tostata e caldarroste.
- Tenuta del Cavalier Pepe - Terre del Varo '06. Subito al naso qualche
nota semplice di frutta, ciliegia e prugna matura. Poi vengono fuori
anche aromi di caffè e sottili nuances balsamiche. Alla bocca è assai
irrequieto, dinamico, di buona acidità ma un po' aggressivo. Il finale
è caratterizzato da note calde piuttosto amare.
- Feudi di San Gregorio - Serpico '05. Colore rubino profondo, quasi
impenetrabile, con unghia granato. Naso ampissimo, dalla violetta
alla torba, dal cioccolato al caffè, dalla confettura di more alla
cannella e al goudron. Carnoso e pieno il frutto, con sensazioni sempre
in movimento; grande equilibrio di bocca diviso tra una buone acidità
e morbidezza; tannini eleganti e finale caldo e lungo.
- Tenuta Ponte - Aglianico '05. Qualche nota eterea e solfurea fuori
posto accompagna un naso nel complesso ben fatto, caratterizzato da
frutta, spezie e pepe nero. Bocca piena, ficcante, equilibrata. Nel
finale, piacevolmente caldo, torna un gusto di amarena succosa.
- Tenuta del Cavalier Pepe - Santo Stefano '05. Terroso, speziato,
sentori animali, sellatura di cavallo e altri ricordi di stalla, cacao
e prugna secca. Bocca profonda, trama fitta e continua, equilibrato
intenso e compatto incede sino al finale, piuttosto caldo. Peccato
il tannino, a tratti "esondante" e ancora troppo vivo.
- Tecce - Satyricon '04. Naso corretto, floreale, speziato di pepe
e cannella, ricco anche di frutta matura. All'ingresso quasi dolce
e un po' ruffiano, in seguito gira bene e mostra anche una buona freschezza.
I tannini, nonostante l'età, sembrano ancora troppo aggressivi.
Tra gli aglianico Irpinia DOC Campi Taurasini, infine, da segnalare
il Rossocupo '05 dell'azienda Manimurci, dal naso minerale con note
di torba, prugne e spezie. Alla bocca non è particolarmente morbido,
anche se i tannini sono ben lavorati. Finale caldo con sensazioni
vegetali e fruttate.
L'incontro tra stampa e produttori
Il giudizio sulla qualità dell'annata è stato confermato, poi, nel
corso dell'incontro tra stampa e produttori del pomeriggio dello stesso
sabato, da cui sono scaturiti anche numerosi spunti interessanti per
una riflessione più compiuta sul Taurasi e sul suo vitigno, l'aglianico
di terra irpina.
In tale occasione Antonio Buono, nella duplice veste di sindaco di
Taurasi e presidente del Consorzio di Tutela Vini d'Irpinia, ha tenuto
ad evidenziare come "con l'edizione 2004 il percorso di avvicinamento
al Taurasi da parte dei più giovani produttori è quasi concluso, con
un gap oramai colmato anche nel raggiungimento del know-how comune.
Resta una naturale ed indispensabile varietà di stili caratteristici
di ogni azienda". Alfonso Tartaglia, direttore dell'Ispettorato Agrario
Stapa Cepica Avellino, tiene ad evidenziare invece la centralità del
Taurasi rispetto alle altre risorse del territorio: "Il Taurasi costituisce
la base su cui edificare ogni discorso sulla valorizzazione dell'enogastronomia
della Campania, il fulcro della filiera di settore".
Quanto ai commenti della stampa di settore bisogna dire che da più
parti si è rilevata la difficoltà di comprendere la suddivisine dei
campioni in tipologie così diverse, tra Docg, Igt e Doc di vario genere
e, soprattutto, la presenza dei numerosi campioni di botte. "Il numero
piuttosto elevato di campioni di botte, di cui buona parte non ha
completato il percorso della maturazione, probabilmente è dovuto al
differente uso dei legni - ha ricordato Andrea Gabbrielli, dichiarandosi
d'accordo con la stima delle cinque stelle ma distinguendo i vini
in esame - E' evidente che i tempi di maturazione cambiano a seconda
delle dimensioni delle botti e quindi i campioni di botte non possono
essere paragonati ai vini in bottiglia" . Anche Giampaolo Gravina
de L'Espresso condivide la valutazione delle cinque stelle anche se:
"bisogna comunque stare attenti con le valutazioni, soprattutto nei
confronti di vini di spessore. Personalmente - afferma simpaticamente
- ricordo le mie personali cantonate in occasione del giudizio sul
2003.
Quest'anno nell'aglianico sento finalmente pulsare un cuore di vigna,
sento anche gli animi dei produttori che, pur andando in una direzione
comune, scelgono ognuno comunque una propria strada, dando sempre
un'impronta personale". In linea con questi accenni all'autenticità
Gianpaolo Di Gangi della rivista Porthos: "Le differenze vanno sempre
e comunque esaltate, anche quando un produttore compie degli errori
è preferibile che sbagli con la propria testa - sostiene - anziché
nell'ambito di una più facile imitazione-omologazione- tentativo di
non sbagliare". Anche tra i produttori, nel difendere questa "sana
diversità", Ermanno Russo sostiene che "Non vi è dubbio sul versante
dell'interpretazione che ogni produttore, acquisita una base di preparazione
comune, deve essere libero di esprimersi come crede. Dove invece occorre
essere compatti e fare squadra - sostiene Russo - è nella commercializzazione:
la cosa più difficile è affrontare il mercato. Non bisogna imporre
paletti, ma serrare i ranghi per essere realmente competitivi". Tra
i produttori che hanno inviato in degustazione i campioni di botte,
Roberto di Meo spiega la scelta aziendale: "La nostra azienda predilige
invecchiamenti più lunghi, per cui il vino attualmente è ancora in
vasca e abbiamo comunque voluto sottoporlo alla degustazione prelevandolo
appunto dalla botte. Anche secondo noi l'annata 2004 - conclude -
sarà da ricordare".
Un flash sull'immaginario e sulla comunicazione del Taurasi in America
viene offerto invece dall'intervento di Monica Larner di Wine Enthusiast:
"Sui mercati esteri e soprattutto negli Stati Uniti sono poche le
aziende conosciute e, anche qui, la loro fama è legata certamente
più ai brands e ai marchi che non ai vini o ai vitigni. Occorrerebbe
perciò impostare la comunicazione più in tal senso anziché legarla
al nome dell'aglianico che, peraltro, crea confusione con le altre
tipologie e con le altre zone di coltivazione. Personalmente - conclude
- sono molto soddisfatta di questi vini: è un'annata che parla del
territorio". Anche Gianni Fabrizio, della Guida Vini d'Italia del
Gambero Rosso - Slow Food, torna sulla classificazione dei vini da
aglianico della provincia di Avellino: "Pur comprendendo che dal punto
di vista commerciale sia legittimo fare anche gli Igt per andare incontro
al mercato per poter proporre dei vini a prezzo inferiore, non si
capisce poi perché fare l'aglianico Igt invecchiato, del 2005 o del
2004, con invecchiamenti addirittura simili al Taurasi. Forse - conclude
Fabrizio - chi effettua questa scelta non segue un filo logico produttivo,
pecca di incoerenza". A tale argomentazione, tra i produttori, fornisce
una risposta Lucio Mastroberardino: "Il Taurasi, come è stato detto,
è il Barolo del Sud e la sua comunicazione assume davvero infine sfaccettature.
Tale divulgazione passa per un mondo variegato e forse è più difficile
anche perché deve convivere con la comunicazione del suo vitigno,
l'aglianico, a sua volta ancor più difficile perché composta da tantissime
individualità" .
Tornando al giudizio sull'annata e concludendo, personalmente ritengo
che 5 stelle sia una valutazione corretta, ma certamente più in prospettiva
che non in relazione alla qualità effettiva che i vini hanno in questo
momento. Anzi, sui campioni di botte - con le dovute eccezioni - questa
valutazione non va oltre le 4 stelle, mentre per gli altri vini già
imbottigliati, assumendo una base oggi di "quattro stelle e mezzo",
potremmo trovarli tra due, tre anni anche a…sei stelle! Quel che è
importante, secondo me, è che finalmente questi vini hanno recuperato,
rispetto al 2002 ed al 2003, un minor comune denominatore sufficiente
ad evitare i tanti trattamenti successivi e tutte quegli interventi
che alla lunga finivano per renderli anche omologati nello stile.
Ciò significa che il Taurasi che ci viene restituito dalla vendemmia
2004 recupera finalmente il suo attaglio con il territorio, e si presenta,
con tutte le possibili sfumature consentite dal territorio stesso,
come un prodotto veramente tipico, di carattere, di grandissima personalità.
Dribbling…ubriacanti
Piccola appendice semi-comica: il sindaco di Taurasi ridotto in
mutande!!
Tra le tante iniziative cui abbiamo avuto il piacere di partecipare
in questa minikermesse di inizio dicembre, proprio non riesco a tacere
della I Coppa Taurasi, torneo di calcetto che ha visto per protagonisti
le squadre dei produttori, dei giornalisti, degli agronomi, delle
autorità e dei sommelier. Non racconterò invece della mia personale
prestazione in seno alla squadra dei giornalisti per non scatenare
l'ira o propositi vendicativi in quanti l'hanno subita…
A beneficio di un pubblico - per fortuna - selezionato, le cinque
squadre in calzoncini hanno dato sfoggio di eleganza e perizia nell'arte
del gioco del pallone. I giocatori si sono esibiti nei loro fisici
dalla muscolatura pressoché perfetta, con tanto di pance a fisarmonica,
glutei debordanti dai calzoncini e gemelli flaccidi e/o inesistenti…
Il coraggio, davvero senza fine, ha portato la squadra dei giornalisti
ad affrontare, a muso duro e con minaccia di recensioni negative,
la squadra dei produttori. Non ottenendo pietà alcuna, ci si è provato
a corrompere l'arbitro, ma ogni sforzo è stato vano e il risultato
è stato una sonora sconfitta: 6-3 per i produttori. Tra le altre squadre
i sommelier si sono distinti per il servizio in profondità, effettuato
con stile sempre impeccabile; la squadra delle autorità/consiglio
comunale, tra cui il nostro sindaco Antonio Buono che non ha voluto
indossare la fascia tricolore sulla maglia perché non faceva pendant
con i calzoncini azzurri, ha dovuto subire nella partita con gli agronomi
per mancanza di fondi di riserva di… fiato.
Per la cronaca gli agronomi si sono rivelati quelli più a proprio
agio in un campo di erba verde ed in finale hanno piantato in asso
gli avversari, seminando in lungo e in largo i produttori, che ormai
ubriacati hanno cominciato a vederci doppio…
Ugo Baldassarre
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