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Vini e Notizie dal Centro-Sud![]() ![]() Galluccio : figli di una Doc minore di Fabio Cimmino La storia Si tratta di un area mediaticamente poco conosciuta, sicuramente tra le meno "comunicate" di tutta la Campania Felix. Quattro i produttori dame censiti in tutto. Si tratta di alcune piccole realtà di dimensioni non particolarmente rilevanti. Tutti accomunati dall'essere poco gettonati dalla critica di settore e (quasi)mai premiati. Nonostante la doc sia arrivata solo nel 1997 la coltivazione della vite nel comune di Galluccio e nelle zone limitrofe risale a diversi secoli fa e conobbe il suo massimo splendore nel 1600, quando la famiglia Velluti di Firenze acquistò il feudo ed uno dei suoi esponenti divenne Duca di Galluccio. Il Duca Velluti-Zati produceva, infatti, un acclamato Vin Santo che vendeva a Firenze come vino fiorentino, riscuotendo consensi di mercato. Più recentemente, nel 1969, Luigi Veronelli nella "Guida all'Italia piacevole", facendo un bellissimo riferimento all'Aleatico di Galluccio, scriveva: "queste sono terre di eccezionale vocazione vinosa, come dimostrano certi vini rossi da uvaggi caldi e profumati". La doc L'area ha sicuramente sofferto e continua, in un certo senso, a subire la concorrenza della vicina e ben più forte, dal punto di vista evocativo, denominazione d'origine Falerno del Massico. La montagna di Roccamonfina si erge, infatti, a pochissima distanza dal Monte Massico. In realtà l'antico ager falernum attraverserebbe entrambe se non fosse che è solo l'attuale denominazione Falerno del Massico a richiamarne quell'illustre passato (un nome magico grazie al quale ha potuto rigenerarsi ed al cui fascino suggestivo deve in parte il suo successo presente). Il fatto, poi, che l'etichetta più celebrata e conosciuta della zona il Terra di Lavoro di Fontana Galardi sia un IGT Roccamonfina non ha potuto aiutare in tal senso. Il territorio La zona di produzione del Galluccio comprende cinque comuni dominati dal vulcano spento di Roccamonfina che, con la sua attività eruttiva, ha reso i terreni, per struttura e composizione, particolarmente vocati alla coltivazione della vite. La ricchezza di micro elementi e di potassio dei depositi lavici, conferisce alle uve, e quindi ai vini, profumi allo stesso tempo intensi e delicati. L'apparato vulcanico di Roccamonfina somiglia notevolmente al Vesuvio condividendo molti caratteri in comune. I castagni rivestono tutta la parte superiore del monte e si spingono in molti punti anche a bassa quota dove lasciano psoto agli ulivi e alle viti. La zona è anche ricca di acque minerali, le cui sorgenti sgorgano ai piedi della montagna. Le uve La base ampelografica è costituita da vitigni autoctoni: l'aglianico è senza dubbio divenuto l'uva di rifermento, ad esso si affiancano il piedirosso ed una piccolissima (ormai quasi irrilevante) quota di aleatico. Le aziende e i vini I vini Telaro vengono prodotti dalla Cooperativa Salute e Lavoro, costituita, nel 1987, dagli stessi fratelli Telaro, tra cui Pasquale enologo e Luigi agronomo, insieme ad altri viticoltori della zona. Con la denominazione "Salute e Lavoro" si è voluto richiamare a quel rispetto per la salute di coloro che lavorano ai campi e al tempo stesso la salute dei consumatori, valori entrambi troppo spesso ignorati e disattesi. La svolta è stata, fin da subito, nella direzione di un'ambiente più sano ed equilibrato attraverso l'utilizzo di pratiche agronomiche dell'agricoltura biologica e naturale. Nei terreni di proprietà (85 ettari di cui 35 a vigneto) si può visitare un interessante campo sperimentale regionale dove vengono coltivati ben 80 vitigni provenienti da diverse parti di Italia. Telaro è una delle poche aziende, in zona, che continua a coltivare ed imbottigliare l'aleatico. Con queste uve ha da sempre prodotto il "Friello", un vino rosso dolce e frizzante (validissima alternativa locale al Brachetto) mentre, oggi, esse vengono dirottate in una apprezzabile versione sempre dolce ma ferma: il Passito delle Cinque Pietre. L'azienda ha un catalogo piuttosto vasto che prevede un numero rilevante di etichette. Dalla linea base, dall'impostazione semplice ma curata, che comprende Falanghina, Aglianico, Fiano e Greco, si passa alle etichette più pregiate che prevedono una apprezzata falanghina Vendemmia Tardiva ed una falanghina selezione, la Ripabianca; due blend di aglianico e piedirosso, il Calivierno affinato in acciaio ed il Montecaruso in barriques; un aglianico 100%, l'Ara Mundi, sempre elevato in piccole botti di rovere. Sono il Fiano ed il Greco a soffrire maggiormente sotto il profilo aromatico per l'altitudine non particolarmente elevata (siamo sui 250-300 metri sul livello del mare). La Falanghina, invece, sembra riuscire perfettamente, soprattutto nella versione tardiva che nonostante la maggiore concentrazione zuccherina e la surmaturazione delle uve non mostra quegli eccessi di ruffianeria né di calore alcolico cui spesso risente la tipologia. Il colore con i suoi riflessi verdolini ci rassicura, subito, infatti riguardo alla sua freschezza. I profumi sono quelli caratteristici di frutta (mela, pera ed albicocca) e di fiori (l'acacia e la classica ginestra). Sono, però, i rossi a rappresentare il fiore all'occhiello della produzione aziendale. Il Montecaruso, aglianico che non vede legno, è un vino schietto e sincero che tradisce, con i suoi tannini un pò ruvidi, una palpabile rusticità di impianto. L'olfatto è abbastanza ricco e comuqnue variegato con sentori di piccoli frutti di bosco impreziositi da sfumature minerali e speziate. Sensazioni che ritroviamo amplificate nel Calivierno, dove si percepiscono anche le suggestioni vanigliate mutuate dal legno nuovo. Altro passo, una struttura potente ed un portamento più austero, invece, per l'Ara Mundi, che viene sottoposto ad un più lungo invecchiamento in rovere per cercare di raggiungere il delicato equilibrio tra un tannino, irruento e scomposto, e gli altri elementi costitutivi: alcol, acidità e sali minerali. La Tenuta Adolfo Spada, proprietà della famiglia Spada dal 1973, si sviluppa su una superficie di circa 30 ettari, in una zona collinare, ad una altezza di circa 300 metri sul livello del mare, dove le caratteristiche climatiche sono particolarmente favorevoli giovandosi delle brezze marine provenienti dal vicino mare. Avvalendosi della consulenza dell'enologo Riccardo Cotarella, si è proceduto ad un reimpianto delle vigne passando dal classico tendone alla spalliera (cordone speronato) ad alta densità di ceppi (circa 6600 per ettaro) ed una resa molto bassa (circa 60 q.li/ettaro), per puntare ad un decisivo miglioramento, innanzitutto, della qualità della materia prima. Tutto il vino prodotto nella tenuta proviene esclusivamente da uve delle vigne i proprietà. Gladius, ottenuto da uve aglianico e piedirosso si presenta in una veste dal colore rosso rubino. Subisce una maturazione per 14 mesi in barriques di rovere che si fa piuttosto evidente al naso ed al palato. Stesso discorso per il Sabus, dal nome del mitico capostipite del popolo Sabino che insegnò alle sue genti la coltivazione della vite. Il gallicius rosso è, invece, un rosso di pronta beva in cui al blend di uve autoctone, Aglianico e Piedirosso, è stato aggiunto il Montepulciano. La scelta di utilizzare solo acciaio giova allo sviluppo organolettico del vino che già nel colore si mostra meno appariscente dei fratelli maggiori. Al naso c'è una maggiore freschezza fruttata ed al palato una migliore dinamica gustativa. Fattoria Prattico è una azienda di medie dimensioni con una produzione di circa 100.000 bottiglie e 70 ettari di proprietà di cui 20 a vigneto. E' gestita con passione da Claudio Prattico che fin dalla fine degli anni settanta ha svolto un encomiabile lavoro di recupero dei vitigni autoctoni: aglianico e falanghina. I vigneti posso contare da un lato sullo scudo protettivo esercitato dalle montagne e dall'altro degli influssi positivi delle correnti che si creano tra mare e monti rinfrescando l'aria durante le torride estati, quando l'umidità diventa pericolosamente in agguato per la formazione di muffe. La Falanghina Vigna del Prete è un IGT da falanghina in purezza dal colore paglierino con riflessi dorati. Il naso è di buona intensità aromatica ed il palato segue dimostrando buona coerenza d'insieme. L'Aglianico Vigna dei Cerri, anch'esso da monovitigno, ha un colore rubino intenso, profumi complessi ed un approccio deciso al palato. L'Azienda Agricola Esposito Antimo si estende su di una superficie di 300 ha (di cui 27 coltivati a vigneto, 15 ha a uliveto, 18 ha a castagneto, 7 ha a noceto, 30 ha seminativi, 4 laghi e il resto a boschi) ricadenti tra le colline dei comuni di Rocca d'Evandro e Galluccio, ai piedi delle quali scorre l'antico fiume Garigliano, fino al Porto di Mola. Pur preoccupandosi di ammodernare la cantina dotandola di tutte le tecnologie necessarie, anche per questa azienda il lavoro più importante ha riguardato la ristrutturazione del vigneto. La vinificazione avviene con leggera macerazione sulle bucce. La falanghina Porto di Mola si presenta di un colore giallo paglierino carico. Il naso risulta discretamente ampio con sentori di frutta matura mentre il palato si affida alla tipica freschezza varietale. L'aglianico mostra una veste color rubino e si esprime sun un registro di frutta rossa matura e spezie del rovere. In bocca entra svelando una struttura di medio corpo ed un finale giocato tra tannino ed acidità. Fabio Cimmino |