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Vini e Notizie dal Centro-Sud![]() ![]() Vinincontro 2006 di Fabio Cimmino Vincontro 2006 è una manifestazione che prevede una serie programmata di degustazioni con l'intento di approfondire la conoscenza delle varie tipologie di vino prodotte, all'interno delle diverse denominazioni di origine e non, su tutto il territorio italiano. Gli incontri sono organizzati mensilmente da Mondovino, l'enoteca- winebar di Gianni Borreca, in Via Caravaggio, a Napoli. La serata di febbraio ha visto per protagonisti un numero elevato di etichette del centro e sud Italia, particolarmente interessanti dal punto di vista qualità-prezzo, cosa che, proprio in virtù della loro accessibilità, mi ha ispirato questa sorta di recensione trasversale. Non seguirò un ordine ben preciso se non quello che ho seguito, io, durante la stessa serata. Il primo vino degustato è stato quello che ho, poi, alla fine reputato tra i bianchi più affidabili dell'intero banco d'assaggio. Si tratta di Leone d'Almerita 2004 dell'omonima casa sicula frutto di un assemblaggio tra uve locali, cataratto bianco, ed uve internazionali, chardonnay e sauvignon. Quet'ultimo vitigno francese, sicuramente, esalta con le sue doti di aromaticità e freschezza agrumata l'intero impianto gustativo sia al naso che al palato. Ne risulta un vino di buona intensità e persistenza nonchè dalla piacevole beva. Rimaniamo in Sicilia per altri due vini bianchi prodotti da Cusumano: Alcamo bianco ed Inzolia entrambi figli del millesimo 2004. Non nascondo che mi è sorto qualche dubbio in merito alla conservazione e più in generale alla tenuta delle bottiglie e del loro contenuto. Mi sono, infatti, sembrati, entrambi piuttosto fiacchi sia come sentori olfattivi che come freschezza gustativa. Un quadro piuttosto statico e, a tratti, addirirttura greve, che conoscendo la validità delle etichette di questa emergente cantina siciliana mi ha lasciato alquanto deluso. Molto buono, invece, il Lacryma Christi bianco 2004 da uve caprettone (variante della coda di volpe) di De Falco: un vino pienamente rispondente al varietale del vitigno impiegato e legato fortemente a quei terreni vulcanici da cui nasce. Note fruttate e sulfuree al naso arricchiscono un quadro gustativo molto interessante e che trova piena corrispondenza al palato dove l'acidità non esaltante del vitigno viene compensata dalla caratteristica sapidità minerale mutuata dai terreni. Anche la versione in rosso, sempre 2004, da uve piedirosso dimostra grande coerenza varietale e territoriale. Un vino semplice ma non banale, dal frutto rosso polposo e croccante, che ha la sua arma migliore nella grande duttilità di abbinamento con la cucina quotidiana e non solo quella campana. Il Falerno del Massico bianco 2004 di Villa Matilde si conferma, da par suo, un prodotto dall'ottimo rapporto qualità- prezzo. Frutta bianca al naso e l'acidità della falanghina al palato regalano un vino che pur senza particolari ambizioni offre un sorso di inaspettata eleganza e piacevolezza. Estrema semplicità espressiva, forse troppa, la ritroviamo nella coda di volpe 100% Mastro 2004, della Mastroberardino. Un vino corretto, dignitoso, il cui punto di forza rimane, senza, dubbio, il prezzo. Su di un registro solo leggermente più alto si esprime la Coda di Volpe dei Borboni, cantina che è certamente più conosciuta per l'asprinio d'Aversa in versione sia frizzante che fermo. Sia la coda di volpe di Mastroberardino che quella dei Borboni mi sono sembrate, alla fine, in ogni caso, più penalizzate dai limiti del vitigno che dall'abilità del vinificatore. La Fattoria Monserrato è, invece, una nuova realtà del beneventano. Il Fiano 2004 è un vino "strano" dagli accenti marcatamente boisè ed affumicati. Il vino affina parzialmente in barriques ed al naso si avvertono quasi note di frutta secca mentre al palato ritornano voluminosità e grassezza alcolica. Nel finale, pur mostrando una notevole persistenza, lascia più di qualche perplessità gustativa dovuta all'evidente vanigliatura del rovere. Stesso discorso per l'Aglianico dove la materia prima pur interessante mostra i segni spigolosi della lunga macerazione sulle bucce e soffre alcune note di riduzione difficili da decifrare anche dopo una lunga ossigenazione. Dai bianchi passiamo ai rosati con l'unico esponente della categoria: il rosato d'Aglianico 2004 di Feudi di San Gregorio. Un vino particolarmente caldo che non riesce a mascherare proprio benissmo l'esuberante gradazione alcolica sul cui altare sacrifica parte del proprio profilo aromatico. Al palato la struttura assomiglia più a quella di un rosso che di un rosato ed è possibile ritrovare la ruffiana e dolce morbidezza, ormai divenuto marchio di fabbrica, dei vini prodotti dalla celebrata cantina di Sorbo Serpico. Dopo questa full immersion di etichette campane ci spostiamo nella vicina Puglia dove ho avuto modo di apprezzare nuovamente il Posta Arignano 2004 di D'Alfonso dal Sordo. Un vino a base sangiovese e montepulciano che fa della succosità del frutto e della piacevolezza di beva le sue credenziali di riferimento. Essendo il prezzo, poi, abbordabile da tutti i portafogli, si candida insieme al Lacryma rosso di De Falco, a pieno titolo, per la tavola di tutti i giorni. Una piccola puntatina anche in Toscana con Il Barco Reale 2004 di Capezzana. Un vino dalle note vegetali che ricordano l'assemblaggio di sangiovese e cabernet (più un 10% di Canaiolo nda) previsto da quella che è la denominazione di "base" in provincia di Prato, spesso offuscata dal più blasonato Carmignano. Un vino che mi sarei aspettato forse un attimino meno "importante" e strutturato, più vocato alla spensieratezza ed alla freschezza. Ultima tappa in Sardegna. La cantina di Santa Maria La Palma è una realtà interessante molto concentrata nell'offrire prodotti che siano allo stesso tempo rispettosi dell'origine territoriale e dai prezzi interessanti. Ahimè, però, ben due bottiglie di Alghero bianco ed una di Alghero rosso presentavano problematiche legate alla opinabile qualità dei tappi. Difficile dunque una qualunque forma di valutazione o di giudizio. Fabio Cimmino |