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           I redattori della rubrica
Eliona racconta : il fogolar

La signora Eliona ci racconta qualche cosa sul "fogolar"
Il riscaldamento nelle case era ottenuto principalmente in due modi: caminetti e stufe di maiolica.
Queste ultime erano destinate in particolare a camere e sale, ed erano maestose costruzioni interamente rivestite di piastrelle di maiolica, decorate con disegni riproducenti scene di vita o immagini della natura.
Le stufe, oltre alla bocca di carico della legna, avevano anche un vano in ci riporre recipienti d'acqua che, evaporando per il calore, manteneva l'umidità ambientale in condizioni ottimali.
Erano poste in angolo, con la possibilità di sedersi intorno ad esse, specie nelle sale, diventando così, oltre a fonte di calore, anche centro di vita familiare e conviviale. Tuttavia, il vero centro della vita di una famiglia era il "fogolar" della grande cucina. Qualcosa di più di un caminetto, praticamente una piccola stanza all'interno del locale con in centro lo spazio per il fuoco ed intorno lo spazio per sedersi attorno al fuoco. Già sulla centralità del fuoco ci sarebbe da disquisire: centralità non solo geometrica, ma anche simbolica.
Il fuoco generatore di energia deve distribuirla a chi sta intorno, e i presenti, attorno al caldo baricentro della casa possono sentirsi un'unità, un insieme di persone tese a raggiungere il bene comune.
Il camino assolveva compiti ben precisi, oltre quello di aggregazione dei nuclei familiari: l'ovvio fine di fornire calore alla cucina e spesso alle camere vicine era svolto in maniera egregia, viste anche le dimensioni; serviva anche come essiccatoio, visto che le pareti erano fornite di attacchi e ganci per appendere le derrate bisognose di trattamento, e, nella parte alta, la camera dei fumi, assolveva anche il compito di affumicatoio per trattare la carne e ottenere gustosi speck.
Una grossa catena centrale reggeva i paioli in cui, di volta in volta venivano preparate le minestre e le pietanze destinate all'uso giornaliero, o, nei momenti di riposo dalla preparazione dei cibi, paioli di acqua calda per la preparazione di tisane ed infusi.
La grande griglia ospitava, oltre i ceppi, anche cibi destinati al trattamento alla brace, tipicamente le salsicce, mentre la parte sottostante, destinata alla raccolta della cenere, serviva anche per la cottura di delizie come, ad esempio, le patate al cartoccio.
Le panche intorno al fuoco accoglievano le persone della famiglia, e gli amici, ognuno intento in compiti ben precisi: le donne principalmente dedite alle riparazione degli indumenti e alla creazione di capolavori di cucito fatti di pizzi e merletti; gli uomini per lo più intagliavano legno per creare sia piccole opere d'arte, sia più prosaicamente, manici per i vari utensili d'uso sia in cucina che in campagna.
Tra gli amici spiccava in particolare una figura essenziale ai tempi in cui la comunicazione di massa non esisteva.
Nelle case di Tarres e Laces girava una figura nota come "Bortol Cadregheta" la cui professione ufficiale era l'impagliatore di sedie, ma quella reale era di raccontare i fatti e misfatti dei paesi vicini, portare notizie di parenti residenti in altri luoghi, tenere informati tutti della vita al di fuori della casa.
Il quadro delineato, vuol far notare come alla semplicità e alla naturalità dei cibi, corrispondesse anche una semplicità di vita, fatta di ricerca del buono e dell'essenziale in tutto, dando ad ogni cosa la giusta dimensione ed il giusto valore, e cercando di sfruttare le risorse senza inutili sprechi.
Armonia, equilibrio quindi, e vita in pace con la grande madre terra che sostiene chi la ama.