Eliona, 95 anni e molte cose da raccontare...
Anno 1930.
La graziosa signora che vedete nella fotografia è ritratta nelle
campagne di un paese in provincia di Bolzano, dove insegnava a leggere
e scrivere anche agli adulti.
La signora Eliona ora ha 95 anni ben portati, e ci racconta molte
cose del bel tempo passato. Oggi parliamo di campagna.
La prima cosa che un buon coltivatore curava era la generale armonia
con la sua terra, l'amore per ciò che coltivava: la terra era la
sua fonte di alimento e quindi di vita: non doveva tradirla.
L'amore cominciava con l'aratura, mai a fondo, mai sconvolgente…
era quasi accarezzare la terra per chiedere di produrre frutto.
Poi la semina, ogni semente col suo tipo di gesto, ampio quello
del grano, più contenuto quello di altre sementi.
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Ogni semente posta nell'abbraccio della terra al tempo giusto e con la
luna giusta.
La concimazione fatta con il letame proveniente dal "maso" ( di questo
parleremo un'altra volta) prodotto da bestiame alimentato con l'erba della
malga, dissetato nelle fresche acque dei ruscelli alpini.
Poi, per il grano, c'era l'attesa della neve "sotto la neve, pane" dicevano
i contadini, guardando fuori dalle finestre fatte di piccoli vetri quadrati,
appannati dal calore del ceppo, i fiocchi scendere lentamente e appoggiarsi
dolcemente sulla scura terra a formare una coperta generatrice di vita.
Poi la primavera, con i primi fiori a sbucare dalla neve, il riaccendersi
delle voci dell'acqua dei ruscelli, l'esplodere dei colori verdi dell'erba
cangiante a seconda della direzione del vento. I fiori dei meli, degli
altri alberi, a riempire di fragranze l'aria e di colori la luce. I prati
cangianti anche nei fiori, al mattino i gialli, al pomeriggio i blu e
i viola… Il verdeggiare del frumento, ormai germogliato, peluria verde
sui campi.
Con la primavera i lavori di preparazione, di potatura, di pulizia dei
campi e dei boschi.
Tanta poesia, ma anche tanto duro lavoro, ripagato dalla generosità di
quelle terre con copiose messi ed abbondanti raccolti.
Allora non si parlava di agricoltura biologica e biodinamica, la si praticava!
Il frutto della terra era quello che la terra poteva dare col lavoro dell'uomo,
senza forzature, senza "gonfiaggi"… si poteva andare nell'orto a cogliere
un pomodoro maturo, strofinarlo nel grembiale, giusto per togliere un
po' di polvere, e mangiarlo, anzi, gustarlo lì, senza preoccuparsi di
cosa poteva esserci sulla buccia, o peggio di cosa poteva aver assorbito
dal terreno.
Certo, non era un pomodoro gigante, era un normale onesto pomodoro… buono!
Le foglie degli alberi da frutto potevano essere usate per decotti o infusi,
senza la preoccupazione dei vari insetticidi od altro, e i frutti si potevano
mangiare con la loro buccia, gustando appieno tutti gli aromi.
Vedo con piacere che oggi si stanno riscoprendo i valori di un tempo,
si ritorna alla natura nei suoi corsi e nei suoi eventi.
Biologico, biodinamico… che non restino solo parole, ma diventino stile
di vita, sia di chi produce, sia di chi degli alimenti così prodotti si
nutre.
Il ritorno all'armonia con la terra produrrà sicuramente anche un ritorno
all'armonia fra gli uomini. Me lo auguro e ve lo auguro.
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