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          L'alter ego del cibo - Archivio articoli


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L'orientale

Il basilico deriva dal greco basilicòn che vuol dire regale e sembra che la più mediterranea delle erbe usate in cucina, sia originaria dell'India. La sua introduzione in Europa la dobbiamo prima ai Greci e successivamente ai Romani.
Usato dai preti copti come aspensorio durante la benedizione delle case, in Egitto fu utilizzata come uno dei componenti del balsamo usato per la mummificazione e ancora oggi viene offerto nei matrimoni popolari agli invitati in segno di buon augurio.
Presso i Romani, oltre ad essere simbolo degli innamorati, figurava tra gli odori utilizzati in cucina: Apicio lo inserisce in una ricetta con i piselli.


Si sa che nel 1060 d.C. in Cina era nominato in un libro di piante medicinali. Ma anche i crociati dovevano conoscerne le qualità terapeutiche se di ritorno dalla terra santa ne riempivano le navi per scacciare gli insetti, le infezioni e i cattivi odori della putrefazione!
Sia Greci che Romani erano convintissimi che per far crescere una sana piantina di basilico fosse necessario seminarla accompagnando l'operazione con insulti e maledizioni, mentre nel Medioevo per poterlo raccogliere si doveva prima purificare la mano destra lavandola a tre fonti diverse per tre volte, e poi adoperare un ramo di quercia. Il tutto indossando rigorosamente candidi abiti di lino.

Con il passare del tempo i pareri sull'efficacia terapeutica del basilico si sono fatti sempre più discordanti, per lungo tempo si era creduto che fosse altamente curativo nei casi di pazzia e demenza... altri, come Avicenna da Dioscoride, sostenevano invece che il suo uso provocasse sangue torbido e malinconico. Ma le superstizioni non furono un'esclusiva dell'antichità: nel 1800 alcuni inglesi residenti in India avevano preso l'abitudine di girare con una collana realizzata con legno di basilico: infatti credevano che neutralizzasse gli impulsi elettrici e quindi che tenesse lontani i fulmini, come sosteneva la religione hindù. Nello stesso periodo, ma solo durante le eclissi, il basilico veniva anche mangiato e messo nelle riserve d'acqua per prevenire le contaminazioni.

Il pesto della Val di Magra all'inizio degli anni '90 conquistò il mercato del Canada, della Germania e della Giordania. Per poi essere esportato addirittura a Honolulu nelle Hawaii.
Fra le apparizioni più eclatanti registrate nei primi anni ottanta, quella al The Italian Fancy Food Show di New York (rassegna dei cibi prelibati italiani) è una delle più significative. All'epoca la prelibata salsa di basilico, vanto della cucina genovese, presenziò letteralmente "travestita" sotto una pimpante etichetta che la battezzava "Pesto Sanremo". Durante la manifestazione raccolse molti consensi sia da parte dei visitatori sia da parte dei produttori. Un particolare curioso: il pesto in questione non era diretto verso il mercato dei consumatori italo americani, che avevano vaghe discendenze associate a qualche languida malinconia ligure, bensì al puro palato anglosassone che trovava in quell'intingolo persino uno stimolo sessuale!

e ricordatevi.........

è meglio aggiungere il basilico alle pietanze all'ultimo momento, prima di servirle poiché il basilico tende ad ossidare ed a perdere il suo prezioso sapore. E' questo il motivo per cui non si dovrebbe mai tagliuzzare il basilico con il coltello…molto meglio sminuzzarlo con le dita.


Linda dell'Amico