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          L'alter ego del cibo - Archivio articoli


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Euodia
di Linda dell'Amico

Menta è il nome di una ninfa mitologica: Ovidio nelle sua leggenda racconta che Minta, figlia del fiume infernale Cocito e amata da Plutone, fu trasformata in vegetale dalla gelosissima Proserpina. L'Antico Testamento ci tramanda che questa veniva usata per profumare le mense ed elevare lo spirito; il 'papiro di Ebers' il più antico documento in materia di erbe medicinali, la annovera tra le erbe più preziose, era sacra ad Iside ed al dio della medicina Thot. Nei secoli la menta continuò ad essere oggetto di grande consumo tanto è vero che Carlo Magno emise feroci editti per contenerne lo spreco e proteggerne la specie.

L'olio essenziale ha proprieta' eccito-stupefacenti ad alte dosi, mentre alle giuste dosi terapeutiche combatte la nausea ed ha una lieve azione analgesica. E' antispastica della muscolatura liscia muscolare dell'apparato digerente e respiratorio, ha una attività decongestionante e balsamica, fluidifica le secrezioni dell'apparato respiratorio.
La medicina ayuverdica e cinese usano la pianta come tonico e digestivo e come trattamento per il raffreddore, nella tosse e nella febbre.
Hildegard de Bingen, la raccomandava per la digestione e la gotta. Sulla muscolatura liscia del canale digerente, è analgesica, antisettica, usata nei disturbi gastrointestinali e delle vie biliari.

In cosmesi il mentolo e' rinfrescante, purifica la pelle, entra nelle composizioni degli shampoo, detergenti intimi e pediluvi.
La menta è adatta per le pietanza gradevole ma dal gusto molto marcato, si impiega nella preparazione di liquori, bevande, dolci; il the' di menta, è dissetante e digestivo la mentuccia ha un sapore piu' lieve ed è indicata per verdure lesse, patate, zucchine frittate, salse.

In epoca Greco Romana, per Ippocrate era ritenuto un anticoncezionale, fu decantata e coltivata da Carlo Magno che la diffuse in tutta Europa. Nell'antica Grecia, mito e culto della bellezza trovarono nel profumo una perfetta sintesi: gli "euodia", ovvero gli odori buoni - strumento di ricerca del divino - raggiunsero il loro apogeo nella raffinatissima Atene di Pericle. Ad esempio, il "susinon" a base di giglio o il "kipros" a base di menta e bergamotto. E nonostante il veto di alcuni personaggi illustri, come Socrate, l'importanza attribuita al profumo è confermata dal famoso "Trattato degli odori " di Teofrasto, testo base della profumeria antica. Dopo l'iniziale diffidenza dei Romani nei confronti delle "mollezze" orientali, con l'età imperiale il profumo trionfò in tutte le sue forme anche a Roma. Come racconta Petronio nel Satyricon , i banchetti divennero vere e proprie " orge olfattive" : durante i convivii nella Domus Aurea di Nerone, per esempio, da un soffitto d'avorio traforato cadevano sugli ospiti petali di rosa impregnati di essenze preziose.


Linda dell'Amico