


L'alter ego del cibo - Archivio articoli
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Profumo personale inebria corpi di perle eteree, sognamo deserti di sabbia e il
calore li confonde nella nudita' spettrale di abisso felice.
Anonimo
COLMARE IL VUOTO
Dalla tavola ci si attende soprattutto una gratificazione che però è solo
momentanea, poi genera sensi di colpa.
Se si mangia per nervosismo, esso stesso aumenta, ci spinge a mangiare ancora
e così via…
La lotta al "grasso" purtroppo è il cavallo di battaglia dell'ultimo Piano Sanitario
Nazionale, presentato da pochi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Alla base della cosiddetta "fame nervosa" vi può essere un disturbo di
depersonalizzazione: la persona prova una sensazione ricorrente e persistente
di estraneità da sé stesso come se il senso della propria realtà venisse
temporaneamente perduto.
Si prova una sensazione di estraneità dal proprio corpo, dal mondo circostante;
si sente come automatizzato o come se vivesse un sogno.
Sovente sono presenti anestesia sensoriale e sensazione di non avere il controllo
dei propri discorsi e delle proprie azioni.
Manifestazione associate comprendono la realizzazione in cui risulta alterata la
percezione del mondo circostante, è come se il cibo assunto (inteso come mezzo)
riempisse una parte "vuota" di personalità che in quel momento deve essere colmata.
A proposito alcuni studiosi ritengono che la fame nervosa si sviluppi nella prima
infanzia: è essenziale che la mamma capisca quando il bambino avverte un reale
bisogno di mangiare e quindi soddisfi la fame porgendoli il seno o il biberon, evitando
di offrirgli cibo quando il pianto infantile non è effettivamente una conseguenza della
fame. Se questa giusta interpretazione della mamma non si verifica, è probabile
che il figlio crescerà senza essere capace di elaborare una giusta identificazione
della fame e non saprà distinguere tra questa ed altre sensazioni.
Dott.ssa Linda Dell'Amico