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          L'alter ego del cibo - Archivio articoli


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          Gennaio 2002 - L'universo totemico

          In "Totem e tabù" di Sigmund Freud si parlò con disivoltura di cannibalismo 
          per abbellire la sua teoria sull'incesto primordiale.
          Nella versione freudiana del mito di Edipo i figli ribelli, una volta affrancatisi 
          grazie all'assassinio del loro tirannico genitore, essendo dei "selvaggi 
          cannibali", celebrarono l'evento mangiandolo.
          La successiva uccisione rituale periodica dell'animale totemico e la 
          consumazione della vittima che sostituiva il padre assassinato, 
          commemorarono e replicarono l'atto originale del cannibalismo parricida.

          Secondo Freud questi ipotetici eventi segnarono la svolta cruciale nello 
          sviluppo evolutivo dell'uomo.
          Uno studio recente di Manfred Kremser sulle credenze mistiche Zande ci 
          svela che il termine Kawa, tradotto in inglese come "carne umana", si 
          riferisce in primo luogo alla stregoneria.
          Così la strega può attaccare la sua vittima estraendone la forza vitale 
          (kawa), mettendola in una pentola con il suo contenuto in un albero.
          Se questo kawa viene colto e mangiato, la vittima stregata non potrà 
          guarire, se però il kawa rimane crudo e non viene consumato, la strega 
          può essere persuasa a slegare quest'essenza vitale dal sonno e a renderla 
          alla vittima stregata per la quale ci si può attendere la guarigione.

          Secondo Sahlins (1983) il cannibalismo è sempre simbolico perfino quando è reale. 
          Il cannibalismo rituale è comunque una forma di comunione sacrificale e in 
          vero esso è forse il prototipo della comunione sacrificale.
          Questo ha una risonanza potentissima nell'Eucarestìa cristiana, dove secondo 
          la dottrina ufficiale i comunicanti consumano il pane e il vino che attraverso 
          il miracolo della transustanziazione diventa corpo e sangue di Cristo.

          Gli abitanti delle isole Trobriand praticavano una forma più diretta e spaventosa 
          di cannibalismo commemorativo rispetto all'Eucarestia: il corpo di un uomo 
          deceduto veniva esumato e smembrato dai suoi figli e da altri parenti.
          Sebbene essi lo trovassero estremamente ripugnante ci si aspettava che essi 
          esprimessero la loro pietà filiale succhiando la carne putrescente del cadavere 
          che stavano smembrando.

          In una prospettiva antropologica le idee di consumo, ingestione, ingoiamento, 
          e padronanza costituiscono chiaramente simboli di potere.
          Radicati nelle esperienze umane universali dell'allattamento, dell'attività sessuale 
          e della nutrizione, motivi che forniscono la tematica più diffusa e la matrice 
          emotiva più profonda per tutto quanto attiene al fenomeno generale del 
          cannibalismo.


          Dott.ssa Linda Dell'Amico